Quirinale. Mattarella: rispettare i ruoli, il potere rischia di inebriare
Il presidente Mattarella incontra gli studenti (Ansa)
Le autorità indipendenti devono rimanere tali, a garanzia dell’equilibrio previsto dalla Costituzione. Sergio Mattarella interviene nella delicata fase di conflitto intorno alla legge di Bilancio, e lo fa a modo suo, evitando di entrare nella polemica quotidiana che vive di tweet e di flash di agenzia, utilizzando l’occasione informale di un colloquio con studenti al Quirinale. E mette in guardia anche dal «rischio di ebbrezza», che può assalire nella gestione del potere.
Nessun riferimento specifico al caso di giornata, l’ennesima lite scaturita fra il governo e il presidente dell’Inps Tito Boeri sulla tenuta del sistema pensionistico. L’intento di Mattarella è volto a ribadire più in generale il perimetro e le regole nell’ambito dei quali la partita può svolgersi regolarmente. E tocca all’arbitro ricordare che Bankitalia, l’Ufficio parlamentare di bilancio, l’Anac - autorità messe sotto accusa in questi giorni - se fanno sentire la loro voce non è per interessi di parte, ma per il compito loro assegnato di esprimere parere.
Mercoledì c’era stato l’appello a premier e ministri, riuniti al Quirinale per anticipare i temi del prossimo Consiglio Europeo, a moderare i toni con la Ue. Qualche giorno prima aveva ribadito la stessa necessità parlando alla cerimonia di avvicendamento del plenum del Csm, quando si rivolse a politici e magistrati - si era a ridosso dello scontro intorno al caso della nave Diciotti - raccomandando a entrambi di tenere il potere giurisdizionale fuori dalle contese di parte.
«C’è un sistema che si articola nella divisione dei poteri, nella previsione di autorità indipendenti dagli organi politici che, dovendo governare aspetti tecnici» operano «prescindendo dalle scelte politiche, a garanzia di tutti» ha spiegato ieri il Presidente. Un «sistema complesso di pesi e contrappesi» previsto dalla Costituzione. E «la storia insegna che l’esercizio del potere può provocare il rischio di fare inebriare, di perderne il senso del servizio e di fare invece acquisire il senso del dominio nell’esercizio del potere». I consensi ottenuti, quindi, se legittimano l’esercizio del potere non autorizzano il mancato rispetto di «equilibri che distribuiscono le funzioni e i compiti del potere tra più soggetti, in maniera che nessuno, da solo, ne abbia troppo». E proprio a evitare derive di questo tipo che tocca al capo dello Stato essere «garante del buon funzionamento del sistema».
Nessun malanimo però verso questo governo, nato proprio per effetto del compito "maieutico" esercitato dal Quirinale in assenza di una maggioranza chiara consegnata dalle urne. Non è una novità ad esempio che l’Ufficio parlamentare di Bilancio esprima parere negativo: era accaduto anche per il governo Renzi, così come era successo che anche l’ex leader del Pd di entrasse in rotta di collisione con Bankitalia, e anche in quel caso l’intervento correttivo del Colle non mancò.
«Bellissime parole», è il commento laconico di Matteo Salvini, che poi aggiunge: «Non ho visto il presidente della Repubblica preoccupato», sul Def, e parla di «ricostruzioni fantasiose». Anche Luigi Di Maio esclude ci sia stato un qualche «stop di Mattarella». Più evasivo invece Paolo Savona. «Meno parlo meglio è», dice, dopo aver sostenuto, anche lui che da Mattarella non è arrivata «nessuna obiezione determinante».
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