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Il leader Pd. Matteo Renzi allarga l'orizzonte: «Riforme non solo in coalizione»

Vincenzo R. Spagnolo mercoledì 18 dicembre 2013
Si dice lieto di «giocare da mediano», se ciò serve a far vincere la squadra di governo e il Paese. Ma nei fatti il neo-segretario del Pd, Matteo Renzi, continua a ricoprire il ruolo di "fantasista" a tutto campo. Per il suo tiro a effetto, stavolta sceglie il "campo" virtuale di Twitter nella periodica sessione di #matteorisponde, la prima da quando è alla guida del Partito democratico. «Siamo pronti a discutere con gli alleati di governo un patto alla tedesca», per decidere cosa fare e in quanto tempo, ma «ovviamente le riforme costituzionali ed elettorali si fanno con tutti coloro che ci stanno». Basta «con gli scherzi, aggiunge, ci sono tanti progetti ma «il punto è se c’è la volontà politica». La ricetta renziana resta quella di una «legge maggioritaria che garantisca l’alternanza e la governabilità». Il modello del «sindaco d’Italia» gli è gradito, ma non disdegnerebbe il ritorno al Mattarellum, «migliore della legge» mutilata dalla sentenza della Consulta. L’importante è la rapidità: «Entro gennaio va licenziato un testo e cercheremo di coinvolgere quante più forze politiche possibile», ripete Renzi, che poi sul fronte delle modifiche costituzionali si dice sicuro del fatto che il Paese approverebbe un eventuale referendum confermativo sulla fine del bicameralismo perfetto, qualora la riforma non dovesse superare il quorum dei due terzi in Parlamento.Il suo "rilancio" arriva nel giorno in cui il capo dello Stato Giorgio Napolitano rinnova l’appello ai partiti per riforme che garantiscano «la continuità e l’efficacia dell’azione» dell’esecutivo e pongano «fine a quella fragilità endemica che ha caratterizzato in passato le sorti di troppi governi». L’idea di una condivisione "ampia" non dispiace al Colle, che nei giorni scorsi aveva lanciato a Forza Italia un invito esplicito a partecipare. E dopo l’apertura del segretario del Pd, nel partito di Silvio Berlusconi la porta resta aperta, come conferma l’assenso dell’ex ministro Maria Stella Gelmini, «perché le riforme non possono essere partorite dalla sola maggioranza». Più affilata la schermaglia con il M5S, che risponde picche: «È solo propaganda, non vuole raggiungere un accordo concreto», replica il senatore Michele Giarrusso. E comunque, su un altro fronte pop, quello dei tagli ai costi della politica, Renzi continua a sfidarli: «Non faccio una proposta di scambio, firmino per risparmiare un miliardo» tramutando il Senato in una Camera delle autonomie locali, «altrimenti mi viene il dubbio che vogliano solo polemizzare col Pd». Quanto al partner principale di governo, il Nuovo Centrodestra, Renato Schifani fa sapere che «l’intesa dovrebbe restare dentro la maggioranza». Ma Renzi e Angelino Alfano potrebbero confrontarsi già oggi, a margine della presentazione di un libro di Bruno Vespa. Il premier Enrico Letta non ci sarà (volerà a Bruxelles) ma non è escluso che presto possa convocare un incontro a tre in vista del patto di governo.