Attualità

LECCE. Sette migranti dispersi nel canale di Otranto

martedì 19 giugno 2012
 La temperatura dell'acqua è calda, il mare è piatto e le ultime ore di luce fanno ancora un po' sperare di poter trovare superstiti al largo del Capo di Leuca dove stamani, intorno alle 6, a cinque miglia dalla costa, si è consumata l'ennesima tragedia: un barchino di cinque-sei metri in vetroresina, alimentato da un piccolo motore, un guscio di noce, si è inabissato, facendo cadere in acqua gli 11 immigrati che erano a bordo.L'ennesimo viaggio della speranza finito nel modo più drammatico. Quattro persone - due hanno detto di essere libici, uno ha dichiarato di essere afghano e un altro ha detto di essere tunisino - sono state tratte in salvo e condotte prima nell'ospedale di Tricase (Lecce) per accertamenti e poi nel Centro di prima accoglienza 'Don Tonino Bellò di Otranto (Lecce). Le loro condizioni di salute sono discrete. Per gli altri, le ricerche non si sono mai interrotte e, se le condizioni meteo-marine lo consentiranno, proseguiranno anche durante la notte.Uno dei migranti tratti in salvo, in lingua francese, ha raccontato che la barca, presumibilmente salpata dalle coste greche, quando era a circa cinque miglia da Santa Maria di Leuca ha cominciato ad imbarcare acqua ed è affondata. A dare l'allarme, intorno alle 6.30, è stata una nave in transito che ha segnalato la presenza di tre persone in mare. È quindi stata allertata la Guardia Costiera che ha inviato una motovedetta il cui equipaggio è riuscito a recuperare uno dei migranti che erano in mare, mentre gli altri tre, nel frattempo, erano stati recuperati da alcuni diportisti.Alle ricerche dei sette dispersi - coordinate dalla Guardia costiera - partecipano motovedette delle Capitanerie, della Guardia di finanza, elicotteri delle fiamme gialle e della Guardia costiera e mezzi aerei della Marina militare. Lo scafo naufragato è stato localizzato: la prua emerge mentre il resto dell'imbarcazione è sommerso dall'acqua. "È una notizia - ha detto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola - che suscita rabbia e dolore. Credo che sia venuto il tempo di avviare una riflessione profonda su un tema che segnerà il futuro della storia umana". Perché, secondo il governatore della Puglia, "non si può immaginare digovernare i flussi migratori e la loro dimensione crescente con lo sguardo rivolto verso la repressione, come se si trattasse di un gigantesco problema di ordine pubblico". Una tragedia - aggiunge l'assessore regionale alle Politiche di inclusione dei migranti, Nicola Fratoianni - che mette ancora in luce la Puglia come terra di accoglienza dei flussi di migranti da ogni parte del mondo". Un dramma, quindi, per la Puglia che torna tragicamente di attualità. E il presidente del Consiglio regionale pugliese, Onofrio Introna, esprimendo il cordoglio dell'assemblea regionale, è perentorio. "Dimenticando - dice - l'esodo dei profughi tunisini del 2011 e le scene di Manduria, l'Europa ha ignorato un segnale di allarme che ora si ripropone in tutta la sua dolorosa evidenza". Una linea, questa, che indica in maniera chiara anche il presidente della Commissione Diritti Umani del Senato, Pietro Marcenaro, intervenendo su quanto accaduto nel Canale d'Otranto: "È arrivato il momento - dice - di accelerare le iniziative e i negoziati dell'Europa e dell'Italia per permettere all'Unhcr di aprire, nei paesi di partenza dei migranti, dei centri nei quali sia possibile presentare domanda di asilo e di protezione umanitaria, rendendo possibili viaggi regolari e sicuri".Domani è la giornata mondiale del rifugiato: un giorno particolare, quindi, e la Commissione Diritti Umani del Senato chiede che il governo italiano si faccia promotore subito di un incontro con i nostri partner dell'Unione Europea per affrontare subito il problema, prima che ci siano altri morti da contare.