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Migranti. Open Arms, inchiesta per sequestro di persona. Nel mirino il Viminale

Nello Scavo venerdì 16 agosto 2019

Bruxelles ribadisce che l'intervento della Commissione europea avverrà se richiesto. Intanto fa sapere che Francia, Germania, Lussemburgo, Portogallo, Romania e Spagna hanno dato disponibilità ad accogliere le 134 persone migranti rimaste a bordo della Open Arms da 16 giorni. Persone che secondo la procura di Agrigento sarebbero vittime di un "sequestro di persona" ad opera delle autorità statali. L'ipotesi, che al momento non vede iscritti nel registro degli indagati, permette però di accedere un faro sul Viminale. Il ministero della Difesa e quello delle Infrastrutture si sono infatti rifiutati di controfirmare il divieto d'ingresso della nave. Ma, nonostante l'ordine del Tar del Lazio, il ministro Matteo Salvini non ha concesso lo sbarco anche se la mave sia oramai sotto la giurisdizione italiana.

Se l'indagine, che a quanto pare è corroborata da aquisizioni investigative relative a episodi precedenti, dovesse andare in porto, la procura potrebbe chiedere al Tribunale dei ministri di Palermo di procedere contro Matteo Salvini, che già una volta è stato "graziato" dal Parlamento nel caso della nave della Guardia costiera Diciotti, tenuta a lungo bloccata con il suo carico di migranti davanti al porto di Catania. In quella circostanza furono i magistrati etnei a chiedere invano l'inchiesta e il processo per il ministro.

La Procura di Agrigento, come anticipato da Adnkronos, in seguito ai due esposti presentati oggi dai legali di Open Arms e dai Giuristi democratici, ha aperto una inchiesta, guidata da Luigi Patronaggio, lo stesso procuratore che aveva indagato per la Diciotti.

Intanto "La procura dei minori di Palermo ha nominato i tutori per tutti i minori a bordo della nostra nave". Lo scrive su twitter Open Arms sottolineando che si tratta di "un passo importante": ora tutti "devono sbarcare il prima possibile".

Tornando all'Europa, arrivano segnali di disponibilità. "Sei Paesi membri sono pronti a dimostrare solidarietà e a partecipare alla redistribuzione dei migranti a bordo della nave" dell'Ong spagnola, ha annunciato Vanessa Mock, una portavoce della Commissione europea.

Ma Bruxelles non ha ancora ricevuto richiesta di aiuto dagli Stati membri e quindi "resta pronta a fornire coordinamento e sostegno operativo sul terreno non appena ci verrà richiesto e non appena si sarà trovata una soluzione sullo sbarco".
Mock ha ribadito che "la situazione delle persone bloccate in mare per giorni e settimane è insostenibile" e ha rinnovato l'appello della Commissione ai Paesi membri perché si trovino "con urgenza soluzioni sostenibili e prevedibili" per permettere il rapido sbarco dei migranti in modo che ricevano le cure di cui hanno bisogno. "Questa - ha sottolineato - non è responsabilità di uno o due stati membri, ma dell'intera Europa".

Nel frattempo giovedì sera 9 dei 147 migranti a bordo della nave della ong spagnola ProActiva Open Arms sono stati fatti sbarcare a Lampedusa per ragioni «psicologiche» (non sono stati dati altri dettagli) e altri 3 sono stati fatti sbarcare nella notte «per complicazioni mediche che richiedono cure specializzate». Con loro sono scesi anche i familiari che li accompagnavano, motivo per cui per il sedicesimo giorno in fila rimangono bloccati in 134 a bordo della nave spagnola Open Arms, ancora ferma davanti all'isola di Lampedusa. Va ricordato che il soccorso avvenne lo scorso 2 agosto.

Dopo che il Tribunale amministrativo del Lazio il 14 agosto aveva di fatto permesso l'ingresso nelle acque territoriali italiane, manca l'autorizzazione allo sbarco da parte della Prefettura che prende ordini dal ministero dell'Interno.

E anche il Garante nazionale delle persone private della libertà segue con preoccupazione gli sviluppi della situazione delle persone salvate in mare e da due settimane a bordo della nave "Open arms". Mauro Palma in una lettera inviata a Conte e ai ministri Salvini, Trenta e Doninelli, esprime forte preoccupazione per la perdurante situazione di privazione de facto della libertà delle persone a bordo della nave e per l’impatto che tale situazione ha sui diritti fondamentali delle persone soccorse, sul loro precario equilibrio psico-fisico, sul concretizzarsi di una condizione di ‘trattamento inumano o degradante’, vietato in modo inderogabile dall’articolo 3 della Convenzione europea per i diritti umani. La mancata designazione di un luogo dove sbarcare, non ha soltanto effetti gravi nei confronti delle persone, ma espone anche il Paese al rischio di censure sul piano internazionale per il non adempimento di obblighi sottoscritti e ratificati in trattati e convenzioni di cui l’Italia è parte.

LA CRONACA DEL QUATTORDICESIMO GIORNO: L'ODISSEA DI OPEN ARMS


"5 evacuazioni urgenti in 14 giorni. Cosa aspettano ad autorizzare sbarco di tutte le persone a bordo, che l'emergenza medica diventi insostenibile? Quanta crudeltà", ha scritto nella notte Open Arms su Twitter. E poi, ancora: "Realizzata questa notte evacuazione urgente di 3 persone e un accompagnatore per complicazioni mediche che richiedono cure specializzate. Tutte le persone a bordo devono essere fatte sbarcare urgentemente. L'umanità lo impone. #unportosicurosubito".

Dopo il via libera del Tar all'ingresso in porto con la sospensione del primo provvedimento del ministro dell'interno, il Decreto sicurezza, Matteo Salvini, che bloccava lo sbarco dei migranti, giovedì il vicepremier ha firmato un nuovo divieto facendo ricordo al Consiglio di Stato. Divieto quest'ultimo che non è stato firmato - vista anche la concomitante crisi di governo in Italia - né dal ministro della Difesa Elisabetta Trenta né dal ministro dei Trasporti Danilo Toninelli.

IN ATTESA ANCHE LA OCEAN VIKING: «LA NAVE DEI BAMBINI»

Dopo quattro giorni consecutivi di soccorsi nel Mediterraneo centrale, con 356 uomini, donne e bambini vulnerabili a bordo anche la nave Ocean Viking aveva chiesto formalmente già martedì 13 agosto che le autorità maltesi e italiane assumessero il coordinamento e aiutassero a individuare un porto sicuro dove far approdare le persone soccorse. Da allora nessuna risposta, ma solo attesa per le persone a bordo.
Tra loro ci sono anche 103 bambini e minori sotto i 18 anni, di cui solo 11 viaggiano con un parente o un tutore. La stragrande maggioranza dei sopravvissuti racconta di aver subito detenzione arbitraria, estorsioni e violenze in Libia e mostrano le cicatrici delle torture.

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