Immigrazione. Al Festival Sabir la società civile fa rete contro le politiche xenofobe
Il manifesto del Festival Sabir
Edizione speciale doppia, quest'anno, per il Festival Sabir che compie 10 anni dalla nascita nel 2014, un anno dopo l'affondamento del barcone a Lampedusa il 3 ottobre 2013 che fece 368 morti. Dopo la sessione di aprile a Prato, Sabir infatti arriva a Roma, sede della politica. L'evento si terrà da giovedì 10 a domenica 13 ottobre nella Città dell'Altra economia, all'interno del Campo Boario dell'ex mattatoio, in largo Dino Frisullo.
Il Festival, presentato nella sede della Fnsi, è promosso da Arci in collaborazione, tra gli altri, di Caritas italiana, Acli, Cgil, Asgi, Carta di Roma, A buon diritto. «Dalla tragedia di Lampedusa e nei dieci anni successivi - dicono i promotori - le politiche europee hanno continuato a provocare stragi alle frontiere esterne e interne dell'Unione Europea, con oltre 30 mila migranti morti nel Mediterraneo, di cui più di 1.200 minorenni».
L'appuntamento vedrà la presenza dei rappresentanti di oltre 60 associazioni, reti e movimenti internazionali per parlare di solidarietà e del protagonismo della società civile che ha sostenuto il diritto delle persone a migrare e ricevere protezione. Tra le novità di questa edizione c'è Sabir Teens, programma per ragazze e ragazzi dai 15 ai 20 anni per accogliere richieste di aiuto per la salute mentale e il benessere psicosociale. La presentazione di libri e dibattiti è curata da Cristian Raimo. E poi mostre, installazioni, laboratori per bambini assieme a film. E musica dal vivo curata da Roma Incontra il Mondo.
«La sfida lanciata dopo Lampedusa - spiega Filippo Miraglia, responsabile Immigrazione Arci - quella cioè di costruire una comunità del Mediterraneo fatta dalle società civili dei popoli, è oggi più che mai importante e urgente. Viviamo in un tempo in cui i governi europei stanno mettendo in opera politiche che negano la stessa radice giuridica dell'Europa, dalla costruzione dei Cpr in Albania agli accordi con i presidenti della Tunisia, Saied, e dell'Egitto, Al-Sisi. Da culla dei diritti sta diventando tomba dei diritti. Ciò che dopo la II Guerra Mondiale ci si era impegnati a non ripetere sta accadendo. C'è chi ha costruito per interessi personali carriere politiche fondate sulla negazione dei diritti, da Orban a Salvini a Le Pen. Oggi è più che mai necessario costruire reti della società civile, come all'epoca dei Social forum, per mettere in campo un'alternativa».
La presentazione del Festival alla sede della Fnsi - .
«Caritas italiana da 10 anni segue questo percorso - spiega il responsabile dell'Ufficio politiche migratorie e protezione internazionale di Caritas italiana Oliviero Forti - e Sabir nel suo decennale arriva a Roma per portare i suoi temi nel luogo della politica. La crisi in Medio Oriente sarà sicuramente oggetto di riflessione, ma abbiamo aperto anche al Sud America, per parlare della crisi del Venezuela e dei milioni di sfollati».
Fitto il programma degli incontri organizzati da Caritas. Si comincia giovedì 10 ottobre alle 16 con la tavola rotonda su "La crisi dei rifugiati venezuelani. Un esodo senza precedenti" che vede la testimonianza della giurista venezuelana Indira Meza, fuggita nel 2018 dal regime di Maduro, oggi rifugiata in Italia. Venerdì 11 ottobre alle 14 ci sarà il dibattito "Rifugiati, testimoni di pace" con la presenza, tra gli altri, di Mamadou Kouassi Pli Adama, mediatore culturale in Italia, la cui storia ha ispirato il film Io capitano di Matteo Garrone, dell'inviata di Avvenire Lucia Capuzzi e della video-testimonianza del presidente della Cei cardinale Matteo Maria Zuppi. Infine sabato 12 ottobre alle 14.30 la proiezione del film The dreamers: afghan women’s resistence, realizzato per Avvenire dal regista Alessandro Agassi, presente all'incontro assieme, tra gli altri, alla rifugiata afghana in Italia, di etnia azara, Safia Poya, oggi consulente di cyber-sicurezza, arrivata dal Pakistan grazie a un corridoio umanitario Caritas con cui ha trovato impiego in Italia.