Dati Inail. Oltre mille morti sul lavoro anche quest'anno. «Ecco cosa va cambiato»
Una delle oltre mille vittime di quest'anno. Luana D'Orazio, morta sul lavoro a 22 anni, in un murale che la ricorda
Quello che tanti temevano è, purtroppo, successo veramente: la ripresa delle attività economiche dopo la fase più acuta della pandemia si sta accompagnando a una recrudescenza degli incidenti sul lavoro. Era già accaduto una decina di anni fa, nel 2010 e anche allora l’incremento degli infortuni mortali corrispondeva alla risalita dell’economia dopo la grave crisi globale del 2007-2008.
In un solo anno, come si ricava dall’archivio storico dell’Inail, le denunce di incidente mortale sul lavoro passarono dalle 1.032 del 2009 alle 1.464 dell’anno successivo, con un aumento di oltre 400 casi. Si interrompeva, così, un decennio di ininterrotta decrescita degli infortuni mortali, passati dal 1.528 del 2001, ai poco più di mille del 2009, con l’unica eccezione del 2006, che fece registrare un aumento di 64 casi mortali, passando dalle 1.265 vittime denunciate nel 2005 a 1.329. L’anno dopo, il primo della grande crisi, ci fu un calo consistente, da 1.329 a 1.193 casi mortali.
TUTTI I NOMI E LE STORIE DELLE VITTIME, LA SPOON RIVER DEI MORTI SUL LAVORO (dati raccolti da Marco Bazzoni, rappresentante dei lavoratori per la sicurezza di Firenze)
Lo stesso sta, per certi versi, accadendo ancora oggi, con gli oltre mille incidenti mortali (1.017 per l’esattezza) registrati dall’Istituto di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, soltanto nei primi dieci mesi del 2021. Un dato, avverte l’Inail, fortemente influenzato dalla pandemia da Covid-19 che, nel 2020, ha costretto alla chiusura di tutte le attività produttive non essenziali e al massiccio ricorso allo smart working.
Con la riapertura generalizzata delle attività e il rientro in azienda della maggior parte dei dipendenti, si è registrato un forte incremento degli incidenti soprattutto in itinere (lungo il tragitto casa-lavoro e viceversa). Rispetto ai primi dieci mesi del 2020, tra gennaio e ottobre di quest’anno, quelli mortali sono stati il 14,8% in più, mentre i casi in occasione di lavoro sono stati il 5,2% in meno. Al netto dei contagi da Sars-Cov-2, nei primi dieci mesi del 2021 si osserva un aumento complessivo del 20,6% dei casi mortali, «da monitorare nelle future rilevazioni», avverte l’Inail.
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Dietro queste cifre e al di là delle fredde statistiche, ci sono i nomi, i volti e le storie dei tanti che sono usciti di casa per andare a lavorare e non vi hanno più fatto ritorno. Nel 2021, il “volto” dei morti sul lavoro è quello di Luana D’Orazio, operaia di 22 anni, mamma di un bimbo di 5, morta stritolata dagli ingranaggi di un orditoio che, hanno appurato le indagini, era stato manomesso per aumentare la produzione.
Una «fretta incosciente» per recuperare il terreno perduto che, alla fine, ha ricadute gravissime sulla vita stessa dei lavoratori e delle loro famiglie. Non è un caso, infatti, che i due settori più colpiti dall’aumento degli infortuni siano le costruzioni e le piccole e piccolissime imprese (oltre all’agricoltura), dove i controlli sono più difficili anche per la grande diffusione di queste realtà nei territori.
«La relazione tra ripresa economica e infortuni sul lavoro è evidente», conferma l’ex-ministro del Lavoro, Cesare Damiano, uno dei “padri” del decreto 81 del 2008 sulla salute e la sicurezza dei lavoratori.
«Negli ultimi 60 anni – ricorda – per fortuna molto è cambiato e sono stati compiuti significativi passi avanti. Nel 1961, nel pieno del boom economico, si contavano 11 morti sul lavoro al giorno, oggi scesi a 3. È sempre una tragedia gravissima, ma è innegabile che, rispetto ad allora, le cose siano cambiate, anche se, è altrettanto vero, che, pur di fronte a questa strage quotidiana, la cultura della prevenzione tarda a farsi strada. E ciò nonostante il governo abbia preso l’iniziativa di inasprire le pene per chi non rispetta le leggi sulla sicurezza, assumendo anche 1.100 nuovi ispettori del lavoro».
Restando nel campo dell’edilizia, Damiano ricorda che il bonus del 110% sulle ristrutturazioni, con la conseguente esplosione della domanda (e dei prezzi delle materie prime) ha portato all’iscrizione alla Camera di commercio di oltre 11mila nuove imprese edili soltanto negli ultimi sei mesi. Una crescita incontrollata di aziende «che non hanno né manodopera né materiali», riprende l’ex-ministro, ma «fiutano l’affare senza curarsi della sicurezza», denuncia.
«È possibile che sia così semplice aprire un’impresa edile, attività che, come verifichiamo ogni giorno, riguarda in maniera tanto diretta la vita umana?», chiede Damiano, che parla, senza mezze misure, di «imprese improvvisate». E rilancia anche sulla limitazione della pratica del sub-appalto nei cantieri, i cui costi, anche in termini di vite umane, «si scarica sempre sulla parte più debole» della filiera.
E ancora: «È giusto o no mettere al bando gli appalti al massimo ribasso, assegnando i lavori non sulla base del prezzo minore ma della maggiore qualità, che significa anche più sicurezza?», rilancia l’ex-ministro del Lavoro. Che riconosce i «passi compiuti» in questi decenni, ma è consapevole che «tanti altri» sono ancora da fare. A partire da subito. Perché il sacrificio di Luana e delle altre mille vittime del 2021 non sia stato vano.
I numeri
1.017 - Denunce di incidente mortale sul lavoro registrate dall’Inail nei primi dieci mesi del 2021 (-1,8%)
448.110 - Denunce di infortunio registrate dall’Istituto tra gennaio e ottobre di quest’anno (+6,3%)
45.395 - Patologie di origine professionale denunciate nei primi dieci mesi dell’anno (+24% sul 2020)