Attualità

Tensione. Maggioranza ko sul lavoro e Mes, primi scricchiolii nel governo

M. Ias. mercoledì 21 giugno 2023

Il ministro Giorgetti

Giornata nera per la maggioranza e il governo in entrambi i rami del Parlamento, al Senato e alla Camera. A Palazzo Madama, in commissione Bilancio, la maggioranza non riesce ad approvare il parere sui nuovi emendamenti al decreto-lavoro in vista dell'approdo in aula: finisce 10-10 tra le polemiche e le tensioni per l'assenza di Forza Italia, nonostante gli azzurri smentiscano che l'assenza abbia avuto un significato politico. In commissione Esteri alla Camera, invece, piomba un parere del ministero dell'Economia che smentisce "rischi" legati alla ratifica del Mes, scatenando le ire in particolare di Fratelli d'Italia, che ha chiesto l'audizione del ministro Giorgetti.
Lo scivolone al Senato sul lavoro
Le forze che sostengono il governo non sono riuscite ad ottenere la maggioranza in commissione Bilancio al Senato sul parere al nuovo pacchetto di emendamenti (circa una decina). La votazione è finita in pareggio, 10 a 10. Decisiva l'assenza dei senatori di Forza Italia. "Quello che è accaduto in commissione Bilancio non ha alcuna rilevanza politica. Già avevamo annunciato un impegno di gruppo. Il senatore Lotito ed io, componenti della Commissione, siamo sempre presenti e lo eravamo anche oggi, ma siamo arrivati con 15 minuti di ritardo", si giustifica l'azzurro Dario Damiani. Ma le opposizioni non si lasciano scappare l'occasione. Da Conte a Calenda a Schlein, i leader parlano di "maggioranza che si schianta su un provvedimento simbolo". Per il leader di Azione, in particolare, questo sarebbe il "primo segnale" di Forza Italia nell'era berlusconiana. Al Senato, infatti, è forte la componente che fa riferimento alla presidente Licia Ronzulli e che ha una posizione di maggiore smarcamento rispetto al governo. Dal punto di vista dei lavori, la commissione è stata sospesa e poi riconvocata per esprimere un nuovo parere, diversamente gli emendamenti non potrebbero essere votati in aula.
La mossa del Tesoro sul Mef
Chi sa che non sia stata una triangolazione voluta quella tra Giulio Tremonti, presidente della commissione Esteri alla Camera, e Giancarlo Giorgetti, attuale ministro dell'Economia. L'ex titolare del Tesoro dei governi Berlusconi, infatti, ha chiesto al dicastero dell'Economia un parere tecnico sugli eventuali rischi provenienti dalla ratifica del Mes, l'ex fondo Salva-Stati, alla luce del fatto che oggi la commissione è impegnata nella discussione sui progetti di legge presentati dal Pd e dal Terzo polo per ratificare il Trattato. Il documento è un dito nell'occhio della maggioranza, e soprattutto di Fdi, il partito della premier Giorgia Meloni, che sinora ha frenato sulla ratifica. Allo stesso tempo, il documento del Tesoro arriva a pochi giorni dal dibattito in aula sulla ratifica, e nel mezzo di una forte polemica europea alla luce del fatto che l'Italia è l'unico Paese a non aver chiuso il dossier.

Il documento del Mef è nei fatti una smentita alla tesi portata avanti sinora dalla maggioranza: "Non si rinvengono nell'accordo modifiche tali da far presumere un peggioramento del rischio legato a suddetta istituzione". "Inoltre - si legge nel parere tecnico del Mef - non si ha notizia che un peggioramento del rischio del Mes sia stato evidenziato da altri soggetti quali le agenzie di rating che hanno invero confermato la più alta valutazione attribuitagli anche dopo la firma degli accordi sulla riforma". Insomma, ratificarlo non rappresenta uno "stigma", come ha detto nelle ultime uscite pubbliche la premier Giorgia Meloni. Tutt'altro, dice il Mef: "Rispetto alle prospettive degli altri Stati membri azionisti del Mes, l'attivazione del supporto (ad uno Stato che ne facesse richiesta ndr) rappresenterebbe, direttamente, una fonte di remunerazione del capitale versato e, indirettamente, un probabile miglioramento delle condizioni di finanziamento sui mercati".

Dalla ratifica dell'accordo sul Mes, prosegue il Tesoro, "per quanto riguarda gli effetti diretti sulle grandezze di finanza pubblica non discendono nuovi o maggiori oneri rispetto a quelli autorizzati in occasione della ratifica del trattato istitutivo del Meccanismo europeo di stabilità del 2012". "Con riferimento ad eventuali effetti indiretti, in linea generale, questi appaiono di difficile valutazione. Essi - prosegue il documento - potrebbero astrattamente presentarsi qualora le modifiche apportate con l'accordo rendessero il Mes più rischioso e quindi maggiormente probabile la riduzione del capitale versato o la richiesta di pagamento delle quote non versate del capitale autorizzato".
In commissione Esteri la lettura del parere ha scatenato un terremoto politico. I primi firmatari dei due progetti di legge per la ratifica, il dem Piero De Luca e il terzopolista Luigi Marattini, non hanno dubbi: "Il governo non ha più alibi, sconfessate le tesi sovraniste". Insomma, dem e Azione-Iv ora provano a portare la divisione nella maggioranza sin dentro l'aula parlamentare.
Ma la ripercussione maggiore è nella maggioranza: oggi in commissione erano previste votazioni, ma alla fine si è deciso per un rinvio di 24 ore per non rendere palese la spaccatura tra il Tesoro e le forze politiche che sostengono l'esecutivo. Tuttavia, Fdi è sul piede di guerra e ha annunciato che la commissione Esteri vuole ascoltare il parere del Mef dalla viva voce del ministro Giancarlo Giorgetti.