La visita. Addio Trump, patto Meloni-Biden su Kiev, Nato e Africa. Il nodo-Cina
Meloni e Biden nelle Studio Ovale
UN'ORA DI BILATERALE CON BIDEN
All'ingresso dello Studio Ovale riservato ai giornalisti, su un mobile in legno scuro Joe Biden mostra una foto con la figlia, una con Barack Obama e in mezzo un trenino giocattolo azzurro col suo nome. Il clima è familiare. L'accoglienza per Giorgia Meloni anche. Il consueto breve colloquio aperto ai cronisti si dilunga qualche minuto più del solito. Il presidente Usa fa le condoglianze all'Italia per le vittime del maltempo e degli incendi, e chiede di rafforzare i legami economici, di dare un "boost" alle relazioni commerciali. La premier italiana sorride, come a dire "siamo qui". E non perde l'occasione di rivendicare il principale obiettivo della sua visita negli Usa: "In tempi difficili sappiamo chi sono i nostri amici e credo che le nostre Nazioni abbiano dimostrato che possono contare l'una sull'altra più di quanto qualcuno pensasse". "Le nostre relazioni vanno al di là dei governi", prosegue la premier che poi cala l'asso: "La resistenza dell'Ucraina allontana una guerra mondiale. Chi vuole la pace sostiene Kiev".
Una tenuta sulla linea atlantica che Biden premia con un'apertura sull'Africa e sull'agenda del G7 italiano del 2024. Roma riceve dall'amministrazione Usa rassicurazioni sull'impegno della Nato sul fronte Sud. Per Meloni, un tassello essenziale del cosiddetto piano Mattei per l'Africa, nell'ottica della stabilizzazione. Mentre sull'abbandono italiano della Via della Seta cinese, Biden non affonda il colpo. È piuttosto Meloni a rassicurare l'alleato americano affermando la necessità di "un commercio globale libero ma corretto" e chiedendo a Washington "dialogo" con l'Ue per evitare conflitti tra i sistemi industriali. L'Occidente dovrà proteggersi e all'Italia serve una mano non solo su gas ed energia, ma anche su chip e semiconduttori. E Biden non si tira indietro. Del sovranismo che fu della leader italiana resta solo un prudente passaggio sul "bilanciamento tra apertura e interessi nazionali". Nel complesso, il bilaterale con Biden è durato circa un'ora. Al capitolo "note dolenti", da registrare la polemica dei media americani sulla mancata conferenza stampa congiunta. È un'accusa all'amministrazione Usa ma ne resta coinvolta anche la delegazione italiana, che invece ha organizzato, dopo il bilaterale, una conferenza stampa di Meloni presso l'ambasciata di Roma svoltasi mentre in Italia è già notte.
IMBARAZZO SU TRUMP, VISITA IN CINA E LGBTQ+: LA CONFERENZA STAMPA DELLA PREMIER
Dopo il bilaterale con il presidente Biden, quando in Italia era già notte, Meloni ha tenuto una conferenza stampa con i giornalisti italiani presso l'ambasciata di Roma a Washington, motivo di polemica da parte dei media americani. "Figuratevi se rifiutavo una conferenza con Biden...", dice la premier su una questione che sembra riguardare i rapporti tra stampa e amministrazione Usa.
Nel colloquio con la stampa italiana, Meloni ha ribadito i temi centrali del dialogo con Biden - Ucraina, Africa, fianco sud della Nato, Tunisia -, ha confermato l'atteggiamento "positivo" e "pragmatico" di Biden sull'agenda italiana per il Mediterraneo e ha specificato i comparti industruali di possibile cooperazione rafforzata: intelligenza artificiale, difesa, aerospazio. "Le imprese italiane non vanno penalizzate", chiede Meloni in riferimento alle conseguenze del conflitto e all'evoluzione dei rapporti con la Cina.
Sulla Cina, Meloni ha preso tempo, ricordando che la decisione sulla rinuncia o meno all'intesa sulla Via della Seta avverrà come previsto "entro dicembre" e che gli Usa non starebbero facendo pressioni dirette. In ogni caso, annuncia la premier, quella a Pechino sarà "sicuramente una delle prossime tappe".
