L'incontro. Mattarella: «No a settarismi nazionali, l'asilo è diritto costituzionale»
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella difende il diritto d'asilo, «tra i principi della Costituzione», il compito della diplomazia, degli organismi sovranazionali come strumenti di promozione della pace e le Corti di giustizia internazionali. Denuncia che i «drammi migratori» diventano talvolta «oggetto di gestioni strumentali da parte di alcuni Stati, per trasformarli in minaccia nei confronti dei vicini, in palese violazione di convenzioni internazionali liberamente sottoscritte» aggiunge. Un fenomeno strettamente collegato al ritorno delle «sirene del settarismo nazionalistico, etnico, quando non arbitrariamente religioso» che fa uso anche di «ostili strumenti di manipolazione delle informazioni e condizionamento dell'opinione pubblica».
Mattarella parla alla Farnesina, dove la XVII Conferenza delle Ambasciatrici e degli Ambasciatori d'Italia nel mondo e gli Stati Generali della Diplomazia diventa un’occasione di confronto sull'azione internazionale del nostro Paese, con la partecipazione di oltre 150 titolari delle Sedi diplomatiche italiane all'estero.
Nei principi definiti dalla Costituzione, agli articoli 10 e 11, ricorda il capo dello Stato, «è compreso il diritto di asilo per lo straniero cui venga impedito nel suo Paese l'esercito delle libertà democratiche». Negli stessi articoli è stabilito il «ripudio della guerra», e il «perseguimento di pace e giustizia tra le nazioni anche attraverso limitazioni alla sovranità, in condizioni di parità con gli altri Stati». Di qui l'integrazione europea, le Convenzioni internazionali, di qui le Corti di giustizia che ne sono derivate, ricorda Mattarella. «Lo sforzo incessante della nostra azione è stato diretto, quindi, a prevenire i conflitti, a elaborare soluzioni idonee a ricostruire il capitale di fiducia tra gli Stati, oggi pericolosamente eroso. E questo - ricorda il Capo dello Stato - ha consentito alla Repubblica di acquisire influenza e credibilità, in numerosi organismi multilaterali, a partire dalle Nazioni unite – rimarca –, strumento ampiamente imperfetto ma prezioso».
Il «settarismo» nazionalista che si riaffaccia diventa un «paradosso» in una «società globale sempre più interconnessa e interdipendente». A supporto si questa ricetta «stantia» si affacciano «forze - anche di natura non statuale - che si propongono di intaccare la cornice di norme e principi statuiti per assicurare ai membri della comunità internazionale interazioni stabili e ordinate secondo regole riconosciute e valide per tutti». Il riferimento di Mattarella sembra essere al tentativo sempre più subdolo e sofisticato di intervenire, anche dall’estero, a condizionare i processi democratici, come accaduto di recente in modo eclatante in Romania, portando all’annullamento delle elezioni: con i vantaggi nella consocenza derivanti fa «lobalizzazione e digitalizzazione», si è affermata anche «la pretesa di alcuni Governi di calare cortine sui flussi di informazione e sulle relazioni tra i cittadini di vari Paesi o di incidere negativamente su di essi attraverso ostili strumenti di manipolazione delle informazioni e di condizionamento di opinione».
Non solo. La libera formazione delle opinioni è messa a rischio da «operatori internazionali svincolati da ogni patria, la cui potenza finanziaria supera oggi quella di Stati di media dimensione, e la cui gestione di servizi essenziali sfiora, sovente, una condizione monopolistica». E qui si potrebbe cogliere un riferimento al ruolo politico assunto da Elon Musk, colosso dell’economia e dei social media.
La diplomazia a tutela della libertà dei popoli deve guardare anche a questi rischi, essendo, rimarca Mattarella, «nella sua espressione autentica, presidio della pace, come quest'ultima lo è dello sviluppo», La diplomazia è «esercizio di paziente tessitura strategica», e «nelle democrazie mature la politica estera è motivo di naturale convergenza tra le diverse opinioni che animano il dibattito pubblico».
