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Atreju. Meloni a testa bassa contro Schlein e Prodi. E agli alleati: «Basta egoismi»

Redazione romana lunedì 16 dicembre 2024

Quando Giorgia Meloni veste i panni di leader di partito lo stile istituzionale cede il passo al piglio barricadero che ha accompagnato l’ascesa della premier a Palazzo Chigi. Lo dimostra l’intervento di chiusura di Atreju, in cui Meloni attacca a testa bassa la sinistra, rivendica i risultati ottenuti dal suo governo, ma ammonisce anche gli alleati perché la smettano coi litigi e marcino uniti nella coalizione.

«La nostra è una missione e quando la posta è alta non c'è spazio per l'egoismo dei singoli – esordisce la premier parlando ai colleghi del centrodestra –. Stiamo compiendo un cammino splendido insieme in questi anni e sono certa che lo faremo insieme per molti anni a venire, perché la stabilità di questo esecutivo è data dalla compattezza della sua maggioranza. L'anno che verrà sarà quello delle riforme che spaventano molti, andremo avanti sul premierato, così temuto dai campioni olimpici dei giochi di Palazzo, sull'autonomia differenziata, sulla riforma fiscale e sulla riforma della giustizia».

Ma, come detto, il bersaglio scelto per infiammare la platea del Circo massimo è la sinistra a cominciare dalla segretaria del Pd, ma non risparmia neanche Romano Prodi: «A Schlein si inceppa la lingua quando deve dire la parola Stellantis», accusa Meloni, che respinge al mittente anche le accuse di aver sforbiciato le risorse destinate alla sanità: «136 miliardi e mezzo di euro, è il fondo più alto mai stanziato... La calcolatrice serve a voi, con quale faccia e dignità parlate?». A Prodi invece rimprovera di averla accusata di sudditanza verso la Ue: «Quando ho letto questi improperi isterici di Prodi ho brindato alla mia salute. Siamo ancora dalla parte giusta della storia. Dalla svendita dell'Iri fino a come l'Italia è entrata nell'euro, all'accordo nel Wto, Prodi dimostra che di obbedienza se ne intende parecchio. Noi siamo all'opposto». E infine il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini: «La verità è che gli scioperi non li organizza per aiutare i lavoratori ma per aiutare la sinistra» e con il suo «incitamento alla rivolta sociale» ha utilizzato «toni che non hanno precedenti nella storia del sindacato italiano: se li avessimo utilizzati noi - ironizza Meloni - sarebbero arrivati i caschi blu dell'Onu».

Schlein non è rimasta a guardare e ha replicato con durezza alle accuse della premier, dipingendola come «arroccata tra il palazzo e la festa di partito» e «lontana dal Paese reale». «Mentre le famiglie fanno i conti con il caro vita, coi salari bassi e le pensioni povere, la Presidente del Consiglio parla a una platea chiusa incalza la leader dem - ripetendo slogan che non rispondono alle vere priorità degli italiani. Questo governo dimostra ogni giorno di non conoscere più il Paese che dovrebbe rappresentare, preferendo celebrare se stesso invece di affrontare le sfide che milioni di cittadini vivono quotidianamente. Ad Atreju va in scena il favoloso mondo di “Ameloni”, con trovate propagandistiche che raccontano che il Paese va a gonfie vele. Esiste il suo mondo fatato, esiste il mondo immaginario di Meloni e poi esiste la vita vera, fatta di difficoltà degli italiani, non siamo nel regno di Fantasia e più che il coraggio di Atreju, si vede il dilagare il vostro nulla».