Calcio e politica. La procura sulla cessione del Milan: nessuna indagine, per ora
Il nuovo proprietario del Milan, Li Yonghong (a destra) con Berlusconi e Li Han ad Arcore il 13 aprile 2017
«Allo stato non esistono procedimenti penali sulla compravendita dell'A.C. Milan». Il procuratore capo della Repubblica di Milano, Francesco Greco, reagisce così alle indiscrezioni giornalistiche, secondo le quali la procura milanese avrebbe aperto un'inchiesta sulla cessione, ipotizzando tra l'altro il reato di riciclaggio. Era stata "La Stampa" ad aprire la prima pagina con il titolo «Bufera Milan, inchiesta sulla vendita». Il quotidiano torinese, però, conferma di avere svolto le opportune verifiche e di aver ottenuto notizie e riscontri da fonti distinte.
In effetti la "smentita" della procura va in ogni caso letta in filigrana, perché le parole di Greco non suonano come un no definitivo a una possibile indagine. «Quando ci sono vicende di questo tipo così fumose e complicate dove non si sa nemmeno quali siano le parti in causa - ha spiegato Greco - eventualmente non si procede subito a iscrizioni di reato. È necessario prima fare accertamenti e analizzare le carte per poi procedere». Inoltre il magistrato ha voluto ulteriormente circoscrivere la smentia al reato di riciclaggio che, in verità, non sarebbe l'unico né il principale di un'inchiesta per questo genere di complesse operazioni.
«Non c'è nessun fascicolo di indagine - ha precisato Greco - per sospetto riciclaggio sulla compravendita dell'Ac Milan, allo stato nemmeno un fascicolo conoscitivo, né con ipotesi di reato senza indagati». Greco ha voluto inoltre spiegare che la notizia "diffusa in serata" riguardo un «Silvio Belusconi indagato è assolutamente falsa», riferendosi a voci circolate successivamente alla pubblicazione dell'articolo de La Stampa.
Il quotidiano ha scritto che i pm di Milano «hanno avviato nei giorni scorsi un'inchiesta che tra le varie ipotesi comporta anche verifiche sul reato di riciclaggio» in relazione alla compravendita del Milan con l'imprenditore cinese Yonghong Li. Le ipotesi investigative andavano nella direzione di una cessione della società a prezzo gonfiato in realtà nell'intento di far rientrare in italia capitali che l'ex Cavaliere avrebbe tenuto nascosti all'estero. «Nuova tegola giudiziaria sulla campagna di Berlusconi», aggiungeva il quotidiano. La stessa notizia è comparsa sul quotidiano genovese "Il Secolo XIX".
La società rossonera è passata ad aprile 2017 dalle mani del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi all'imprenditore cinese Yonghong Li. Il quotidiano torinese, che dedica alla notizia ben tre pagine, ricorda che in estate lo storico avvocato di Berlusconi, Niccolò Ghedini, aveva fornito alla procura documenti per attestare la regolare provenienza dei soldi cinesi. Ma, scrive "La Stampa", «alla base dell'apertura dell'inchiesta, avvenuta poche settimane fa, ci sarebbero nuovi documenti che dimostrerebbero esattamente il contrario».
Greco ha ripetuto di non aver ricevuto alcun dossier da parte dell'Unità Informazione Finanziaria di Banca d'Italia che ha la responsabilità dei controlli. L'Uif, ha riferito Greco, avrebbe anzi dato il via libera all'operazione non riscontrando, così come gli intermediari finanziari, alcuna irregolarità e non ha chiesto alcun intervento della magistratura milanese di procedere con il "freezing", cioè il blocco dei soldi. Greco, ai cronisti che gli chiedevano se in futuro potrebbe essere aperto un fascicolo sulla vicenda, ha replicato che «allo stato non abbiamo fatto nessuna richiesta all'Uif di documenti. Se gli atti arrivano, vedremo».Non si è fatta attendere la reazione di Ghedini, che preannuncia «tutte le azioni del caso» nei confronti del quotidiano. «Ancora una volta un giornale con una precisa connotazione politica e imprenditoriale aggredisce il presidente Berlusconi con una notizia totalmente inventata», attacca il legale e deputato. Per il quale «il giornalismo d'inchiesta è uno straordinario valore» democratico. Ma quando «si utilizzano false notizie non già per informare ma per aggredire e danneggiare una parte politica durante una delicata campagna elettorale, non si tratta più di giornalismo ma di fatti penalmente, civilmente e ancor prima deontologicamente rilevanti». L'avvocato Niccolò Ghedini sostiene di aver saputo dell'imminente pubblicazione e di avere subito avvertito il direttore del quotidiano e uno dei giornalisti «della totale infondatezza, inverosimiglianza e falsità dell'assunto». Anche altri esponenti politici del centrodestra puntano il dito sulla tempistica della notizia. «Arriva puntuale nella stazione elettorale il convoglio del fango contro Berlusconi», afferma Gianfranco Rotondi, segretario di Rivoluzione cristiana, parlando di fascicolo aperto sulla scorta di una «rassegna di pettegolezzi già noti».
Lo scorso 17 novembre il "New York Times" ha dedicato un'inchiesta ai nuovi proprietari del Milan. Gli autori dell’articolo hanno analizzato la condizione di Li Yonghong e il Guizhou Fuquan Group, indicato nel curriculum ufficiale di Mr. Li come il suo principale asset: un gruppo proprietario “della più grande miniera di fosforo cinese”. Il New York Times scrive che l’impero minerario descritto da Li Yonghong “era a malapena conosciuto” nel settore minerario e pone dubbi circostanziati sulla proprietà della miniera, che apparterrebbe invece a Guangdong Lion Asset Management, una società che ha cambiato quattro proprietari negli ultimi due anni. Tra loro, Li Shangbing, che appare come rappresentante legale di Sino-Europe Asset Management, nota come una delle scatole cinesi con cui è stato acquistato il Milan. Una persona rimasta fin qui sullo sfondo della vicenda rossonera, ma che potrebbe acquisire importanza. Li Shangbing ha detto al NYT di non conoscere Li Yonghong ma il quotidiano americano li collega, oltre che per Sino-Europe Asset Management, per una contesa legale in cui Li Yonghong e Guangdong Lion sono stati accusati congiuntamente. I giornalisti del NYT hanno visitato gli uffici di Guangdong Lion a Guangzhou lo scorso agosto, trovandoli «chiusi, con un avviso di sfratto alla porta; all’interno, le scrivanie e le sedie erano in disordine, i computer erano privi di disco fisso e i vermi infestavano un cestino della spazzatura».
«"Il tempo sembra passare invano per certi metodi di intendere lo scontro politico e per chi di questi metodi da vent'anni è ostinato protagonista. La falsificazione di cui stamane si sono resi responsabili due quotidiani controllati dal gruppo De Benedetti, "La Stampa" e "Il Secolo XIX", lascia indignati ed esterrefatti per la sua gravità»: lo dichiara Marina Berlusconi in una nota diffusa da Fininvest circa il servizio pubblicato sulla vendita del Milan.