Diplomazia, strumento di pace. Un processo che in Italia «si è gradualmente affermato nei decenni, dopo la lezione degasperiana», con il «valore prezioso dei piccoli passi». Guardando alla Palestina «va ribadito fermamente che, per la Repubblica italiana, l'autentica prospettiva di futuro risiede nella soluzione a due Stati», ribadisce Mattarella. Il piccolo passo compiuto in Libano «ci porta a sperare di poter sperare per Gaza. Occorre ottenere finalmente l'immediata liberazione degli ostaggi israeliani. Occorre porre fine alle disumane sofferenze della popolazione civile della Striscia e poter farvi giungere aiuti immediati».
Altrettanto, per la guerra in Ucraina che «sta per entrare nel suo terzo anno», ricorda ancora Mattarella . «In oltre 1000 giorni di conflitto la Federazione Russa ha fatto continuo ricorso a strumenti di morte contro la popolazione ucraina e le infrastrutture civili del Paese». Con l'ingresso in campo di «altri attori che forniscono truppe all'aggressione», che «allarga il conflitto, suscita allarme anche in aree pi remote». Mattarella assicura che «l'Italia continuerà a lavorare affinché siano rispettati parametri essenziali, quali il rispetto del diritto internazionale; l'integrità territoriale ucraina; il principio della sicurezza nucleare; il rilascio dei prigionieri di guerra; la restituzione alle famiglie dei bambini ucraini rapiti e condotti in Russia; l'accesso sicuro ai porti del Mar Nero e del Mar d'Azov».
L’apertura di un processo di pace «richiede il contributo di tutti, in particolare delle potenze globali, perché globali sono le loro responsabilità e globali sono le conseguenze dell'aggressione alla legalità internazionale compiuto dalla Federazione Russa».
Nel suo intervento Antonio Tajani ha parlato anche di Europa: «La scelta di von der Leyen di individuare Raffaele Fitto come vice presidente esecutivo dell'Ue rafforza il ruolo dell'Italia a Bruxelles». Il ministro degli Esteri ringrazia Mattarella «per aver sostenuto questa scelta. Le sue parole – gli dà atto – sono state importanti per rafforzare la candidatura italiana».
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella difende il diritto d'asilo, «tra i principi della Costituzione», il compito della diplomazia, degli organismi sovranazionali come strumenti di promozione della pace e le Corti di giustizia internazionali. Denuncia che i «drammi migratori» diventano talvolta «oggetto di gestioni strumentali da parte di alcuni Stati, per trasformarli in minaccia nei confronti dei vicini, in palese violazione di convenzioni internazionali liberamente sottoscritte» aggiunge. Un fenomeno strettamente collegato al ritorno delle «sirene del settarismo nazionalistico, etnico, quando non arbitrariamente religioso» che fa suo anche di «ostili strumenti di manipolazione delle informazioni e condizionamento dell'opinione pubblica».
Mattarella parla alla Farnesina, dove la XVII Conferenza delle Ambasciatrici e degli Ambasciatori d'Italia nel mondo e gli Stati Generali della Diplomazia diventano un’occasione di confronto sull'azione internazionale del nostro Paese, con la partecipazione di oltre 150 titolari delle Sedi diplomatiche italiane all'estero.
Nei principi definiti dalla Costituzione, agli articoli 10 e 11, ricorda il capo dello Stato, «è compreso il diritto di asilo per lo straniero cui venga impedito nel suo Paese l'esercito delle libertà democratiche», Negli stessi articoli è stabilito il «ripudio della guerra», e il «perseguimento di pace e giustizia tra le nazioni anche attraverso limitazioni alla sovranità, in condizioni di parità con gli altri Stati». Di qui l'integrazione europea, le Convenzioni internazionali, di qui le Corti di giustizia che ne sono derivate, ricorda Mattarella. Lo sforzo incessante della nostra azione è stato diretto, quindi, a prevenire i conflitti, a elaborare soluzioni idonee a ricostruire il capitale di fiducia tra gli Stati, oggi pericolosamente eroso. E questo - ricorda il Capo dello Stato - ha consentito alla Repubblica di acquisire influenza e credibilità, in numerosi organismi multilaterali, a partire dalle Nazioni unite – rimarca –, strumento ampiamente imperfetto ma prezioso».
