Il ricordo. Piazza Fontana, Mattarella: depistaggi di parte dello Stato
"Non commetteremo l'errore di pensare che siano questioni relegate a un passato più o meno remoto". Sono stati anni durante i quali "l'attività depistatoria di una parte di strutture dello Stato" è stata "doppiamente colpevole". Si trattò di "un cinico disegno, nutrito di collegamenti internazionali a reti eversive" che "venne sconfitto", in quanto "la Repubblica è stata più forte
degli attacchi contro il popolo italiano".
Un mezzo secolo dalla tragica ferita di Piazza Fontana - il 12 dicembre 1969, la bomba alla Banca nazionale dell'Agricoltura, 17 morti e 80 feriti - destinato a lasciare il segno. Anche per il lungo colloquio intercorso, a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano fra le vedove Calabresi e Pinelli, le vittime di due fronti opposti che da qualche anno sono tornate a parlarsi, a coronamento di una affannosa ricerca della verità, che nella sostanza già c'è, sottolinea Sergio Mattarella.
Il capo dello Stato ha preso la parola in un silenzio irreale, dopo il sindaco Beppe Sala (che - appunto - aveva voluto inserire anche il ferroviere anarchico precipitato dalla finestra del quarto piano della Questura fra le vittime di quella strage) e dopo l'intervento denuncia del presidente delle vittime Carlo Arnoldi. Mattarella ammonisce contro "tentazioni revisioniste" e "interpretazioni oscure" che non si tratta di questioni lontane, ma che "rappresentano la nostra identità, il nostro Patto civile a essere usciti segnati da quegli avvenimenti". Ma, ammonisce Mattarella: "Occorre esserne consapevoli per non correre il rischio di poterli rivivere".
La verità storica non è in discussione (è "una vicenda di cui si conoscono origini e responsabilità", ricorda Mattarella, che accusa la "ferocia di terroristi neofascisti") anche se quella giudiziaria non ha individuato i diretti responsabili. "Siamo qui, oggi, - dice il capo dello Stato - perché avvertiamo il dovere di ricordare, insieme, avvenimenti per i quali si è fatta verità e si è cercata giustizia, tra difficoltà e ostacoli, e sovente giungendo a esiti insoddisfacenti. L'identità della Repubblica è segnata dai morti e dai feriti della Banca Nazionale dell'Agricoltura", ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo atteso intervento.
Fu l'inizio della strategia della tensione, ha detto il Capo dello Stato, venne sferrato "un attacco forsennato contro la nostra convivenza civile, uno strappo lacerante alla pacifica vita di una comunità e una nazione orgogliosa di essersi lasciata alle spalle le mostruosità della guerra, gli orrori del fascismo e le difficoltà della ricostruzione del dopoguerra". Ricordando i "145 attentati dinamitardi" che si contarono nel 1969 e "la verità e giustizia cercate con fatica" e con esiti giudiziari "insoddisfacenti", Mattarella ha parlato della stagione della strategia della tensione come di una "spirale cieca e antipopolare" con l'emergere oltre al terrorismo stragista nero, quello di matrice brigatista. Mattarella ha quindi ricordato "Vittorio Occorsio ed Emilio Alessandrini, magistrati che avevano indagato sulla strage di Piazza Fontana, assassinati pochi anni dopo, l'uno da terroristi di destra, l'altro da terroristi di sinistra".
Il capo dello Stato ha aggiunto: "La democrazia si dimostrò forte. In grado di battere il terrorismo, con gli strumenti propri di uno Stato di diritto, senza rinunciare mai al rispetto dei diritti fondamentali della persona. Sono i valori della nostra Costituzione".
"Nel momento in cui facciamo memoria delle vittime di piazza Fontana, e, con loro di Giuseppe Pinelli, del commissario Luigi Calabresi, sappiamo di dover chiamare le espressioni politiche e sociali del Paese, gli uomini di cultura, l'intera società civile, a un impegno comune: scongiurare che si possano rinnovare in Italia le fratture terribili in cui si inserirono criminalmente quei fatti".
Il presidente Mattarella parla in Consiglio Comunale a Milano - Fotogramma
Al termine del discorso Mattarella ha parlato dei familiari delle vittime, ai quali si è rivolto "con rispetto, solidarietà e affetto - e verso i quali l'Italia avverte di essere debitrice - dobbiamo saper dire che ci sentiamo legati da un vincolo morale. Italiani fra italiani, cittadini fra concittadini, per essere custodi attenti del futuro del Paese. Nella fedeltà alle istituzioni della democrazia che ci sono state consegnate dalla Costituzione".
Alla commemorazione hanno partecipato anche i familiari delle vittime: il presidente dell'associazione che li riunisce, Carlo Arnoldi, ha rivolto il suo saluto a Mattarella: "Con la sua presenza, presidente, onora i nostri morti, ma non dobbiamo dimenticare che parte dello Stato cercò di depistare e non farci avere giustizia. Anche Giuseppe Pinelli non ha avuto mai giustizia".
Il maxischermo in Galleria Vittorio Emanuele - Fotogramma
Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala fa eco al presidente quando annovera Pinelli, Pietro Valpreda, il ballerino anarchico arrestato per la strage e scagionato dopo anni di carcere, e Calabresi tra le vittime di quella scia di sangue scaturita da Piazza Fontana. "Penso che chi come me rappresenta la comunità milanese, debba scusarsi con Pietro Valpreda e Giuseppe Pinelli, per la loro persecuzione. Un sentimento di grata memoria che vale anche per il commissario Luigi Calabresi, un servitore dello Stato che fu ucciso dopo una campagna d'odio aggressiva".
I nomi di Pinelli e Valpreda anche a conclusione del corteo davanti alla Banca Nazionale dell'Agricoltura (le luminarie
natalizie sono rimaste spente in segno di rispetto). Li ha citati la presidente dell'Anpi, Carla Nespolo. "Quando giunse la
notizia di Pinelli, non credemmo al suicidio", ha detto nel suo discorso e subito dalla piazza si è levato un applauso, che si è
ripetuto quando Nespolo ha ricordato ancora "gli innocenti Pinelli e Pietro Valpreda".
Il sindaco Sala: memoria del male indispensabile per sconfiggerlo
"Fare memoria del male è indispensabile per sconfiggerlo". Le parole del sindaco di Milano Beppe Sala irrompe in Galleria Vittorio Emanuele raccogliendo l'attenzione dei tanti cittadini che si sono raccolti intorno al maxischermo installato in uno dei luoghi simbolo della città, l'esagono, per seguire la seduta straordinaria del Consiglio comunale dedicato alla strage di Piazza Fontana, alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella.
"Milano è per convinzione una città accogliente e umanità - ha detto ancora Sala - ed è per questo che la ferita provocata dalla strage è ancora più grave". Sala ha chiesto scusa a nome della città a Pino Pinelli e a Valpreda e ha speso buone parole per il commissario Luigi Calabresi, definito dal sindaco "un servitore" leale dello Stato.
E più passano i minuti e le persone che passano in Galleria si fermano per ascoltare le istituzioni che ricordano quanto successo. Non solo anziani che di quegli anni tutto si ricordano, ma anche tanto giovani, impegnati nel capire la storia recente della Repubblica. Un lungo applauso ha accolto il discorso di Mattarella al centro della Galleria. La partecipazione dei milanesi è calda, attenta, una partecipazione che risveglia la coscienza civica di Milano.