Attualità

Lampioni comandati con sms E in Liguria si spegne di notte. Meno luce in città?

Antonio Giorgi mercoledì 4 marzo 2009
L’ illuminazione pubblica? L’accendo io, ma solo e quando mi serve, e per il tempo che mi serve. Mentre l’Ita­lia non intende restare al palo nella corsa al risparmio energetico e alla riduzione dell’in­quinamento luminoso (è di questi giorni la notizia che la Regione Liguria sta lavorando ad una norma che imporrà tra l’altro di spe­gnere tutte le insegne dopo la mezzanotte e di abbassare del 30 per cento l’intensità del fa­scio di luce irradiato dalle lampade stradali tra la mezzanotte e le cinque del mattino), parte dalla Germania settentrionale un pro­cesso in grado di rivoluzionare i sistemi di il­luminazione. Soprattutto nei piccoli centri e nelle aree urbane a bassa densità abitativa, là dove l’uomo potrà comandare direttamente i fanali attorno a casa sua sottraendone il go­verno ad un apparato centralizzato. Non si tratta di tornare alla ottocentesca illu­minazione a gas. Allora era la mano di un ad­detto che ogni sera provvedeva all’accensio­ne dei singoli lampioni e il mattino successi­vo li spegneva, ma oggi entrano in gioco l’e­lettronica e la telefonia mobile, con risultati davvero incoraggianti, tanto che già altri Pae­si dell’Unione guardano con interesse alla pio­nieristica iniziativa tedesca. Di essa presto si occuperanno anche le autorità di Bruxelles. Il borgomastro di Lemgo, cittadina del Land Nord Reno-Westfalia al centro del triangolo Hannover-Paderborn-Osnabrueck, 40mila a­bitanti, era scettico quando il signor Dieter Grote gli chiese udienza per proporgli il pro­getto che aveva elaborato: un sistema di ac­censione dell’illuminazione stradale pilotato dall’invio di un sms da cellulare. Herr Grote insistette e alla fine la municipalità decise di provare. Il test effettuato per circa un anno ha avuto un effetto immediato sulle finanze locali, sgra­vate di 70mila euro di costi di energia elettri­ca. E la luce? La luce in strada c’è, con un sms (50 centesimi di costo) o una telefonata il cit­tadino indica il percorso desiderato, lungo il quale si attiveranno i lampioni per una quin­dicina di minuti, tempo più che sufficiente per il viaggio. Provvede a tutto il computer de­stinatario dell’sms, il cervello del servizio of­ferto da un’azienda specializzata che si chia­ma Dial4Light, 'componi il numero per ac­cendere la luce'. Soddisfatto il Comune e fe­lici molti cittadini che pagheranno meno tas­se locali, mentre progetti-fotocopia vengono esaminati nelle città di Schwelemtrup-Doern­trup e di Rahden. Non si nascondo comunque i problemi: il co­sto a carico dei singoli, la difficoltà per gli an­ziani, il rischio che qualcuno circoli al buio per non pagare, o che si esca meno la sera per risparmiare, riducendo il giro d’affari dei ri­storanti e dei bar... L’illuminazione pubblica su misura e su ri­chiesta può rappresentare comunque una delle nuove frontiere per la città nella quale l’attenzione al risparmio energetico, esigen­za primaria in tempi di crisi economica, si co­niuga alla necessità di ridurre l’in­quinamento luminoso, proble­ma portato all’attenzione dell’o­pinione pubblica e delle autorità politiche in questo 2009 dichia­rato Anno internazionale dell’a­stronomia. Senza però compro­mettere la sicurezza di chi la città percorre anche di notte. Dati alla mano, ad ogni cittadino europeo l’illuminazione pubbli­ca costa una ventina di euro l’an­no, mentre le pubbliche amministrazioni vi destinano il 30- 40% della spesa energetica complessiva. In Italia il 15-20% dei consumi elettrici – calcola Confindustria – se ne va per dare luce a strade e piazze. E il fabbisogno cre­sce del 5% ogni dodici mesi causa il prolife­rare di nuove arterie, nuovi svincoli, nuove ro­tatorie. Né va trascurata in tale contesto la cro­nica gracilità del nostro sistema energetico: nel 2010 il consumo nazionale di elettricità sarà pari a 400 miliardi di kiloWatt/ora, il 60 per cento in più rispetto al 1994. Per inciso, la defunta centrale nucleare di Caorso con i suoi 840 megaWatt di potenza installata garantiva 6 miliardi di kiloWatt/ora annui. Questo per capire la dimensione del problema. Cominciare a tagliare l’illuminazione strada­le per consumare meno? Diciamo razionaliz­zare, più che ridurre. Non saranno buie e spet­trali le città se si perfeziona la tecnologia del­le lampade, si applicano sensori che regola­no il flusso luminoso in relazione all’intensità delle tenebre (pensiamo alle notti di plenilu- nio), si modificano i proiettori, i riflettori e i corpi esterni dei punti luce, così da evitare la dispersione verso l’alto di un buon terzo del fascio luminoso, come capita attualmente. In attesa che vengano sperimentate nel conte­sto italiano ed eventualmente introdotte le innovazioni adottate a Lemgo (non certo ap­plicabili su larga scala, ma utili su determi­nate porzioni delle aree urbane), comincia a diffondersi la sostituzione delle lampade a scarica di gas con i led, quei minuscoli pun­tini luccicanti che ben conosciamo essendo presenti su quasi tutti gli elettrodomestici di casa. A parità di resa luminosa i led consentono un risparmio energetico del 50%, e si capisce al­lora come molte amministrazioni comunali siano interessate a rinnovare i punti luci do­po che i costi dell’illuminazione pubblica si sono impennati di un buon terzo in un anno. Torraca, provincia di Salerno, 1.400 abitanti, vantava nel 2007 il primato della tecnologia led lungo le strade. Solza, provincia di Berga­mo, paese natale del Colleoni, approfittando di un bando della regione Lombardia proget­ta la sostituzione di tutte le lampade con i led, spesa di 350mila euro, contributo regionale dell’80%. Ma sono decine ormai i Comuni che speri­mentano una innovazione che porterà al pen­sionamento delle lampadine di vecchio stam­po, così si spenderà meno e si potrà osserva­re meglio il cielo. Gli annunciati provvedi­menti della Regione Liguria, che l’assessore all’Ambiente Franco Zunino vuole rendere vincolanti per tutti i Comuni, prevedono in­fatti la diffusione dell’impiego di lampade a ri­sparmio energetico, nonché il divieto di proiettare fasci luminosi verso l’alto. Ma città meno illuminate o illuminate in ma­niera diversa non saranno meno sicure? Phi­lippe Camellini, esperto di urbanistica e di go­verno del territorio, consulente di ammini­strazioni pubbliche nonché di varie aziende di illuminotecnica, tranquillizza. «È questio­ne di qualità e non di quantità del flusso lu­minoso », spiega. «Se la luce va in alto anziché verso il suolo, oppure è indirizzata male, op­pure dà origine a riverberi e abbagliamenti, non ci siamo. Possono derivarne incidenti. Quanto alla domanda di fondo, si può evi­denziare un dato inoppugnabile: negli ultimi anni l’illuminazione è enormemente aumen­tata in tutte le città europee, ma a quanto pa­re non si può dire lo stesso per la sicurezza. È chiaro che qualcosa non torna».