Attualità

Crisi di governo. Un mezzo passo verso il «disgelo», Renzi chiede un programma scritto

Angelo Picariello sabato 30 gennaio 2021

Il presidente della Camera, Roberto Fico, incontra e la delegazione di Liberi e uguali

Se il era il disgelo l’obiettivo del mandato esplorativo con ferito al presidente della Camera Roberto Fico la prima giornata di consultazioni/bis a Montecitorio segna un primo passo avanti, incoraggiante agli occhi di chi - con più di una resistenza nelle principali forze della (ex) maggioranza - aveva scelto questa strada certo impervia, ma l'unica in grado di evitare, in caso di esito positivo, di dar vita a un governo appeso al voto del singolo senatore.

Tutti d’accordo su un «patto di legislatura», che diventa un vero e proprio «documento scritto», nelle parole di Matteo Renzi, formula insidiosa per uno scenario che presenta, ancora, molti elementi divisivi. Non lo nasconde il leader di Italia viva, che tuttavia non usa toni da "prendere o lasciare", lasciandosi le mani libere. E aggira la domanda, che gli viene posta circa il nome del "manovratore", ribadendo un problema di metodo: «Prima vengono i contenuti».

M5s, Pd e Leu "blindano" Giuseppe Conte. E Renzi sa bene che se vorrà impedire un "ter" dovrà alzare l’asticella un attimo prima di sottoscrivere l’intesa, che giocoforza, una volta sancita, porterebbe alla riconferma del premier uscente. Ripete che per Italia viva «le idee vengono prima dei nomi». E, dopo il colloquio con Fico (il più prolungato di tutti) conferma la sua preferenza per «un governo politico ad uno istituzionale». Tuttavia, sul Mes, come sugli altri punti divisivi che elenca (non cita la giustizia, ma sui vaccini sembra chiaro il riferimento al ruolo di Domenico Arcuri) si dice fiducioso che «nell’interesse degli italiani un punto di caduta» possa essere trovato.

Il capo politico dei Cinque Stelle, Vito Crimi, definisce «indiscutibile» l’indicazione a favore di Conte. E indica l’esigenza che si lavori a un «cronoprogramma dettagliato in temi e tempi, che dia comunicazione certa del lavoro che il governo dovrà fare», che andrà «solennemente sottoscritto da tutte le forze». Poi pianta un paletto ben chiaro: «Abbiamo chiesto che siano accantonati alcune temi, strumentali e divisivi, penso al Mes» per «prendere atto che non c’è una maggioranza» che l’appoggia e quindi che «venga tolto dall’agenda e ci si concentri sulle questioni che hanno un sentire comune e siano più importanti».

Anche il segretario del Pd Nicola Zingaretti prima di incontrare Fico, ribadisce su Facebook che il suo nome secco è Conte, definito «la sola personalità capace di raccogliere i consensi necessari». Una sottolineatura che aveva portato il Pd a spingere fino all’ultimo, anche nel colloquio con Mattarella, per la formula dell’incarico, o almeno pre-incarico, diretto.

Ma il Quirinale vuole che il chiarimento mai seriamente avviato da Giuseppe Conte sia ora guidato da una autorità terza che aiuti a sminare il terreno dai personalismi e dalle polemiche che hanno nel frattempo reso più impervio l’obiettivo. E ora è necessario, aggiunge il leader dem, «sviluppare quel confronto programmatico richiesto da tutti e che noi ci auguriamo sia franco, approfondito e privo di strumentalità e di confusi diversivi e obiettivi politici».

Una crisi che, senza citarlo, Zingaretti continua ad addebitare a Renzi, ricordando «la distanza ormai quasi insopportabile tra il sentimento degli italiani e le loro preoccupazioni quotidiane e un dibattito politico ai più incomprensibile, chiuso in se stesso, in alcuni casi mosso da soli interessi personali o di partito». Dopo il colloquio con Fico, Zingaretti chiede «lealtà» a tutti gli alleati e «un patto di legislatura», perché, conclude, «a questo punto non si può davvero sbagliare».

Una parola, «lealtà», che poi viene ripresa da Renzi. Che parla del Mes, di cui il M5s aveva chiesto di non parlare, ma usa toni più cauti: «Se sono contrari cercheremo di capire le ragioni e di affrontare tutti i punti in discussione, non solo sul Mes. Se siamo disponibili a trovare soluzioni sul Mes lo siano anche gli altri».
«Leale sostegno per una ripartenza con un governo presieduto da Conte», chiede anche, per Leu, Federico Formaro. Oggi, domenica, si conclude con i rappresentanti dei gruppi misti. Seguirà certamente, stasera o domattina, un nuovo giro di consultazioni, per riuscire, Fico, a riferire, martedì, a Mattarella sull’esito dell’esplorazione.