L'allarme. «Noi sindaci sotto tiro»
Vetture della Polizia nel corso di una indagine.
Dalla Campania al Veneto: aggressioni, incendi, insulti via social e vandalismi
Le regioni dove sono stati segnalati episodi sono ben 16. Il territorio più insidioso è la Campania (34 casi), prima regione d’Italia, seguita da Puglia, Sicilia, Veneto (maglia nera del Centro-nord con 19 casi), Calabria, Toscana e Lazio. Fra le province, le più bersagliate risultano Caserta, Lecce, Padova e Napoli, seguite da Cosenza, Foggia e Palermo. A scorrere il "campionario" criminale delle singole vicende, viene l'angoscia: si va dagli incendi di case, auto e municipi (registrati a Buggiano, presso Potenza, ma anche Seclì, nel Leccese, nella siciliana Gela e a Bosa, vicino Oristano; alle scritte offensive sui muri, alle minacce via lettera o alle diffamazioni sulle reti social (ad esempio nella ligure Albenga, a Bari o a Colle Val d'Elsa); fino ai vandalismi contro i comitati elettorali o alle aggressioni fisiche, denunciate a Campobello di Licata (Agrigento), ma anche ad Artena, presso Roma, e a Rivoli, vicino Torino."Bandierine rosse" di un clima incivile e violentoSecondo Avviso Pubblico, per le istituzioni tenere conto del boom delle intimidazioni è importante, in quanto esse assumono il ruolo di red flags, di indicatori dell'esistenza di criticità: «In alcuni contesti si intimidisce per inviare messaggi e condizionare non solo le scelte dei candidati e delle candidate, quanto quelle dei cittadini che devono recarsi alle urne», argomenta Montà. In altri contesti, invece, «possono essere indice di situazioni socio-economiche complesse, che si manifestano con toni e comportamenti rabbiosi ed esasperati durante le campagne elettorali, in cui la competizione degenera in un clima incivile e pericoloso, come se fosse una battaglia tra nemici». Un clima alimentato anche «dall’hate speech diffuso tramite i social media, dalla sfiducia e dalla disillusione nei confronti della politica, come testimonia anche il crescente astensionismo, che aumenta il peso specifico e la capacità di condizionamento di quei voti che le organizzazioni criminali sono in grado di orientare sui territori in cui sono presenti». A inizio aprile, ad esempio, a Bassiano (Latina) il 41enne sindaco Giovanbattista Onori si presenta alla stazione dei carabinieri per riassumere quanto gli è accaduto: «Durante l’ultimo Consiglio comunale sono stato aggredito verbalmente e minacciato in maniera violenta - racconta -. Il fatto che una persona, in una pubblica assise, di fronte a 40 persone, non abbia nessuna remora ad aggredire verbalmente e a minacciare il sindaco, peraltro alla presenza delle Forze dell’Ordine, costituisce la dimostrazione lampante che la misura è abbondantemente superata». Un atto «talmente violento e preoccupante», riflette amaramente Onori, «che diventa difficile anche continuare ad amministrare con la necessaria serenità».Gli anticorpi contro le radici della malapianta mafiosa
Ci sono poi situazioni in cui, anche se non c'è una vera e propria firma, non si fatica a ipotizzare quali mani ci siano dietro certi tipi di minacce. A maggio, a Vigonza (Padova), un incendio riduce in cenere due auto parcheggiate accanto alla casa del capo ufficio tecnico del Comune, Enzo Ferrara. Le due vetture sono di proprietà sua e della moglie e non è la prima volta che il dirigente viene preso di mira. Il sindaco Gianmaria Boscaro, uscendo dalla Procura dove aveva presentato un esposto, usa parole chiare: «Questo episodio ci preoccupa moltissimo anche perché non si tratta di un fatto isolato: tempo fa, il capo settore aveva ricevuto altre intimazioni e minacce che erano state oggetto di esposti in Procura. Sono estremamente preoccupato per come si è evoluta la situazione e ho rinnovato la mia segnalazione sia al Prefetto che alla Procura. Lo Stato deve battere un colpo a difesa della legalità. A Vigonza non tolleriamo questi atti criminali». Una "resistenza civile" cruciale, perché incrementa la percentuale di anticorpi sociali in grado di contrastare il radicamento della malapianta mafiosa, come indica l'esempio del sindaco di Cesenatico Matteo Gozzoli, che nei mesi scorsi ha testimoniato davanti al tribunale di Ravenna, dove si sta svolgendo il processo "Radici" contro le infiltrazioni mafiose in Emilia Romagna. Il suo Comune si è costituito parte civile: «C’erano segnali preoccupanti nelle cessioni di attività commerciali a persone pressoché sconosciute sul territorio - racconta - e si sono verificati gravi casi di minacce a dipendenti comunali, che non potevamo tollerare e tanto meno ignorare». L'appello: sia emanato presto il decreto per i danni a chi è sotto tiroAccanto agli amministratori-coraggio, si schiera da anni Avviso Pubblico: «Non dobbiamo mai lasciare soli coloro che vengono minacciati e intimiditi - conclude il presidente Montà - perché si impegnano concretamente a fare rispettare le regole stabilite dal nostro ordinamento». Anche per questo, l'associazione chiede con vigore che «quanto prima i ministeri dell’Interno, dell’Istruzione e dell’Economia emanino il decreto che stanzia i fondi destinati a ristorare i danni subiti dagli amministratori locali finiti sotto tiro, nonché a promuovere la cultura della legalità costituzionale e della cittadinanza attiva, in particolare tra i giovani».