Rifugiati. Arrivi in crescita, domande d'asilo in calo per pandemia e burocrazia
Arrivi in crescita (dopo due anni in flessione), ma domande d’asilo in calo. Il Covid-19 non rallenta i viaggi della disperazione, sul mare o nei Balcani. Ma rende la condizione dei profughi ancora più difficile: frontiere blindate per i lockdown, percorsi burocratici che diventano vicoli ciechi, accoglienza e servizi insufficienti sono le pesanti conseguenze della pandemia, che ha fatto emergere le gravi lacune dei servizi pubblici e del sistema sanitario per tutte le persone fragili, migranti compresi. La fotografia della condizione di rifugiati e richiedenti asilo è nel Rapporto 2021 del Centro Astalli, che registra una crescita dei servizi di bassa soglia (mensa, docce, pacchi alimentari) nelle 8 strutture in Italia, parte della rete del Jesuit Refugee Center, attivo da 40 anni in 56 paesi. Il Centro Astalli ha collaborato con JRS Europa nel monitoraggio della via balcanica, segnata da violenze sistematiche, certificate dal centro SaMiFo (Salute migranti forzati).
Qui sopra il video della conferenza stampa, con i videomessaggi di David Sassoli (Presidente Europarlamento) e del cardinale Luis Antonio Tagle.
A presentare il Rapporto 2021 sono stati il presidente del Centro Astalli padre Camillo Ripamonti e il direttore di JRS Europa padre Stanko Perica, testimone in Croazia dei respingimenti violenti. Tra gli interventi, il presidente del Parlamento europeo David Sassoli, il prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli cardinale Luis Antonio Tagle e la rifugiata congolese Umba Mpemba. Il Rapporto racconta il lavoro degli oltre 400 volontari attivi nelle 8 sedi di Roma, Bologna, Catania, Grumo Nevano, Palermo, Trento, Vicenza, Padova, che nella pandemia non hanno mai chiuso. Oltre 17 mila nel 2020 gli utenti dei servizi, di cui 10 mila a Roma, e 55 mila i pasti distribuiti nella Capitale.
L'ingresso del Centro a Roma in via degli Astalli - Foto Centro Astalli
Il 2020, anno dello scoppio della pandemia e delle misure per arginarla, ha registrato un aumento degli arrivi via mare in Italia (34mila), dopo due anni di diminuzione (23mila nel 2018 e 11mila nel 2019). Nel 2020 ancora 80 milioni di persone continuano a fuggire da violenze, dittature, profonde ingiustizie sociali ed economiche soprattutto da 5 Paesi: Siria, Venezuela, Afghanistan, Sud Sudan e Myanmar. In Italia agli arrivi non corrisponde un aumento delle domande d'asilo: 28mila contro le 43.783 del 2019. «La pandemia per molte persone non è il peggiore dei mali – spiega padre Ripamonti – ma solo uno dei tanti che affliggono la loro vita, come i trafficanti, i centri di detenzione libici o la morte in mare».
Il sistema di protezione fatica a rispondere ai bisogni delle persone approdate o già presenti. «Il Centro Astalli nel 2020 ha registrato un aumento degli ostacoli frapposti all’ottenimento di una protezione effettiva - si legge nel Rapporto - e molte situazioni, già instabili, si sono trasformate in grave povertà. Persone rese fragili da viaggi drammatici si scontrano con normative e prassi dei singoli uffici non di rado discriminatorie». La richiesta di servizi basilari è forte in tutta Italia: 3.500 utenti alla mensa del Centro Astalli di Roma di cui più del 30% senza dimora. Tra loro, per la prima volta da anni, anche italiani. Più di 2.600 utenti al centro diurno a Palermo.
Partono in tanti, arrivano in pochi. Dove sono gli esclusi da “Fortezza Europa”? Moltissimi gli sfollati interni negli Stati da cui scappano. Il blocco degli ingressi causa pandemia (durante il primo picco in 90 Paesi), la mancanza di soccorso nel Mediterraneo da parte dei governi, le politiche di ostacolo alle Ong, il sostegno alla cosiddetta guardia costiera libica «non hanno comunque bloccato i flussi irregolari di migranti ma ne ha reso solo meno visibili le conseguenze». Nel 2020 sono stati oltre 11.000 i migranti intercettati e riportati in Libia in condizioni definite «inaccettabili» dalle Nazioni Unite. Oltre 1.400 i morti accertati di naufragi. Molte gli accessi al centro SaMiFo di vittime di violenze in Libia, che ha certificato anche molti abusi nei Balcani delle forze di polizia e nei respingimenti alla frontiera tra Italia e Slovenia.
Foto Centro Astalli
Pesanti nel 2020 le conseguenze dei cosiddetti Decreti sicurezza, aboliti a dicembre, a partire dalla cancellazione della protezione umanitaria: il 36% dei pazienti dell’ambulatorio del Centro Astalli Palermo non era iscritta al Servizio sanitario, anche se in Italia da tempo. E poi ostacoli burocratici, uffici chiusi al pubblico per pandemia, rallentamento dell’attività delle commissioni territoriali e delle procedure di ricorso hanno escluso un numero crescente di migranti dall’accoglienza e dai servizi. Centro Astalli nel 2020 ha ospitato 882 persone (soprattutto in convenzione Siproimi/SAI) con percorsi di integrazione.
La pandemia ha messo a dura prova soprattutto le famiglie rifugiate. Nel 2020 il Centro Astalli ha sostenuto 178 madri sole (il 54% del totale). Altro capitolo delicato è quello delle vittime di tortura o abusi sessuali, un disagio spesso silenzioso e sottovalutato, e dei minori stranieri non accompagnati. A Catania il Centro Astalli sostiene tanti minori stranieri non accompagnati in detenzione. A Roma percorsi verso l’autonomia per oltre 600 persone, il 30% in più del 2019, 83 sono state accolte in comunità gestite con 30 congregazioni religiose.
A Trento lo sportello lavoro ha registrato un aumento del 30% degli interventi. La perdita del posto ha colpito duramente i rifugiati che da anni vivono in Italia in autonomia. Molti, impiegati nella ristorazione o nel settore alberghiero, sono rimasti esclusi dall’accesso agli ammortizzatori sociali e sono tornati dopo anni al Centro Astalli per le bollette o l’affitto. A Palermo mensa e pacchi alimentari anche a cittadini italiani. A Trento 4 universitari italiani fuori sede hanno iniziato un’esperienza di convivenza con 10 richiedenti asilo in una struttura dei padri comboniani. Lo stesso a Roma tra 5 studenti universitari, rifugiati e italiani. Il Centro Astalli in 200 scuole di 15 città ha sensibilizzato circa 15.000 studenti. E tanti giovani si sono offerti come volontari nei periodi più duri, per permettere ai volontari più anziani di rimanere a casa.