Regioni. Allarme-Sanità, l'appello di Mattarella. Tregua sull'autonomia
Sergio Mattarella
Il capo dello Stato Sergio Mattarella prova a portare segnali distensivi ai governatori riuniti a Roma per il Festival delle Regioni e delle province autonome. A fronte dei numerosi dossier aperti - autonomia e sanità su tutti -, il presidente della Repubblica rivolge un appello all'«unità» senza però prendere parte alle dispute in corso. Da un lato c'è la tensione tra esecutivo di Roma e presidenti del Sud sull'autonomia, dall'altro tutti i governatori sono preoccupati per il servizio sanitario. E Mattarella offre proprio il criterio dell'unità come possibile via d'uscita da tunnel che potrebbero risultare complicato uscire.
Il Colle porta a Torino parole di apprezzamento per il ministro Fitto e il suo «inesausto» lavoro sul Pnrr, cita i discorsi di Fedriga, presidente della Conferenza Stato-Regioni, e del padrone di casa Cirio. Coinvolge nel suo appello sulla sostenibilità ambientale anche il leghista Zaia. Insomma un'opera di inclusione per ridurre le distanze verso un fronte del Sud sempre più preoccupato di dover pagare dazio alle scelte di Roma.
indivisibile, sottolinea come la Repubblica riconosca e promuova le autonomie.E lo ribadisce all’articolo 114, elencando gli elementi portanti della Repubblica: i Comuni, le Province, le Città metropolitane, le Regioni, lo Stato. In una crescita non gerarchica, ma territoriale, sottolineando, quindi, l’esigenza di collaborazione che vi è».
Se le parole sull'autonomia riescono a conciliare poi i diversi interventi dei governatori, al punto che anche il pugliese Emiliano dice che ci sono possibilità di «conciliare le posizioni», sulla sanità invece lo stesso Emiliano, vicepresidente dell'assise dei governatori, lancia l'appello al governo: «O arrivano 4 miliardi o andiamo in default». L'allarme è davvero alto e incrocia il tema della difficile composizione della manovra 2024, con poche risorse in gran parte già consumate dalle misure fiscali.
La Nadef in questo senso parla chiaro: l'incidenza della spesa per la sanità sul Pil cala in 5 anni, tra il 2020 e il 2025, dal 7,4% al 6,2%, cioè 1,2 punti in meno. La tabella della Nota di aggiornamento al Def che riporta questo dato dice anche che nel medio periodo, al 2036, presupponendo una crescita media annua del Pil di circa l'1%, la spesa pensionistica è stimata in aumento di 1,9 punti (al 17,3%) rispetto al 2024, a fronte di un aumento di 0,4 punti per la sanità e di un calo di 0,3 punti della spesa per l'istruzione.
Numeri che convincono la segretaria del Pd, Elly Schlein, ad andare all'attacco: «Il governo di Giorgia Meloni continua a tagliare il servizio sanitario nazionale mentre un italiano su cinque rinuncia a curarsi a causa della crisi. La situazione della sanità pubblica costringe sempre più italiani a non curarsi e la risposta del governo è tagliare ancora fondi: un atteggiamento gravissimo e incomprensibile che non faremo passare sotto silenzio. Tutte le persone devono sapere che Meloni mentre cerca un nemico al giorno sta smontando pezzo per pezzo il nostro diritto alla salute».
La palla ora è nel campo del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti: sta a lui trovare un tesoretto che risponda ai timori espressi anche dal suo collega alla Salute Schillaci. E mentre la politica discute, i dati allarmanti si sommano. I medici di base annunciano che i prossimi saranno gli anni-record dei pensionamenti, con il rischio crescente di restare senza un proprio dottore di riferimento.