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Il caso. Dossier dagli Usa: «Soldi russi a partiti»

Angelo Picariello mercoledì 14 settembre 2022

Proprio mentre Giorgia Meloni, intervistata dal Washington Post, manda messaggi rassicuranti oltreoceano, dagli Stati Uniti esplode in piena campagna elettorale il caso dei finanziamenti russi, per 300 milioni, a «venti Paesi europei», che crea imbarazzi nel centrodestra. Tutto il resto dello schieramento va sulle barricate e chiede chiarezza, in Italia, prima del voto. Interviene anche Fdi. E Matteo Salvini minaccia querele.

«Non mi considero una minaccia, una persona mostruosa o pericolosa. Mi considero una persona molto seria e penso che sia con serietà che dobbiamo rispondere agli attacchi che ci stanno muovendo», erano state le parole della leader di Fdi al prestigioso quotidiano americano. «Non nego di aver criticato l’Ue e spesso le sue priorità, ma forse in alcuni casi non ci siamo sbagliati», dice Meloni al Washington Post. Le chiedono se pensa già all’investitura, lei disegna uno scenario da elezione diretta. «Se gli italiani dovessero decidere di assegnare a Fratelli d’Italia un risultato che suonasse come un 'vogliamo Giorgia Meloni premier', allora io sarei il premier. Tenendo presente - precisa - che la decisione ultima compete al Presidente della Repubblica». Ma difende lo schema dell’investitura popolare: «Non capisco perché un presidente del Consiglio nominato sulla base di un chiaro consenso popolare debba rappresentare un problema per qualcuno».

Ma intanto proprio ieri è trapelata dalla capitale federale Usa una notizia che infiamma ulteriormente la polemica politica in Italia: la Russia avrebbe trasferito segretamente oltre 300 milioni di dollari a partiti politici, dirigenti e politici stranieri in oltre una ventina di Paesi a partire dal 2014. Ad affermarlo non meglio precisati alti dirigenti Usa sulla base di accertamenti dell’intelligence americana. «La cosa non mi stupisce perché c’era una tradizione antica da parte loro», è intervenuto per primo Guido Crosetto di Fdi. «Però vorrei sapere i nomi, se esistono, di eventuali beneficiati italiani. Perché - incalza - è alto tradimento».

Ed è curioso, alla luce dei rapporti opachi con Mosca di cui è accusata da tempo la Lega, che a cogliere la palla al balzo per primo sia un esponente del centrodestra. e segnatamente di Fdi, il partito che con Adolfo Urso, peraltro, detiene la presidenza del Comitato di controllo sui Servizi. Ma ecco subito Lia Quartapelle, responsabile esteri del Pd, intervenire per chiedere «a tutti i partiti politici italiani di assicurare la propria estraneità a questi finanziamenti». E a tarda sera, a Carta bianca interviene Enrico Letta: «Gli italiani prima di andare al voto è necessario che sappiano se partiti politici di questo Paese siano stati finanziati da una potenza, la Russia, che oggi è contro l’Europa, ha invaso l’Europa. Chiediamo al governo di dare le informazioni, che il Copasir intervenga: è fondamentale che l’opinione pubblica sappia se ci sono partiti politici che hanno preso posizioni di sostegno alla Russia perché sono stati pagati dalla Russia». E poi Letta rincara la dose via Twitter: «Sarebbe di una gravità inaudita. Il governo faccia chiarezza. E si convochi subito il Copasir. Prima del voto gli italiani devono sapere nomi, importi e tempi di questi finanziamenti». Lo stesso chiede anche il M5s, che è intervenuto con una nota, in nottata, per chiedere che «il Copasir indaghi e faccia chiarezza».

Ci mette un po' la Russia per abbozzare una reazione, che però dice poco: «Commentino gli Usa che hanno difuso la notizia», sono le uniche parole che trapelano da fonti dell'ambasciata. «L'intelligence americana quando ci racconterà quanto spende per i politici italiani?», è la replica invece della portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.

Giorgia Meloni era tornata ad attaccare il Pd accusandolo di «restare in silenzio nei confronti di Berlino. Non gli resta che parlare di noi - ironizza -. Non possono dire come risolleveranno l’Italia dopo dieci anni in cui non hanno saputo fare niente. Nel programma del Pd c’è scritto 'Giorgia Meloni'». Sulla vicenda dei fondi russi è tornata invece stamattina, la leader di Fdi: «Facciamo un sacco di dibattiti su cose che non esistono», ha detto probabilmente riferendosi alla dichiarazione del presidente del Copasir Urso che, in missione proprio negli Usa, assicura che nel dossier dell'intelligence americana «al momento non esistono notizie che riguardano l'Italia. Così ci è stato detto», aggiunge, annunciando che oggi stesso, fra gli altri, ha in programma un incontro con con il presidente della Commissione intelligence del Senato americano. Poi fa sapere: «Ho convocato una riunione del Copasir venerdì perché sono convinto che da qui a due giorni avremo più informazioni». Una situazione quindi ancora per niente chiara. «Il dossier potrebbe non essere uno», interviene il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. «Il presidente Urso fa una dichiarazione molto cauta, non esistono affermazioni di assoluta certezza. Dobbiamo fare una commissione d'inchiesta e vedere se c'è qualcuno che ci ha venduto a Putin», dice il ministrod egli Esteri. «Se ci sono partiti che hanno preso soldi da Putin, probabilmente sono quei partiti che ci hanno resi dipendenti dal suo gas», azzarda il leader di Impegno Civico.
Ma sul caso Matteo Salvini era stato chiamato in causa esplicitamente dal coordinatore dei sindaci del Pd Matteo Ricci: «Sono anni che la Russia cerca di influenzare le elezioni in Occidente e in Italia aveva scommesso particolarmente sulla Lega», ricorda il primo cittadino di Pesaro. «Solo il Pd garantisce di non prendere soldi dall’estero», si inserisce Enrico Borghi, della segreteria dem. Ma Salvini, tirato in ballo, sbotta: «Basta falsità, ora querelo», avverte, evocando i finanziamenti russi al Partito comunista come «unica certezza». E insiste sul caro energia: «Servono subito 30 miliardi di debito per salvare milioni di posti di lavoro.

Qua rischiamo di vincere le elezioni ma di ereditare un Paese in ginocchio. Faccio appello a Letta e a Meloni, firmiamo subito il decreto». Ma la leader di Fdi guarda soprattutto alle compatibilità di bilancio e frena anche sulla flat tax: «Siamo d’accordo sul principio ma credo che bisogna fare attenzione alle casse dello Stato, non si trovano in un momento buono».