Editoria. Matteo Renzi non lascia e raddoppia: è il nuovo direttore de Il Riformista
Dalle retrovie del nascente Terzo polo, dove ha scelto di posizionarsi lasciando i riflettori a Carlo Calenda, alla prima linea dell’informazione. Matteo Renzi assume la direzione de Il Riformista, che guiderà per un anno a partire dal 3 maggio. Lo farà (da direttore “non responsabile”, in quanto non è iscritto all’albo dei giornalisti) senza lasciare la politica e il Parlamento, piuttosto «raddoppiando», per usare le sue stesse parole. D’altronde, dopo il passo di lato promesso al fondatore di Azione, un protagonista nato come lui non poteva restare senza un ruolo di primo piano. A lasciargli il testimone sarà l’attuale direttore, Pietro Sansonetti, che passerà a l’Unità, di nuovo in edicola dal 18 aprile. L’editore è lo stesso, Alfredo Romeo, assolto a gennaio per l’accusa di turbativa d’asta nel caso Consip (in cui era coinvolto anche il padre di Renzi), e che ieri l’ex premier, annunciano il suo nuovo impegno alla Stampa estera – ha definito «un galantuomo».
Per quanto riguarda la futura linea editoriale, è stato lo stesso fondatore di Italia Viva a illustrarla, parlando di un’identità lontana sia dal «sovranismo di Giorgia Meloni» sia dalla «linea politica che ha vinto il congresso del Pd con Elly Schlein» e rimarcando la prevedibile distanza anche «da quella del M5s di Giuseppe Conte». Scontata la continuità con l’approccio garantista impresso da Sansonetti, ma la posizione sulla guerra in Ucraina sarà invece differente («noi siamo per il sostegno»). Il quotidiano però, ha assicurato ancora il senatore fiorentino, non sarà l’organo del Terzo polo, perché «ambisce a essere letto da una parte della maggioranza, il centrodestra riformista, e dall'area del Pd che non si riconosce nella Schlein». Del resto «fra i sovranisti e una sinistra radicale, c'è un mondo, una maggioranza silenziosa, che forse non è maggioranza, ma è sicuramente silenziosa».
Renzi si è poi detto «orgoglioso» di lavorare con Romeo, definendo «quello che è accaduto con la vicenda Consip uno scandalo da parte di alcuni pezzi deviati delle istituzioni».
Rispetto al suo ruolo nel Terzo polo, il futuro direttore del Riformista ha detto di credere ancora ed essere convinto del progetto, aggiungendo che il cammino del partito unico si compirà entro l’anno e che la nuova creatura centrista lo vedrà tra gli iscritti. Calenda, ha poi confidato, ha saputo tutto e anzi è «parso entusiasta» della decisione. «La prima a essere informata della novità», però, è stata Giorgia Meloni, della quale l’ex premier resterà comunque «un fiero oppositore» e a cui non «lascerà passare mezza virgola».
Lo stesso Calenda si è complimentato con Renzi facendogli gli auguri per «l’incarico prestigioso» e garantendo che il suo alleato «è molto bravo a fare questo lavoro». Il leader di Azione si è poi detto «contento» della decisione, ribadendo però che il Riformista non sarà il giornale del nascente partito unico, pur riconoscendo che in passato ha portato avanti «tante battagli di civiltà per il Paese».
Da parte sua Romeo è apparso entusiasta del nuovo corso, così come del ritorno in edicola de l’Unità «giornale storico, fondato da un gigante politico come Antonio Gramsci». La notizia, però, non è stata accolta con lo stesso spirito dagli ex giornalisti del quotidiano, che in una nota firmata dal comitato di redazione assieme alla segretaria generale della Fnsi, Alessandra Costante, hanno ricordato a Renzi la loro «dolorosa vicenda occupazionale».
«È la prima volta – si legge ancora nel comunicato – che un'intera redazione, quella del Riformista, scriverà le pagine della nuova Unità, mentre si darà vita a una nuova redazione che sarà diretta da Matteo Renzi. All'editore Alfredo Romeo e al direttore Piero Sansonetti ricordiamo con forza che la vicenda dell'Unità coincide con la storia di 17 giornalisti e 4 poligrafici licenziati dopo il fallimento. Il tema occupazionale e professionale resta intatto».