La premier ha poi negato di aver ricevuto domande sui diritti Lgbtq+ da Biden e dai deputati incontrati in mattinata. Il presidente Usa ha fatto "un accenno" al tema in senso generale, come questione divisiva nelle opinioni pubbliche. "Sulla trascrizione dei figli - ribadisce - non abbiamo cambiato nessuna legge". E la legge sul reato universale di utero in affitto "è di natura parlamentare".
Alla domanda sui precedenti rapporti con Trump, la premier schiva: "Sono in evidente sintonia con i Repubblicani ma ciò non mi impedisce di avere relazioni positive con i leader dei Paesi partner. D'altra parte anche Trump aveva rapporti con leader italiani non esattamente repubblicani". Una risposta con cui cerca di accantonare il recente passato in cui, da leader FdI, considerava l'ex presidente americano "un modello". Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti. C'è stato l'assalto dei trumpiani a Capitol Hill. E Meloni ora è premier, non solo una capo-partito. Da Trump, come da Le Pen, ha preso le distanze soprattutto per le posizioni sull'Ucraina.
E quindi rapporti solidi con Biden, che le ha detto, riferisce Meloni: "La prima volta che ti ho visto mi sembrava di conoscerti da molto tempo". Ma nel contesto della Casa Bianca, assicura la premier, "non mi sono sentita Cenerentola".
LA DOPPIA TAPPA AL CONGRESSO
Kiev in ogni caso è il filo rosso della missione. Le intenzioni italiane sono chiare sin dalle dichiarazioni congiunte rese da Meloni con lo speaker della Camera dei rappresentanti, il repubblicano Kevin McCarthy, portatore di una linea sull'Ucraina diversa da quella di Donald Trump. McCarthy non risparmia elogi, spiega che Meloni è "the most impressive leader", la leader che più l'ha colpito. Per la posizione assunta su Kiev e per il freno posto "alla crescente aggressione della Cina comunista". Ma anche e soprattutto per "la strategia che guarda al futuro e non al passato". Un assist per la premier che dagli Usa vuole costruire il suo futuro politico e mettersi alle spalle pezzi meno "impressive" del suo curriculum politico. "L'Occidente è unito nel difendere un mondo basato sulle regole, perché in un mondo che non rispetta il diritto internazionale c'è il caos", dice la premier. Mentre dopo, al brindisi con i deputati italo-americani, ricorderà la definizione che degli Usa diede Oriana Fallaci: "Un bisogno dell'anima". Nelle dichiarazioni ai cronisti Meloni e McCarthy non manca il tradizionale riferimento al ruolo degli italiani negli States, tra lo speaker che ricorda il nonno Guido Palladini e Meloni che sottolinea l'affresco di Costantino Burmidi che impreziosisce la cupola del Campidoglio di Washington. E anche Biden, accogliendo Meloni nello Studio Ovale, ricorda di essere tra i pochi senza cognome italiano del suo quartiere.
Il punto stampa con McCarthy arriva al termine della seconda tappa di Meloni a Capitol Hill, presso la Camera dei rappresentanti. Al confronto ha partecipato anche la precedente speaker della Camera, la democratica Nancy Pelosi.
La visita istituzionale di Meloni negli Usa inizia alle 10.07 americane quando la premier giunge per la prima tappa al Senato. Alla colazione di lavoro prendono la parola il senatore democratico Chuck Schumer, leader della maggioranza, e il capo dei repubblicani, Mitch McConnell, mercoledì colto da un malore che l'ha immobilizzato e ammutolito per 20 secondi mentre stava rendendo dichiarazioni pubbliche. Il mood della staff meloniano è mostrare l'interesse dei democrat per la premier. Per questo motivo si sottolinea l'intervento, durante i colloqui al Senato, del presidente della Commissione esteri, Bob Menendez, che ha considerato "impressive", ancora questo aggettivo, il lavoro diplomatico di Roma in Africa.
LA CONCLUSIONE DELLA MISSIONE
In serata la premier ha cenato con una delegazione di imprenditori e deputati al famoso Cafè Milano a Georgetown. Oggi il programma prevede la visita all'iconico Cimitero militare di Arlington. Poi in serata, presso la residenza dell'ambasciata italiana a Washington, cena aperta ai dirigenti di importanti compagnie del digitale come Spotify, Amazon e Microsoft. Partecipa una delegazione del Dipartimento di Stato americano.