Attualità

Il progetto. Migranti, l'Italia lancia i canali umanitari

Luca Liverani giovedì 17 dicembre 2015
La sala è la stessa in cui, più di vent’anni fa, grazie all’intermediazione di Sant’Egidio venne firmata la fine della guerra tra il governo del Mozambico e i ribelli del Frelimo. Marco Impagliazzo annuncia qui, nella sede della Comunità, l’apertura di corridoi umanitari sicuri per i profughi: «Anche questo progetto è un accordo di pace – dice – perché permetterà di salvare tante vite umane». È la prima volta che in Italia si avvia un esperimento – concreto e operativo – per salvare profughi in fuga dal Medioriente e dall’Africa, saltando l’orrore e la roulette letale delle traversate sui barconi dei nuovi negrieri. Saranno in mille a essere identificati alla fonte, in Marocco, Libano e Etiopia, portati in Italia in sicurezza, messi in regola, inseriti. Tutto a norma di legge e senza un euro di spesa per lo Stato. È il risultato di un accordo tra Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e Tavola Valdese, da una parte, e dall’altra ministero degli Esteri e dell’Interno. I mille potranno giungere in Italia con visti rilasciati per «motivi umanitari », a spese delle stesse associazioni. Senza intervento pubblico e in modo molto più sicuro anche per l’Italia, rispetto a chi arriva in barcone: «Perché i controlli saranno scrupolosi e verranno prese anche le impronte digitali». Il progetto prevede dunque l’ingresso in Italia di profughi in condizioni di 'vulnerabilità' come donne sole con bambini, vittime potenziali della tratta, anziani, persone affette da disabilità o serie patologie, soggetti riconosciuti dall’Acnur come rifugiati. Una «buona pratica» che può costituire un modello replicabile anche in altri Paesi europei. Il presidente di Sant’Egidio aggiunge che in questo modo sarà sperimentata anche la possibilità di reintrodurre nella legislazione italiana il sistema della sponsorship, e in prospettiva in Europa, come già avviene in altri continenti: una chiamata da parte di un "garante" (associazione o singoli) disponibile ad assicurare allo straniero alloggio e sostentamento, in modo anche da rendere effettivi tanti ricongiungimenti familiari. A partire da oggi verranno quindi istituiti uffici in Marocco, in Libano e, successivamente, in Etiopia per profughi provenienti da Siria, Etiopia e altri Paesi dell’Africa subsahariana. Le persone 'in condizioni di vulnerabilità' saranno segnalate alle autorità consolari italiane che rilasceranno visti a 'territorialità limitata', cioé solo per l’Italia. Le spese di viaggio – in aereo o nave – l’ospitalità e l’assistenza legale saranno a carico delle associazioni, con i fondi della Comunità di Sant’Egidio, anche grazie alla colletta straordinaria di Natale in tutte le comunità del mondo, e l’8 per mille della Tavola valdese. Ai profughi sarà offerto un programma di integrazione: studio dell’italiano, avviamento al lavoro, scuola per i minori.  «Mille persone, per ora, e speriamo di più in futuro – commenta Impagliazzo – saranno finalmente sottratte al rischio di morire in mare, ma anche allo sfruttamento economico da parte dei mercanti di uomini. Ed è molto significativo avere avviato questo progetto ecumenico con le comunità evangeliche italiane, e proprio all’inizio del Giubileo della misericordia». Per il presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Luca Maria Negro, «non è più possibile che ancora oggi in Italia non ci sia posto per una madre che deve partorire», come duemila anni fa per la madre di Gesù. Il moderatore della Tavola Valdese pastore Eugenio Bernardini, spiega che tutto nasce dalla presenza delle Chiese evangeliche, di Sant’Egidio e di altre associazioni a Lampedusa, dal loro dire "basta" alle morti in mare e alla ricerca, da oltre un anno a questa parte, di soluzioni alternative. I profughi verranno accolti in Piemonte, Sicilia, Toscana e a Roma. Collaborerà anche l’associazione Papa Giovanni XXIII.