Migranti. L'odissea dei 26 yazidi fuggiti dall'Iraq. Una nuova vita dopo i container
Ventisei in fuga dall'Iraq nascosti dentro i container
Sono fuggiti dalla persecuzione i 26 immigrati giunti mercoledì scorso nel porto di Salerno nascosti dentro due container. Molto probabilmente una nuova rotta dei trafficanti, sulla quale si sta indagando. Sono curdi iracheni appartenenti alla minoranza religiosa degli Yazidi, una tra le più perseguitate dal Daesh, con almeno 5mila morti.
Vengono da Mosul dove in migliaia sono stati deportati e venduti come schiavi dai fondamentalisti del Daesh. Sopravvissuti alle stragi, ma ancora emarginati, hanno deciso di raggiungere dei parenti in Germania. Hanno attraversato Iraq e Turchia, per poi farsi chiudere in due scatoloni metallici. Non in mezzo a merce. Nei due container, uno giallo e uno rosso, c’erano solo loro. E il necessario per il viaggio: cibo, balle di bottiglie di acqua, tante coperte e pannoloni, perchè per tre giorni non sono potuti uscire, chiusi da fuori, neanche per i bisogni fisiologici. Tutto conferma che dietro ci sia un’organizzazione.
La nave portacontainer "Vento di Scirocco", proveniente dal porto turco di Aliaga, ha scaricato i container nel porto di Salerno, dove sono stati impilati, sopra quello rosso e sotto quello giallo. All’alba di giovedì gli immigrati che stavano nel container rosso hanno praticato un foro con gli attrezzi che si erano portati. Uno di loro è uscito e con una corda si è calato, aprendo il secondo "scatolone".
Una volta fuori si sono incamminati lungo il grande piazzale verso l’uscita del porto. Ma il personale di vigilanza li ha visti e fermati. Però per loro è scattata anche la rete di solidarietà. In un primo momento si era parlato di espulsione immediata degli adulti, ma poi grazie al prezioso lavoro delle mediatrici culturali e degli operatori del Consorzio La Rada di Salerno che opera nell’ambito del Progetto Pending, è emersa la loro storia e hanno potuto presentare domanda di protezione internazionale.
«Sono un gruppo familiare, tra 9 e 60 anni – ci spiega Giulio Escalona, responsabile di Peding –. Anche i minori che risultano non accompagnati sono stati affidati a un cugino o a uno zio. È un concetto di famiglia allargata. Ma c’è un problema burocratico perchè quello con un cugino o uno zio non è riconosciuto come legame di parentela e quindi risultano come minori non accompagnati».
Questo giovedì ha comportato delle scene strazianti quando i bambini sono stati separati, anche perchè parlano solo la lingua curda Kurmancî. Arrivano da zone remote dell’Iraq, non sapevano neanche mettere la firma sul modello C3. Il fatto di aver trovato dei mediatori disponibili, in grado di spiegare cosa stava succedendo, è stato fondamentale. In particolare Nina Iboeva che viene dalla Georgia, è curda e parla la stessa lingua.
«Erano stressati – ci racconta –. Avevano bisogno di mangiare, ma abbiamo dovuto anche aiutarli a compilare i moduli. Ci hanno raccontato di essere fuggiti per le persecuzioni. Erano molto stanchi, avevano bisogno di riposo. Avevano abiti pesanti ma nel viaggio avevano avuto molto freddo. Ma la loro maggior preoccupazione era riavere i cellulari per contattare i parenti e far sapere che stavano bene. Sono contenti di essere arrivati in Italia, ma vogliono andare in Germania».
Tutti hanno fatto il tampone e cinque sono risultati positivi, tre minori e due adulti, tutti asintomatici ma ricoverati al Covid center di Agropoli, ma poi al secondo tampone i ragazzi sono risultati negativi. I minori sono ora in due comunità di Salerno e Fisciano, gli adulti in un Cas a Sarno, in quarantena, come tutti quelli che sbarcano.
Nessuna tensione nè quando sono stati scoperti nè successivamente. «Sono persone tranquillissime. Di grande dignità. Famiglie molto docili. Non è successo assolutamente niente. Non c’è stata alcuna resistenza. Hanno già vissuto tanti problemi e non hanno voglia di reagire», confermano alla Polizia di Salerno.
Un clima facilitato dagli stessi poliziotti che giovedì hanno fatto una colletta per comprare panini. Ora si cerca di capire cosa ci sia dietro. Gli immigrati hanno detto che il viaggio era stato pagato dai parenti che vivono in Germania. Ma ancora non è chiaro a chi.
La Procura ha aperto un’indagine, anche per capire se li aspettava qualcuno o se sapevano dove andare dopo lo sbarco. E perchè si è scelto il porto di Salerno, molto più lontano dai porti pugliesi dove spesso provano ad arrivare immigrati provenienti da Grecia o Turchia.
Ricordiamo che già il 17 novembre 16 iracheni e iraniani, provenienti dalla Turchia, erano sbarcati nella Baia di Ieranto a Nerano, frazione del Comune di Massa Lubrense. Ora i due container. Forse si sta creando questo nuovo canale.
«Fortunatamente erano organizzati meglio di altre persone che invece non sono sopravvissute a viaggi del genere», riflette Giulio Esclona. E un poliziotto aggiunge. «Ricordano i vagoni verso i lager. Ma per fortuna verso la libertà».