Attualità

IL CASO. Minacce di morte a Schifani

giovedì 26 novembre 2009
Una lettera anonima, con minacce di morte. È arrivata due giorni fa a Palazzo Madama, destinatari Renato Schifani e la sua famiglia, dopo che il presidente del Senato è stato chiamato in causa dal pentito di mafia Gaspare Spatuzza che gli attribuisce un incontro con il boss Filippo Graviano all'inizio degli an­ni '90. Le misure di sicurezza per Schifani sono state immediatamente rafforzate, soprattutto in Sicilia per ordine del prefetto di Palermo Giancarlo Trevisone.La lettera è datata "Reggio Emilia, 21 novembre 2009" e il timbro postale è "Bologna cmp". È piena di dettagli sulle abitudini e sui movimenti del presidente del Senato, che sarebbe, secondo chi scrive, «nell'occhio dei picciotti». Si afferma che durante «un incontro a Reggio Emilia» ci sarebbe stata una non meglio precisata telefonata, e viene lanciato un avvertimento: «Stia attento perché è in pericolo la sua vita e quella dei suoi familiari. I cosiddetti perdenti sono per la resa dei conti». Schifani ha però precisato che, almeno da quando è in carica come presidente del Senato, non è mai andato nella città emiliana. L'informativa dell'ispettorato del Senato è stata recapitata mercoledì alla Questura e al Comando dei carabinieri di Reggio Emilia. Il questore Francesco Perugatti ha spiegato che sono in corso accertamenti e riscontri sulla spedizione, in attesa di eventuale assegnazione di incarichi specifichi. L'inchiesta infatti è radicata nel luogo di consegna della missiva e dunque le indagini sono a cura degli uffici investigativi di Roma.Le reazioni. Tra i messaggi di solidarietà arrivati al presidente del Senato c'è quello di Gianfranco Fini, che ha telefonato al collega per esprimere «solidarietà e vicinanza». Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, si augura che «la politica sia unita, senza eccezioni e stonature, nell'esprimere solidarietà a Schifani. È indecente che l'onore, l'identità, l'immagine, la reputazione di una persona possano anche solo per un momento essere appese a calunnie, invenzioni, accuse di criminali, più o meno pentiti». Il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo parla di «attacco vergognoso. L'imbarbarimento del clima politico-giudiziario - aggiunge - ha superato i livelli di guardia e rende palese il tentativo di destabilizzare le istituzioni». Solidarietà anche da Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio: «Sono convinto che niente e nessuno potrà frenare comunque il suo impegno a favore delle istituzioni e del Paese».