Governo. Meloni: «Non diremo sì a un Patto di stabilità che non possiamo rispettare»
Oltre mezz’ora di domande e risposte, che spaziano dall’azione di governo alla vita privata dove ammette di non avere più tanti segreti perché è «tutta in piazza» e che «delle volte si è parlato senza pietà delle mie questioni personali». Mezz'ora di colloquio in radio per raccontare «l’anno tosto» che sta per finire, per rivendicare la «compattezza» e la «serietà» del governo su dossier come Pnrr, salario minimo, migranti in Albania, Europa, manovra e Patto di stabilità. E per smentire attriti tra i leader della maggioranza e anche per rilanciare il ruolo all’estero della prima premier donna italiana.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni torna a difendere l’operato del governo che presiede in una lunga intervista radiofonica dove sostiene che «non si può dire sì a una riforma del Patto che poi non si può rispettare. Crediamo che un'Europa seria debba tenere in considerazione nelle nuove regole della governance le strategie che si è data. Abbiamo il Pnrr, la transizione energetica, digitale: non si può non tenere conto degli investimenti che l'Europa chiede». Aggiungendo poi che «stiamo facendo del nostro meglio per costruire una sintesi efficace ma ragionevole».
Il salario minimo
La premier parte da una delle questioni più dibattute ultimamente nell’agenda politica, il salario minimo, con una frecciata sia all’opposizione sia ai sindacati. Innanzitutto, Meloni minimizza la bagarre alla Camera sul salario minimo, dove è in corso la discussione del testo di legge. «Un po’ sorrido – dice - M5s e Pd ci dicono che è l'unica cosa che va, ma in dieci anni al governo non l'hanno fatta. Alcuni sindacati che vanno in piazza per rivendicarlo, quando poi vanno a trattare i contratti collettivi accettano cinque euro l'ora, come hanno fatto di recente con il contratto della sicurezza privata. Bisognerebbe essere un po’ coerenti».
L’accordo con l’Albania
Poi la pemier torna sul patto per l’accoglienza dei migranti siglato con il governo di Tirana. Giorgia Meloni lo definisce «innovativo, utile e rappresentare un precedente che si può fare in molte nazioni nel pieno rispetto del diritto internazionale». Ammettendo poi di non sapere «perché la sinistra lo contesti così», forse «perché sperano che non riusciamo a risolvere il problema, cosa che noi contiamo di fare in una realtà in cui ci confrontiamo con flussi senza precedenti».
Ansa
La tenuta del centrodestra
Altro passaggio dell’intervista a Rtl è anche lo stato di salute del centrodestra. «Al di là delle sfumature dei partiti di maggioranza, che sono una ricchezza – sottolinea - c'è coesione di fondo ed è evidente: e penso che quello che siamo riusciti di fare in Italia si debba in qualche maniera tentare di costruirlo anche in Europa». Per il capo del gverno oggi abbiamo una grande occasione, «lo scenario che si potrebbe realizzare è quello in cui in Parlamento europeo si riesce a costruire una maggioranza più compatibile a livello di visione. Potremmo ritrovarci con istituzioni europee in cui l'Italia conta molto di più: è il mio obiettivo, l'obiettivo della maggioranza».
Le riforme costituzionali
Giorgia Meloni, inoltre, torna a difendere la riforma costituzionale che prevede, tra l’altro, l’elezione diretta del premier. «So che ci sarà un sacco di gente che si muoverà contro questo. Faranno di tutto per impedire di approvarla», anche se, aggiunge, le riforme istituzionali rappresentano quelle «dalle quali dipendono tutte le altre» e ritiene che «alla fine si arriverà al referendum, perché vedo molto difficile che si possa trovare un accordo in Parlamento». In quel momento, «chiederemo agli italiani che vogliono fare e saranno gli italiani a decidere se domani vogliono essere padroni di questo destino o se vogliono continuare a farlo fare a chi obiettivamente ha pensato di essere padrone delle istituzioni e non lo è».
La violenza contro le donne
Sul fronte della violenza sulle donne, la premier invita a riflettere su cosa le istituzioni possano fare ancora per rispondere al problema. Tuttavia, Meloni pensa che la giornata di ieri, con il funerale di Giulia Cecchettin, che «potrebbe rappresentare l'inizio di qualcosa di nuovo sul piano culturale», ma invita anche a riflettere sul fatto che «non abbiamo capito quanto il Covid abbia impattato sulle giovani generazioni, anche in termini di capacità di socializzare». Le leggi, gli strumenti per difendere le donne «ci sono - ha aggiunto -. Noi siamo libere, non è normale aver paura di un uomo che dice di amarti: chiamate il 1522 se avete paura, qualcuno vi può aiutare».
Lo scontro con la magistratura
Infine, una precisaione sul presunto scontro tra governo e toghe. «Non vedo alcuno scontro tra politica e magistratura, non potrebbe venire da me, persona di destra con grande rispetto per chi serve lo Stato – ricorda Meloni - Poi in Italia c'è una piccola, piccolissima ma rumorosa parte della magistratura che per ragioni ideologiche ritiene di fare altro rispetto al suo ruolo, disapplicando provvedimenti di un governo che non condivide. Mi ha colpito ancor di più l'Anm: dice che la riforma costituzionale voluta da governo è un attacco alla magistratura, che non viene neanche toccata, e addirittura una deriva antidemocratica».