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Cop29 a Baku. Meloni accelera sul nucleare. A che punto è l'Italia?

Massimo Chiari mercoledì 13 novembre 2024

La premier Meloni a Baku

«Dobbiamo avere una visione globale realistica... La popolazione mondiale raggiungerà gli 8,5 miliardi entro il 2030 e il Pil globale raddoppierà nel prossimo decennio... Tutto questo aumenterà il consumo di energia, anche per il crescente fabbisogno richiesto dallo sviluppo dell'Intelligenza Artificiale...». Giorgia Meloni parte da lontano, ma arriva presto al punto: «Abbiamo bisogno di un mix energetico equilibrato per migliorare il processo di transizione. Dobbiamo utilizzare tutte le tecnologie a disposizione, non solo rinnovabili, ma anche gas, biocarburanti, idrogeno, cattura della CO2 e, in futuro, il nucleare da fusione che potrebbe produrre energia pulita, sicura e illimitata». La presidente del Consiglio (è in volo per rientrare in Italia) sceglie la Cop29 di Baku, la capitale dell'Azerbaigian, per ribadire la necessità di un approccio «pragmatico e non ideologico» per una transizione energetica «sostenibile», oltre a quella di perseguire la «neutralità tecnologica» utilizzando tutte le soluzioni disponibili, compreso il nucleare. «Rilanciamolo, può cambiare le carte in tavola», ripete la premier. E insiste: «L'Italia è impegnata in prima linea sul nucleare da fusione» e «nell'ambito della nostra Presidenza del G7 abbiamo organizzato la prima riunione del Gruppo mondiale per l'energia da fusione promosso dall'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica». La scelta sembra fatta. «Intendiamo rilanciare questa tecnologia che potrebbe cambiare la storia in quanto può trasformare l'energia da arma geopolitica a risorsa ampiamente accessibile», osserva ancora Meloni rilanciando anche sul fronte di una «nuova diplomazia energetica, che moltiplichi le occasioni di cooperazione tra Nord e Sud del mondo. I nostri destini sono interconnessi, e dalle connessioni energetiche possiamo trarre grandi opportunità, per questo abbiamo voluto che il nesso clima-energia fosse uno dei pilastri del Piano Mattei per l'Africa, la strategia di cooperazione paritaria che l'Italia sta portando avanti».

Si muove il governo. E l'Italia punta a diventare un hub dell'energia nucleare. Il governo Meloni ha invertito la strada, e lavora a una newco a sostegno pubblico per il rilancio del settore. Sono stati avviati i primi confronti con Enel, Leonardo e Ansaldo. Una prima conferma arriva dal ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin: «Enel è la grande azienda che costruì le ultime centrali nucleari in Italia, ha esperienza e conoscenze, capacità di produzione. Idem Ansaldo Nucleare, che ha mantenuto un livello importante. E Leonardo ha un'altissima tecnologia. Questo determina un'opportunità non solo energetica, ma anche economico-produttiva. Può essere un settore manifatturiero importante». L'orizzonte della fusione nucleare è ambizioso. Serviranno 5, forse 10 anni per arrivare a produrre su larga scala energia da fusione nucleare. Dipende dal livello degli investimenti. Intanto Rafael Grossiil, il direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, sottolinea «l'approccio diverso, più dinamico» del governo Meloni, definendo l'Italia il «Paese più nucleare dei Paesi non nucleari». Il governo è compatto. «Abbiamo impresso una svolta sul nucleare pulito e sicuro», rimarca il ministro degli Esteri Antonio Tajani, «perché concilia crescita, politica industriale e lotta al cambiamento climatico».