La Cassazione ha confermato la condanna a quattro anni di reclusione (tre erano già coperti da indulto) per frode fiscale che era stata inflitta a Silvio Berlusconi in secondo grado. Rinviata invece alla Corte d'appello la decisione sull'interdizione di cinque anni dai pubblici uffici, che dovrà essere ridefinita e ridotta, come aveva chiesto anche il procuratore generale Mura nella sua requisitoria. Berlusconi non andrà comunque in carcere perché ultrasettantenne. Per lui si profila una doppia possibilità, gli arresti domiciliari o l'affidamento ai servizi sociali. La sentenza definitiva sul processo Mediaset è arrivata dopo oltre sei ore di camera di consiglio. L'ex premier ha atteso il verdetto a Palazzo Grazioli, dove è stato raggiunto anche dai figli Marina e Piersilvio, nonché dagli avvocati Ghedini e Coppi e dal vicepremier Angelino Alfano. Tutti insieme hanno assistito in diretta televisiva alla lettura della decisione dei giudici. Fuori dal palazzo della Cassazione si è radunata una piccola folla di manifestanti, mentre Palazzo Grazioli è stato isolato dalle forze dell'ordine. I sostenitori di Berlusconi sono esplosi inizialmente in un boato di gioia: alcuni avevano male interpretato la sentenza. Poi si sono resi conto che la Cassazione aveva annullato solo la pena accessoria ma confermato quella principale.La Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi di Daniele Lorenzano, Gabriella Galetto e Frank Agrama, coimputati di Berlusconi nel processo Mediaset. Nei loro confronti, dunque, la sentenza di condanna d'appello diventa definitiva.
Pur non commentando la sentenza pronunciata dalla Corte di Cassazione nei confronti di Silvio Berlusconi, il procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati, ha sottolineato che "la pena principale è definitiva e subito eseguibile."La strada maestra da seguire è sempre stata quella della fiducia e del rispetto verso la magistratura, che è chiamata a indagare e giudicare in piena autonomia e indipendenza alla luce di principi costituzionali e secondo le procedure di legge". Lo dichiara il Presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano che aggiunge: "In questa occasione attorno al processo in Cassazione per il caso Mediaset e all'attesa della sentenza, il clima è stato più rispettoso e disteso che in occasione di altri procedimenti in cui era coinvolto l'on. Berlusconi. E penso che ciò sia stato positivo per tutti. Ritengo ed auspico che possano ora aprirsi condizioni più favorevoli per l'esame, in Parlamento, di quei problemi relativi all'amministrazione della giustizia, già efficacemente prospettati nella relazione del gruppo di lavoro da me istituito il 30 marzo scorso. Per uscire dalla crisi in cui si trova e per darsi una nuova prospettiva di sviluppo, il Paese ha bisogno di ritrovare serenità e coesione su temi istituzionali di cruciale importanza che lo hanno visto per troppi anni aspramente diviso e impotente a riformarsi".Sul suo Blog è pronta la reazione di
Beppe Grillo: "Berlusconi è morto. Viva Berlusconi! La sua condanna è come la caduta del Muro di Berlino nel 1989". Non sarà il Pdl a "piangere" la fine di Silvio Berlusconi, sancita dalla sentenza Mediaset, ma il Pd. Ora, ha spiegato, il Partito democratico "è senza stampelle"."Per quanto ci riguarda, questa sentenza va non solo come è naturale rispettata, ma va eseguita e resa applicabile". Così
Guglielmo Epifani ha commentato la sentenza della Cassazione sul caso Mediaset. "Nel caso in cui ci fosse bisogno, a questo si uniformeranno i nostri gruppi parlamentari", ha chiarito il segretario del Pd. "La sentenza della Cassazione non dà serenità al nostro Paese, che avrebbe un bisogno assoluto di stabilità di governo e di riconciliazione nazionale". Lo afferma
Sandro Bondi del Pdl. "Toccherà alle forze politiche più responsabili e alle istituzioni più coscienti della gravità della situazione, agire per non far precipitare l'Italia in un pericoloso vicolo cieco e di mantenere aperta una prospettiva di tenuta dello Stato e della democrazia. Sono sicuro che il presidente Silvio Berlusconi saprà, nonostante questa ulteriore e immotivata sofferenza che gli hanno inflitto, perseverare nel rappresentare le ragioni e le speranze di quegli italiani che vogliono vivere in un Paese civile, giusto e democratico", conclude.