Coronavirus. Maturità, il D-day sarà il 18 maggio: se la scuola non riapre, esame orale
Il mezzo milione di candidati alla Maturità 2020 segni in rosso la data del 18 maggio. È questo il D-day da cui dipenderà il programma dell’Esame di Stato, così come stabilito dal decreto messo a punto dal ministero dell’Istruzione, che sarà approvato dal Consiglio dei ministri già nella riunione di oggi o, al più tardi, in quella di domenica. Se le scuole riapriranno entro il 18 maggio, la Maturità si svolgerà secondo le modalità tradizionali.
Unica eccezione, già comunicata la scorsa settimana dalla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, la composizione della Commissione esaminatrice, che sarà formata soltanto da membri interni, con il presidente come unico membro esterno. Anche la seconda prova scritta sarà modificata e non sarà più uguale per tutti sull’intero territorio nazionale (naturalmente, a seconda degli indirizzi di studio), ma diventerà d’istituto. Saranno cioè le singole commissioni a predisporre le tracce della prova.
Se, invece, le scuole non dovessero riaprire (eventualità, al momento, altamente probabile, visto che si dovrebbero autorizzare gli spostamenti di oltre 10 milioni di persone), l’esame di Maturità si risolverebbe in un unico colloquio orale. Secondo due modalità: online o in presenza. In questo secondo caso, spiegano dal ministero di viale Trastevere, i candidati saranno convocati a scuola a piccoli gruppi, per garantire le misure di distanziamento sociale e le altre precauzioni contro la diffusione del coronavirus.
Il decreto che arriverà sul tavolo del governo, prevede anche che tutti i candidati siano comunque ammessi. L’anno scorso la quota di ammissione è stata del 96% e, in questo modo, spiegano dal Ministero, si vuole «dare a tutti l’opportunità di sostenere l’Esame », anche in considerazione del fatto che buona parte del secondo quadrimestre (se non tutto) è stato svolto secondo la modalità della didattica a distanza. Sarà comunque un «esame serio », assicurano gli stretti collaboratori della ministra. Inoltre, l’alternanza scuola lavoro non sarà requisito per accedere all’Esame, ma le esperienze maturate nei Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento costituiranno comunque parte del colloquio.
Non sarà, invece, criterio di ammissione lo svolgimento della prova Invalsi. Non verrà tenuto conto, in ogni caso, del monte ore di presenza, dei debiti formativi e delle sanzioni disciplinari. Molto semplificati gli esami di terza media, che nel caso di prosieguo a lungo dell’emergenza coronavirus, potrebbero prevedere l’eliminazione di una o più prove o la rimodulazione delle modalità di attribuzione del voto finale fino addirittura alla sostituzione dell’esame con la valutazione finale da parte del consiglio di classe. Anche chi non dovrà sostenere gli esami sarà comunque valutato, perché con il nuovo decreto la «didattica a distanza diventa obbligatoria».
Nessuno sarà bocciato a giugno, ma «per chi è rimasto indietro, il recupero si sposta sull’anno successivo, nelle prime settimane di settembre», sottolineano dal Ministero. In pratica, tutti riceveranno una «pagella vera» e «nessun voto sarà regalato». Dal 1° settembre e fino a un massimo di tre settimane, chi avrà dei “debiti formativi” sarà chiamato a frequentare dei corsi di recupero per «consolidare gli apprendimenti » prima di incominciare il nuovo anno scolastico.