Attualità

L'allarme. «Noi sindaci sotto tiro»

Vincenzo R. Spagnolo giovedì 18 luglio 2024

Vetture della Polizia nel corso di una indagine.

«Non credo che l’intimidazione sia legata alla mia professione medica, bensì a quella di sindaco. Siamo una piccola comunità. Per episodi del genere, in famiglia crolla la fiducia per le persone che si hanno attorno...». Domenico Gallus, primo cittadino di Paulilatino, paesino sardo in provincia di Oristano, racconta con semplicità, ma non senza qualche preoccupazione, del grave atto intimidatorio di cui è stato fatto bersaglio lo scorso 20 febbraio, quando qualcuno ha sparato contro il suo ambulatorio, colpendo con un paio di proiettili la finestra dello studio. Non è il solo amministratore locale, Domenico, ad aver vissuto negli ultimi mesi vicende del genere. Sempre in Sardegna, nel Sassarese, ad aprile è stata incendiata l'auto del sindaco di Nule, Giuseppe Mellino: «Non ho mai avuto problemi di alcuna natura con nessuno, né io né la mia famiglia. Non capisco questo gesto - ragiona lui stesso -. Per fortuna nessuno si è fatto male. Mi dispiace soprattutto per il paese, questo gesto va a minare il clima sereno che si respira nella nostra comunità». Negli stessi giorni, in Piemonte, è toccato alla sindaca di Ciriè, a due passi da Torino, ricevere una lettera zeppa di insulti e minacce: «Non sono la prima a doversi confrontare con simili atti di viltà - ha scritto Loredana Devietti sui social -. Noi continuiamo per la nostra strada senza farci intimidire, rimanendo sempre aperti al dialogo e al confronto». Mentre più a sud, una ventina di giorni fa, il 28 giugno, un'altra agghiacciante missiva è stata recapitata all’assessore regionale pugliese allo Sviluppo economico, Alessandro Delli Noci, che si è subito recato in questura a Lecce: «Il plico anonimo contiene un proiettile e una lettera intimidatoria che fa riferimento esplicito anche al sottoscritto - ha fatto sapere -. Ho provveduto a depositare la mia denuncia sia per quanto accaduto in questa occasione, sia per i precedenti messaggi intimidatori, e proseguirò a denunciare ogni messaggio e commento diffamatorio o intimidatorio sui social». Un inquietante crescendo di episodi, come segnala il nuovo dossier di Avviso Pubblico, dall'associazione di enti locali per la legalità che da tre lustri monitora il fenomeno. I dati, mostra il rapporto, sono allarmanti, perché indicano come siano tornati a crescere gli atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali e del personale della Pubblica Amministrazione: nel primo semestre del 2024, infatti, sono ben 193 i casi censiti, in media più di uno al giorno, con un aumento del 20,6% rispetto allo stesso periodo del 2023 (quando furono 160).

Boom di minacce nell'ultima tornata elettorale amministrativa

A Terricciola, vicino Pisa, un candidato sindaco, poi eletto primo cittadino, è stato investito da un’auto guidata dal sostenitore di una lista avversaria. Mentre a Casal di Principe (Caserta), già oppresso dalla presenza del clan dei Casalesi, nel giorno dell’apertura dei seggi sono stati esplosi colpi di arma da fuoco. «Si tratta di episodi sparsi lungo tutta la Penisola, che in alcuni casi hanno una chiara matrice criminale, ma in altri contesti sono il frutto avvelenato di campagne elettorali cariche di tensioni, esacerbate nei toni, in cui la violenza verbale – e talvolta fisica – viene sdoganata come mezzo per esprimere critica e dissenso estremo», ragiona Roberto Montà, Presidente di Avviso Pubblico. Preoccupa soprattutto quanto registrato nell’ultima campagna elettorale, che ha visto oltre 3.700 Enti locali chiamati a rinnovare i consigli comunali. I dati indicano come il 17% dei casi censiti di intimidazioni siano stati rivolti a candidate e candidati per le amministrative di giugno: «Ciò conferma quanto Avviso Pubblico denuncia da tempo: i mesi che precedono le elezioni sono tra quelli più delicati - osserva ancora Montà - e necessitano di un monitoraggio particolarmente scrupoloso da parte delle Istituzioni e degli organi preposti a garantire la sicurezza sui territori».​

Dalla Campania al Veneto: aggressioni, incendi, insulti via social e vandalismi

Le regioni dove sono stati segnalati episodi sono ben 16. Il territorio più insidioso è la Campania (34 casi), prima regione d’Italia, seguita da Puglia, Sicilia, Veneto (maglia nera del Centro-nord con 19 casi), Calabria, Toscana e Lazio. Fra le province, le più bersagliate risultano Caserta, Lecce, Padova e Napoli, seguite da Cosenza, Foggia e Palermo. A scorrere il "campionario" criminale delle singole vicende, viene l'angoscia: si va dagli incendi di case, auto e municipi (registrati a Buggiano, presso Potenza, ma anche Seclì, nel Leccese, nella siciliana Gela e a Bosa, vicino Oristano; alle scritte offensive sui muri, alle minacce via lettera o alle diffamazioni sulle reti social (ad esempio nella ligure Albenga, a Bari o a Colle Val d'Elsa); fino ai vandalismi contro i comitati elettorali o alle aggressioni fisiche, denunciate a Campobello di Licata (Agrigento), ma anche ad Artena, presso Roma, e a Rivoli, vicino Torino.

