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La visita. Meloni incontra Xi: «Cina essenziale per dinamiche internazionali»

Eugenio Fatigante, inviato a Pechino lunedì 29 luglio 2024

La premier Meloni con il presidente cinese Xi Jinping

Nel Paese della stabilità da primato di Xi Jinping, da 12 anni al potere, Giorgia Meloni completa il suo percorso da leader del G7 2024 incontrando per 90 minuti uno dei "grandi" della Terra non compreso nel format multilaterale, il leader della Cina appunto, momento-clou di quella che è la più lunga visita di Stato fatta dalla presidente del Consiglio. Evento atteso per la "rigenerazione" dei rapporti fra i due Paesi dopo la rottura morbida, da parte italiana, dell'accordo sostenuto da Pechino nel 2019 per la "Via della seta", sostituito ora da nuove intese politicamente più sostenibili per l'Italia come il Piano d'azione triennale siglato domenica col primo ministro Li Qiang.

La premier, in abito lungo turchese, si presenta alle 5 del pomeriggio alla Diaoyutai State House, storica residenza di più palazzine immerse nel verde usata per ricevere i leader stranieri (sede anche dello storico incontro fra Mao e Nixon nel 1972), e parte col riconoscimento di quanto sia essenziale la relazione con il Paese del Dragone: perché «vi sono insicurezze crescenti nei rapporti internazionali» (insicurezze alimentate anche - va detto - dalle forniture militari cinesi alla Russia che ha aggredito l'Ucraina) e «io credo - afferma Meloni davanti al 71enne Xi - che la Cina è inevitabilmente un interlocutore molto importante per affrontare tutte queste dinamiche», a partire da «stabilità e pace». È il punto di partenza di un rapporto che deve continuare a svilupparsi, quindi, al di là dell'assetto formale che i due governi vorranno darsi. Dall'altra parte del tavolo a cui si sono sedute le due delegazioni (Meloni aveva alla destra l'ambasciatore Massimo Ambrosetti e a sinistra il consigliere diplomatico Fabrizio Saggio) Xi Jinping ha sottolineato a sua volta che servono «prospettive di lungo termine» nei rapporti bilaterali italo-cinesi. Non sono mancati accenni ai due principali conflitti (anche il Medio Oriente) e alle «crescenti tensioni nell'Indo-Pacifico», informa Palazzo Chigi, oltre al governo di questioni di comune interesse come la riforma del Consiglio di sicurezza dell'Onu e l'Intelligenza artificiale, che per Meloni non può esser vista solo come un nuovo fattore di produzione.

Il dialogo deve essere fatto però di ragionamenti condivisi, ha proseguito Meloni, anche su «come garantire un interscambio che continui a essere libero perché, per farlo, abbiamo bisogno soprattutto che rimanga stabile il sistema di regole in cui ci muoviamo». Allusioni anche a quello che rimane un capitolo-chiave di questa partita a due che si gioca nel "campionato globale" e che, precisa Meloni, deve «esplorare nuove forme di cooperazione»: quello della mobilità e delle auto elettriche, che invadono ormai le strade di Pechino e i cui prodotti cinesi sono soggetti, da luglio in Europa, a dazi crescenti fino al 38%. Sullo scacchiere europeo la Cina continua a fare affidamento su un atteggiamento più dialogante da parte italiana, interessata da tempo ad avere un secondo operatore, oltre a Stellantis, capace di garantire quella produzione vicina al milione di veicoli annui necessaria per dare un futuro alla filiera della componentistica auto.
Punti che verranno sviluppati anche nei prossimi mesi, nella cornice di quella amicizia «profonda e antica> fra i due popoli, come Meloni ha ricordato nell'altro momento della giornata che aveva preceduto la visita a Xi (seguita da una cena offerta dal segretario del Partito comunista cinese): l'inaugurazione della mostra "Viaggio di conoscenze", dedicata a Marco Polo nei 700 anni dalla morte, tenuta al World Art Museum assieme al ministro della Cultura cinese. Davanti al bassorilievo che ritrae la millenaria storia cinese fino a Mao e a Deng Xiaoping (e in cui figurano soltanto due stranieri, gli italiani Marco Polo e il gesuita Matteo Ricci), la premier italiana ha declinato una visione a suo modo sovranista del rapporto col più grande paese comunista, affermando che «difendere ciò che siamo è anche lo strumento più efficace che abbiamo per comprendere l'altro» e che quelle due figure ci ricordano che «la storia siamo noi, soprattutto quando non abbiamo paura di osare e non ci lasciamo condizionare dai limiti nei quali gli altri credono». Frasi che si prestano a essere declinate anche nei rapporti recenti del governo Meloni con l'Europa.
Intanto, in una visita segnata finora anche dalle distanze tenute dalla premier coi giornalisti italiani (solo martedì è previsto un punto stampa), ha fatto notizia un video diffuso su TikTok da un sito cinese in cui si vede Meloni, con la figlia Ginevra di 7 anni, riprendere - seguendo le musiche - i festeggiamenti a una festa di compleanno l'altra sera al Yu Xien Du, locale famoso per organizzare delle riproduzioni delle cene imperiali di una volta.