Attualità

Il caso. La Mare Jonio "disobbedisce" alla Guardia costiera

Marco Birolini martedì 15 ottobre 2024

La Mare Jonio

La Mare Jonio e la Guardia costiera sono entrate di nuovo in rotta di collisione, e stavolta quasi letteralmente. Dopo il fermo di alcune settimane fa, e l'"obbedisco" del team di Luca Casarini all'ordine di sbarcare il materiale di soccorso, la nave di Mediterranea ieri è stata al centro di un nuovo - l'ennesimo - braccio di ferro con le autorità marittime, questa volta in mare aperto. Dopo aver soccorso 58 migranti, la Mare Jonio ha chiesto di potersi dirigere in un porto sicuro, ma si è vista assegnare (dopo 7 ore di attesa) quello di Napoli, distante 4 giorni di navigazione dal punto in cui è stato fatto il salvataggio. A quel punto, mentre si trovava già nelle acque di Lampedusa, il comandante Filippo Peralta ha rifiutato la destinazione, spiegando che a bordo c'erano persone allo stremo. La risposta della Capitaneria è stata dura e inaspettata: due motovedette si sono dirette verso l'imbarcazione umanitaria con l'ordine di scortarla a Napoli. Ma il comandante della Mare Jonio ha disobbedito, resistendo anche al tentativo di imporgli una nuova rotta. Alla fine, nella tarda serata di lunedì (erano ormai passate le 22.30), dopo un teso confronto via radio, il centro di coordinamento di Roma ha dato il via libera all'attracco a Porto Empedocle. Le motovedette a quel punto facevano ritorno a Lampedusa e la Mare Jonio dirigeva verso il porto agrigentino, dove è giunta nella mattinata. Ma non è finita, perché nel pomeriggio il capitano della Mare Jonio dovrà comparire in Capitaneria e spiegare la sua versione dei fatti. La nave, che subito dopo l'attracco è stata ispezionata, rischia un nuovo stop: viene infatti contestata la violazione del decreto Piantedosi che regola la gestione dei soccorsi in mare, comprese le indicazioni relative al porto sicuro.

"Abbiamo semplicemente fatto - commenta Alessandro Metz, armatore sociale di Mediterranea - quello che abbiamo sempre detto: quella dei porti lontani è una decisione ingiusta, in primis nei confronti delle persone soccorse e che non devono essere sottoposte a ulteriori traumi e sofferenze. Ci hanno assegnato Napoli, a oltre 400 miglia dal punto dove eravamo, e noi abbiamo risposto 'Signornò'. Lo abbiamo fatto motivando concretamente il nostro rifiuto, sia in termini di leggi, che di opportunità."

Intanto a Lampedusa la settimana si è aperta con un numero cospicuo di arrivi dal mare, favoriti dalle buone condizioni meteo. Lunedì ci sono stati 23 approdi, per un totale di 960 migranti. All'alba di martedì sono giunte altre 48 persone: in giornata sono previsti trasferimenti per alleggerire l'hotspot. La prefettura di Agrigento ha infatti disposto lo spostamento di 220 ospiti con il traghetto di linea per Porto Empedocle e poi, nel pomeriggio, altri 168 verranno imbarcati su un volo Oim per Milano.

In mattinata sono arrivati sull'isola altri 26 migranti: sono stati portati fino al molo commerciale dell'isola dalla nave ong Nadir. Si tratta di bengalesi, egiziani, eritrei, pakistani e siriani: hanno riferito d'essere partiti da Zuwara, in Libia, pagando 6mila dollari a testa per la traversata fatta su un gommone di 8 metri.

Intanto la premier Giorgia Meloni tira dritto di fronte alle critiche ricevute per l'apertura dei centri di accoglienza aperti in Albania e anzi rivendica la bontà delle scelte fatte, a suo dire apprezzate anche oltre confine. "Sono orgogliosa che l'Italia sia diventata un modello da seguire, ho accolto con grande soddisfazione l'attenzione di diversi governi di diverso colore politico" sull'azione italiana "a riprova del pragmatismo e dell'efficacia che hanno segnato la nostra azione in materia di contrasto dell'immigrazione illegale" ha detto durante le comunicazioni al Senato in vista del Consiglio europeo.