"
L'egoismo è al di fuori dai valori dell'Unione. Ci vuole meno egoismo per dare ai nostri giovani
europei una prospettiva di lavoro", ma anche "
meno egoismo per
affrontare in modo positivo il dramma delle migrazioni" e "meno
egoismo per svolgere un ruolo efficace di pace in Africa e nel
Medio Oriente"
ha detto il capo dello Stato Sergio Mattarella.
"L'Europa si fonda su grandi ideali,
e di idealità ha bisogno per affrontare oggi le sfide globali.
L'Europa non è soltanto un insieme di Stati che convivono nel
medesimo continente", ha proseguito Mattarella nella dichiarazione
rilasciata in
occasione della Festa dell'Europa nel 65esimo
anniversario della dichiarazione di Robert Schuman, dalla quale prese origine la Comunità del carbone e
dell'acciaio, e dunque il processo di integrazione europea. "Una data che è
per tutti noi un'occasione di riflessione. Allora l'orizzonte dell'Europa era quello della ricostruzione e della pace". Ma la strada da fare è ancora molta e la nuova sfida è quella degli sbarchi di massa sulle coste italiane, con l'Italia che chiede all'Europa di fare la sua parte. La settimana scorso il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione in cui
chiede a tutti i Paesi di accogliere una quota di immigrati. "Senza una maggiore solidarietà tra gli Stati membri, il problema dei rifugiati non potrà essere risolto", è intervenuto a questo proposito
il presidente del Parlamento Europeo,
Martin Schulz,in visita all'Expo di Milano.
Rispondendo a una domanda sugli sbarchi in Italia, Schultz
ha detto: "Da oltre vent'anni in Europa si discute di
immigrazione, ma l'unica cosa che è cambiata oggi sono le cifre
degli immigrati e dei rifugiati, non la politica. La colpa non è
dell'Europa ma dei governi degli Stati membri, che non vogliono
assumersi la responsabilità. C'è carenza di senso di solidarietà
tra i 28 paesi dell'Europa".
"Il 50% dei rifugiati - ha aggiunto - vengono accolti da
Italia, Svezia e Germania, ma il 90% poi si dirige in nove
Paesi. Per risolvere questo problema occorre una reale
suddivisione delle responsabilità tra i 28 Stati membri".
Ad Expo era presente anche
il ministro degli Esteri dell'Ue Federica Mogherini. È una vergogna che "l'Europa si svegli solo di
fronte alla morte, ma finalmente c'è una risposta europea", ha detto. L'Europa ha deciso di triplicare la missione Triton, quando fino a una settimana fa sembrava impossibile mantenerla. "Il mio dolore è che ci sono voluti altri 900 morti per far sì che l’Europa, si rendesse conto che la questione degli immigrati debba essere assunta da tutta Europa e non solo da Lampedusa, dalla Sicilia o dall’Italia" ha detto sottolineando che «bisogna risolvere la questione in Libia per chiudere quel corridoio incontrollato che si è creato con il vuoto istituzionale».
Scontro sulle quote, il piano Ue parte in salita. La redistribuzione dei migranti in tutti i 28 Paesi Ue attraverso un sistema di quote, la missione nelle acque libiche per affondare i barconi, aiuti ai paesi terzi per evitare che i migranti arrivino in Libia pronti a partire: questi i contenuti della comunicazione
sull'immigrazione che la Commissione Ue sta preparando per
approvarla mercoledì. Ma, secondo quanto si apprende, la bozza,
già circolata nelle capitali, avrebbe già l'opposizione di
Slovacchia, Ungheria, Repubblica Ceca e qualche Paese del Nord. Lunedì la versione finale sarà discussa dai capi di
gabinetto dei commissari e mercoledì arriverà sul tavolo del
collegio pronta per l'approvazione. Il presidente della
Commissione Jean Claude Juncker vuole mantenere il documento il
più ambizioso possibile, e quindi farà di tutto per spingere i
commissari a licenziarlo così come il commissario
all'immigrazione Dimitris Avramopoulos lo presenterà.
Ma la questione della redistribuzione obbligatoria dei
migranti, il punto più sensibile della strategia, non va già giù
a molte capitali: i Paesi dell'Est e qualcuno del Nord - Regno
Unito in prima fila - sono pronti a dare battaglia in Consiglio.
"Sarà molto difficile farla approvare dai 28", ammettono le
fonti. E in realtà non è del tutto fugato il timore che già
mercoledì qualche commissario, su ordine del proprio Paese,
possa frenare e cercare di azzoppare il testo prima ancora che
vada ai ministri.