Migranti. Truffa permessi di soggiorno, sgominata banda nel Pistoiese
I diciannove arrestati sono pachistani, albanesi, marocchini e italiani mentre destinatari delle misure per la sospensione dall'esercizio del pubblico ufficio o servizio sono due impiegati del Comune di Pistoia e un impiegato della Prefettura di Pistoia. Per una ragioniera consulente del lavoro e un commercialista, inoltre, è stato disposto il divieto temporaneo di esercizio dell'attività professionale.
Le indagini della Squadra Mobile di Pistoia ebbero inizio nel dicembre del 2015 quando, in seguito ad alcune incongruenze riscontrate dal personale dell'Ufficio Immigrazione della Questura, si accertò che decine di cittadini pachistani confluivano a Pistoia da varie zone d'Italia e dall'estero per rinnovare il permesso di soggiorno oppure per ottenere il visto per il ricongiungimento familiare: risultarono tutti assunti come imbianchini dalla stessa ditta intestata a un pachistano da anni residente a Pistoia.
Gli inquirenti hanno accertato l'irregolarità di più di 200 procedimenti amministrativi per rilascio o rinnovo di permesso di soggiorno, di cui 17 per ricongiungimenti familiare. I documenti irregolari erano destinati in prevalenza cittadini pachistani, ma anche afgani, albanesi e marocchini abitanti in Italia e in altri paesi dell'Unione Europea quali Francia, Belgio, Olanda, Norvegia, Svezia e Grecia. Gli stranieri pagavano per il rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno dai 1000 ai 1500 euro e per i ricongiungimenti familiari dai 4500 agli 8000 euro.
A capo dell'organizzazione il titolare della ditta di imbiancatura - finito in carcere - che operava grazie alla collaborazione di un commercialista con studio a Montecatini Terme, di una ragioniera consulente del lavoro con studio ad Agliana e di un revisore contabile con studio a Pistoia e Montecatini Terme. Questi professionisti garantivano la falsa documentazione su redditi e lavoro da allegare alle istanze. Importante anche il contributo, di vari cittadini italiani che dichiaravano falsamente di ospitare stranieri o di averli alle loro dipendenze.