Attualità

Analisi. Meloni ha vinto o ha perso? Da Bruxelles la premier torna con meno sicurezze

Marco Iasevoli venerdì 28 giugno 2024

La domanda ci accompagnerà per i prossimi giorni: al Consiglio Europeo, astenendosi su Von der Leyen e bocciando gli altri due nomi del pacchetto proposto da popolari, socialisti e liberali, Giorgia Meloni ha vinto o ha perso?

Dal punto di vista europeo, la premier esce sconfitta dal primo round negoziale. I suoi toni duri, la sovrapposizione tra il suo ruolo di capo di governo e capopartito non ha indotto le tre famiglie europeiste - Ppe, S&D, Renew - a rivedere le posizioni su Ecr, il gruppo conservatore che lei presiede, e in generale sulla destra euroscettica.

Dal punto di vista interno, Meloni invece proverà a giocare la carta del "pugno sul tavolo" contro gli accordi precostituiti da famiglie politiche che, a suo dire, hanno "perso le elezioni". E non è detto che la sua narrazione non risulti convincente per una parte del Paese.

Tuttavia, è noto e stranoto che in Europa esiste una sola strada: negoziare con pragmatismo. Difficile dire se la premier abbia commesso errori presa dall'idea di dover introdurre nelle istituzioni europee una sorta di questione identitaria, oppure se sia stata vittima di un "conventio ad excludendum" costruita a tavolino dall'asse franco-tedesco. Di certo "europeisti" non ci si improvvisa, e sul punto forse la premier e Fdi devono aprire una riflessione interna. Anche magari risolvendo definitivamente ambiguità che a Bruxelles e nelle cancellerie continuano a pesare: non ha certo aiutato Meloni il caso di Gioventù nazionale, che si è accavallato ai negoziati europei.

Allo stesso tempo va detto che la trattativa non è finita e che le somme si tirano alla fine. Astenendosi su Von der Leyen, Meloni ha ancora la possibilità di trattare direttamente con VdL il commissario che spetta all'Italia ed eventualmente il sostegno "segreto" di Fratelli d'Italia nell'Europarlamento di Strasburgo. Ma certo quanto accaduto al Consiglio Ue ha reso più complessa la ripresa di una negoziazione "serena".

La vicenda, infine, evidenzia le contraddizioni della maggioranza di governo in Europa: Fi saldamente europeista e popolare, la Lega sovranista e Fdi nel mezzo, sospesa tra Le Pen e Von der Leyen. Su scala europea, anche il gruppo dei Conservatori, Ecr, che Meloni presiede (per quanto tempo ancora?), presenta le stesse contraddizioni interne e potrebbe frantumarsi tra chi converge verso il moderatismo popolare e chi si fa spingere verso le estreme, magari esprimendo delusione per gli equilibrismi della leader di Fdi.

Insomma, si discuterà su "premier forte" o "premier debole": ma i dati oggettivi restituiscono una Meloni che torna da Bruxelles con meno sicurezze, sia interne sia europee. Può ancora uscirne, ma la strategia e la tattica dovranno cambiare.