Migranti. A Catania centinaia di naufraghi in attesa sulle navi. Tre si buttano in mare
L'angoscia e la tensione salgono. «Devono scendere a terra tutti»: le Ong che gestiscono le navi umanitarie rilanciano l'appello, preoccupate per una situazione di insidioso stallo che sta tenendo banco nel porto di Catania, dove fino a lunedì sera sono restate attraccate le due navi umanitarie approdate tra sabato e domenica nel capoluogo etneo: la Humanity 1 e la Geo Barents. Sulla prima ci sono a bordo 35 delle 179 persone soccorse, dopo che 144 sono state fatte scendere perché ritenute 'fragili' della commissione medica dell'Usmaf (Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera). Cinquanta minori non accompagnati fatti scendere dalla Humanity sono stati trasferiti a Pozzallo.
La decisione di sbarchi selettivi è stata contestata dalla Ong tedesca che ha annunciato presenterà ricorso al Tar contro il decreto del governo italiano che impedisce ai migranti rimasti a bordo della nave di salpare a terra.
Tiene il punto Sos Humanity: "Le persone soccorse hanno diritto a un accertamento di protezione individuale, che può avvenire solo a terra. Respingere le 35 persone a bordo di Humanity 1 in cerca di protezione dalle acque territoriali è una forma di respingimento collettivo e quindi illegale". Tra l'altro un gruppo di naufraghi ha cominciato a mangiare poco o saltare i pasti.
1/2 🔴Breaking: At around 11:30 am, the #Humanity1 was asked to leave the port of #Catania with 35 survivors on board. The captain has refused this order. Maritime law obliges him to bring all those rescued from distress at sea to a place of safety. pic.twitter.com/SiyjCOjtR3
— SOS Humanity (international) (@soshumanity_en) November 6, 2022
Sulla nave Geo Barents di Medici senza frontiere, invece, restano ancora 215 naufraghi, dopo che domenica sera erano state fatte scendere 357 persone, tra bambini, donne incinte e famiglie con minorenni. Poi trasferiti nel Palaspedini, un impianto sportivo nel rione Cibali di proprietà del Comune.
Tre giovani rimasti a bordo della nave di Msf si sono tuffati in mare nel tentativo di raggiungere la terraferma. Hanno nuotato fino ad un galleggiante e poi sono stati recuperati dalle autorità e portati sul molo vicino alla nave di Medici senza frontiere. I tre stanno bene.
Anche la nave Geo Barents non lascerà il porto di Catania finché "non saranno sbarcate tutte le 215 persone a bordo, tutti vulnerabili" come i 357 fatti sbarcare domenica. E' successo in passato che man mano che aumenta la sofferenza delle persone, diminuisce la capacità di gestire la realtà . Può succedere di tutto: tentivi di suicidio, azioni violente, gesti di autolesionismo, che accadono quando c'è un livello molto elevato si sofferenza umana" ha spiegato il capo missione di Msf Riccardo Gatti, responsabile operazioni di ricerca e soccorso.
Al largo della costa catanese è presente da giorni la nave Ocean Viking di Sos Mediterranee con bandiera norvegese, che ha soccorso 234 migranti: è ancora in acque internazionali, ma rimane vicina al limite delle acque italiane.
Martedì mattina sono invece sbarcati gli 89 naufraghi della Rise Above, della ong tedesca Mission Lifeline, a cui lunedì sera è stato assegnato il porto di Reggio Calabria.
L'arcivescovo di Catania, Luigi Renna, la Caritas diocesana e la Comunità di Sant'Egidio dalla sera di sabato hanno manifestato la volontà di "collaborazione per l'accoglienza dei migranti approdati nel porto della Città sulla nave Humanity 1. Come è noto - si legge in una nota - le Autorità competenti, in applicazione del decreto del Ministero dell'Interno, hanno fatto sbarcare tutti i minori, le donne in stato di gravidanza e le persone fragili, in numero di 144 persone. Questo risultato, mentre tranquillizza per la situazione di questi fratelli e sorelle più fragili, non lascia tranquilli sul futuro di chi è rimasto sulla nave".
L'arcivescovo ha auspicato così che "l'accoglienza sia totale, tenendo conto che coloro che sono rimasti a bordo, provengono da situazioni di grave disagio, oltre che da molti giorni di navigazione". Chiedendo inoltre che "il criterio della selezione adottato finora sia rivisto dal legislatore, perché mentre mette in sicurezza alcun fasce di persone più bisognose di cure immediate, esclude chi presto potrebbe giungere all'esasperazione, perché nella fuga dal proprio Paese ha intravisto un barlume di speranza per il proprio futuro". "Le esigenze espresse dal Ministero degli Interni - ha aggiunto monsignor Luigi Renna - di vedere l'Italia non lasciata sola di fronte al numero ingente di migranti che bussano alle porte dell'Europa è più che giusta, ed ha bisogno di soluzioni politiche, soprattutto di una urgente revisione del Documento di Dublino ma evidentemente non si può aspettare la conclusione dell'iter di un dibattito politico e legislativo senza nel frattempo mettere in sicurezza l'esistenza di tante persone - ha concluso l'arcivescovo di Catania - create ad immagine di Dio come ciascuno di noi, che non possono vagare per il Mediterraneo o essere respinte, senza cadere nella disperazione o addirittura perdere il dono inestimabile della vita".