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Cerimonia. Mattarella ricorda Bachelet: «Appartenenza magistrati non generi baratti»

Angelo Picariello martedì 16 aprile 2024

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione dell'intitolazione a Vittorio Bachelet della sede del Csm di Palazzo dei Marescialli, in piazza Indipendenza, ricorda l’ex presidente di Azione Cattolica che fu anche vicepresidente dell’organo di autogoverno dei magistrati «coniugando fermezza di principi e disponibilità al dialogo nella ricerca di convergenza tra prospettive diverse».

La composizione delle diversità, ammonisce Mattarella nella cerimonia, «non si realizza ricorrendo a logiche di scambio, che assicurano l'interesse di singoli o di gruppi. Un metodo del genere rappresenterebbe la negazione del pluralismo democratico, che ispira le nostre istituzioni repubblicane e che Vittorio Bachelet ha sempre promosso».

Presenti alla cerimonia al Palazzo dei Marescialli il vicepresidente Fabio Pinelli, i componenti del Csm e i familiari di Bachelet. Una vita, dedicata al «senso più alto della politica al servizio delle Istituzioni», quella di Bachelet, che fu ucciso in un attentato delle Brigate rosse, alla Sapienza, il 12 febbraio 1980, al termine di una lezione, mentre era in compagnia dell’assistente Rosy Bindi. Segnata dal suo insegnamento anche la cerimonia funebre in cui il figlio Giovanni lesse una toccante preghiera dei fedeli dedicata allla concordia istituzionale e al perdono. «La Costituzione e il senso di comunità per la coesione sociale hanno sempre sconfitto i tentativi di lacerazione della società e di disarticolazione delle sue istituzioni - rimarca Mattarella - il Csm è chiamato all'impegno di contribuire ad assicurare la massima credibilità alla magistratura, con decisioni sempre assunte con senso delle istituzioni. I nostri concittadini chiedono una giustizia trasparente ed efficiente».
I componenti del Csm si distinguono soltanto per la loro “provenienza». Laici e togati- è il richiamo del capo dello Stato, che rivolge anche da presidente del Consiglio superiore della magistratura interpretano con doverosa piena indipendenza da ogni vincolo un ruolo fondamentale nel funzionamento del nostro sistema, sempre seguendo, quindi, il dettato costituzionale, facendo prevalere sempre la ricerca dell'interesse generale».