Il «settarismo» nazionalista che si riaffaccia diventa un «paradosso» in una una «società globale sempre più interconnessa e interdipendente. A supporto si questa ricetta «stantia» si affacciano «forze - anche di natura non statuale - che si propongono di intaccare la cornice di norme e principi statuiti per assicurare ai membri della comunità internazionale interazioni stabili e ordinate secondo regole riconosciute e valide per tutti». Il riferimento di Mattarella sembra essere al tentativo sempre più subdolo e sofisticato di intervenire, anche dall’estero, a condizionare i processi democratici, come accaduto di recente in modo eclatante in Romania, portando all’annullamento delle elezioni: «Globalizzazione e digitalizzazione hanno reso il mondo molto più interconnesso e interdipendente e più vicine» le sue varie parti; se ne è avvantaggiata la conoscenza reciproca», ma si è affermata anche «la pretesa di alcuni Governi di calare cortine sui flussi di informazione e sulle relazioni tra i cittadini di vari Paesi o di incidere negativamente su di essi attraverso ostili strumenti di manipolazione delle informazioni e di condizionamento di opinione».
Non solo. La libera formazione delle opinioni è messa a rischio da «operatori internazionali svincolati da ogni patria, la cui potenza finanziaria supera oggi quella di Stati di media dimensione, e la cui gestione di servizi essenziali sfiora, sovente, una condizione monopolistica». E qui si potrebbe cogliere un riferimento al ruolo politico assunto da Elon Musk, colosso dell’economia e dei social media.
La diplomazia a tutela della libertà dei popoli deve guardare anche a questi rischi, essendo, rimarca Mattarella, «nella sua espressione autentica, presidio della pace, come quest'ultima lo è dello sviluppo», La diplomazia è «esercizio di paziente tessitura strategica», e «nelle democrazie mature la politica estera è motivo di naturale convergenza tra le diverse opinioni che animano il dibattito pubblico».
Diplomazia, strumento di pace. Un processo che in Italia «si è gradualmente affermato nei decenni, dopo la lezione degasperiana», con il «valore prezioso dei piccoli passi». Guardando alla Palestina «va ribadito fermamente che, per la Repubblica italiana, l'autentica prospettiva di futuro risiede nella soluzione a due Stati». Il piccolo passo compiuto in Libano «ci porta a sperare di poter sperare per Gaza. Occorre ottenere finalmente l'immediata liberazione degli ostaggi israeliani. Occorre porre fine alle disumane sofferenze della popolazione civile della Striscia e poter farvi giungere aiuti immediati».
Altrettanto, per la guerra in Ucraina che «sta per entrare nel suo terzo anno», ricorda ancora Mattarella . «In oltre 1000 giorni di conflitto la Federazione Russa ha fatto continuo ricorso a strumenti di morte contro la popolazione ucraina e le infrastrutture civili del Paese». Con l'ingresso in campo di «altri attori che forniscono truppe all'aggressione», che «allarga il conflitto, suscita allarme anche in aree pi remote». Mattarella assicura che «l'Italia continuerà a lavorare affinché siano rispettati parametri essenziali, quali il rispetto del diritto internazionale; l'integrità territoriale ucraina; il principio della sicurezza nucleare; il rilascio dei prigionieri di guerra; la restituzione alle famiglie dei bambini ucraini rapiti e condotti in Russia; l'accesso sicuro ai porti del Mar Nero e del Mar d'Azov».
L’apertura di un processo di pace «richiede il contributo di tutti, in particolare delle potenze globali, perché globali sono le loro responsabilità e globali sono le conseguenze dell'aggressione alla legalità internazionale compiuto dalla Federazione Russa».
Nel suo intervento Antonio Tajani ha parlato anche di Europa: «La scelta di von der Leyen di individuare Raffaele Fitto come vice presidente esecutivo dell'Ue rafforza il ruolo dell'Italia a Bruxelles». Il ministro degli Esteri ringrazia Mattarella «per aver sostenuto questa scelta. Le sue parole – gli dà atto – sono state importanti per rafforzare la candidatura italiana».