"Bandierine rosse" di un clima incivile e violento

Secondo Avviso Pubblico, per le istituzioni tenere conto del boom delle intimidazioni è importante, in quanto esse assumono il ruolo di red flags, di indicatori dell'esistenza di criticità: «In alcuni contesti si intimidisce per inviare messaggi e condizionare non solo le scelte dei candidati e delle candidate, quanto quelle dei cittadini che devono recarsi alle urne», argomenta Montà. In altri contesti, invece, «possono essere indice di situazioni socio-economiche complesse, che si manifestano con toni e comportamenti rabbiosi ed esasperati durante le campagne elettorali, in cui la competizione degenera in un clima incivile e pericoloso, come se fosse una battaglia tra nemici». Un clima alimentato anche «dall’hate speech diffuso tramite i social media, dalla sfiducia e dalla disillusione nei confronti della politica, come testimonia anche il crescente astensionismo, che aumenta il peso specifico e la capacità di condizionamento di quei voti che le organizzazioni criminali sono in grado di orientare sui territori in cui sono presenti». A inizio aprile, ad esempio, a Bassiano (Latina) il 41enne sindaco Giovanbattista Onori si presenta alla stazione dei carabinieri per riassumere quanto gli è accaduto: «Durante l’ultimo Consiglio comunale sono stato aggredito verbalmente e minacciato in maniera violenta - racconta -. Il fatto che una persona, in una pubblica assise, di fronte a 40 persone, non abbia nessuna remora ad aggredire verbalmente e a minacciare il sindaco, peraltro alla presenza delle Forze dell’Ordine, costituisce la dimostrazione lampante che la misura è abbondantemente superata». Un atto «talmente violento e preoccupante», riflette amaramente Onori, «che diventa difficile anche continuare ad amministrare con la necessaria serenità».

Gli anticorpi contro le radici della malapianta mafiosa

Ci sono poi situazioni in cui, anche se non c'è una vera e propria firma, non si fatica a ipotizzare quali mani ci siano dietro certi tipi di minacce. A maggio, a Vigonza (Padova), un incendio riduce in cenere due auto parcheggiate accanto alla casa del capo ufficio tecnico del Comune, Enzo Ferrara. Le due vetture sono di proprietà sua e della moglie e non è la prima volta che il dirigente viene preso di mira. Il sindaco Gianmaria Boscaro, uscendo dalla Procura dove aveva presentato un esposto, usa parole chiare: «Questo episodio ci preoccupa moltissimo anche perché non si tratta di un fatto isolato: tempo fa, il capo settore aveva ricevuto altre intimazioni e minacce che erano state oggetto di esposti in Procura. Sono estremamente preoccupato per come si è evoluta la situazione e ho rinnovato la mia segnalazione sia al Prefetto che alla Procura. Lo Stato deve battere un colpo a difesa della legalità. A Vigonza non tolleriamo questi atti criminali». Una "resistenza civile" cruciale, perché incrementa la percentuale di anticorpi sociali in grado di contrastare il radicamento della malapianta mafiosa, come indica l'esempio del sindaco di Cesenatico Matteo Gozzoli, che nei mesi scorsi ha testimoniato davanti al tribunale di Ravenna, dove si sta svolgendo il processo "Radici" contro le infiltrazioni mafiose in Emilia Romagna. Il suo Comune si è costituito parte civile: «C’erano segnali preoccupanti nelle cessioni di attività commerciali a persone pressoché sconosciute sul territorio - racconta - e si sono verificati gravi casi di minacce a dipendenti comunali, che non potevamo tollerare e tanto meno ignorare».

L'appello: sia emanato presto il decreto per i danni a chi è sotto tiro

Accanto agli amministratori-coraggio, si schiera da anni Avviso Pubblico: «Non dobbiamo mai lasciare soli coloro che vengono minacciati e intimiditi - conclude il presidente Montà - perché si impegnano concretamente a fare rispettare le regole stabilite dal nostro ordinamento». Anche per questo, l'associazione chiede con vigore che «quanto prima i ministeri dell’Interno, dell’Istruzione e dell’Economia emanino il decreto che stanzia i fondi destinati a ristorare i danni subiti dagli amministratori locali finiti sotto tiro, nonché a promuovere la cultura della legalità costituzionale e della cittadinanza attiva, in particolare tra i giovani».