Palermo. Migranti gettati in mare, 7 condanne e 8 assoluzioni
Sette condanne e otto assoluzioni 'per non aver commesso il fatto'. Questa la sentenza emessa ieri dai giudici della Terza Sezione della Corte d’Assise di Palermo per il naufragio che nell’aprile 2015 è costato la vita ad almeno nove migranti, gettati in acqua durante una traversata del Mediterraneo a bordo di un gommone. L’accusa (rappresentata in aula dal Procuratore aggiunto Maurizio Scalia e dai pm Gery Ferrara e Claudio Camilleri) aveva chiesto l’ergastolo, sostenendo la tesi dell’omicidio per motivi religiosi.
I 15 imputati, infatti, erano accusati di aver ucciso i loro compagni di viaggio perché si erano rifiutati di pregare Allah durante la traversata del Mediterraneo verso le coste siciliane. Il tribunale, però, non ha ritenuto sussistente l’aggravante dell’odio religioso, smontando così il movente raccontato dai testimoni. Il processo aveva preso il via a seguito del racconto di alcuni immigranti soccorsi a largo delle coste libiche dalla nave irlandese 'Ellensborg' nell’aprile 2015. Dopo lo sbarco avvenuto a Palermo, una decina di superstiti al naufragio erano stati interrogati dagli uomini della Squadra mobile del capoluogo siciliano. Quei primi testimoni hanno raccontato che, durante il viaggio, alcuni profughi di origine nigeriana e ghanese accomunati dalla fede cristiana erano stati prima minacciati e poi gettati in acqua da un gruppo di ivoriani, senegalesi e maliani. Tutti musulmani. Una tesi contestata fin da subito dagli avvocati difensori che hanno presentato alla corte una situazione ben diversa.
Sul gommone, lungo appena 11 metri, erano stipati un centinaio di profughi e sarebbe stata una foratura - già poche ore dopo la partenza a determinare la situazione di tensione a bordo che ha portato alla morte di alcuni profughi: tra le nove e le 12 persone. Ieri pomeriggio nell’aula bunker dell’Ucciardone di Palermo è stata pronunciata la sentenza. I giudici non hanno ritenuto sussistente l’aggravante dell’odio religioso, smontando così il movente raccontato dai testimoni subito dopo lo sbarco e che aveva trovato ampia eco sui mezzi di informazione. Confermata invece l’accusa di omicidio volontario per Mohamed Kantina, Ousman Camara, Kabine Konate, Kulibali Uma, Morizio Mouri e Hamed Doumbia che sono stati condannati a 18 anni di carcere e al pagamento di un milione e 200mila euro di multa.
A quattro anni è stato condannato lo scafista Seckou Diop per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. A tutti la Corte d’Assise ha riconosciuto le attenuanti generiche. Sono stati assolti, invece, Jean Baptiste Mabie, Abubacar Keit, Kante Bakadialy, Aboubakar Sidibe, Moustafa Toumadi, Moussa Kamagnate, Kaba Somauro e Biliti Abbas. La corte ha ordinato la scarcerazione dei sette assolti e la loro espulsione. Bisognerà, però, aspettare che vengano depositate le motivazioni della sentenza per capire quali sono state le motivazioni che hanno spinto i giudici ad accogliere la condanna di omicidio volontario solo per una parte degli imputati.