Polonia. Mattarella a Cracovia: l'unità d'intenti nella Ue è un bene primario
Sergio Mattarella all'Università Jagellonica di Cracovia
I «banchi di prova» che l’Europa ha di fronte non possono essere superati andando in ordine sparso, inseguendo ciascuno i propri «interessi nazionali». Nell’ultimo giorno della visita in Polonia Sergio Mattarella tiene una prolusione all’università Jagellonica di Cracovia, in cui hanno studiato Niccolò Copernico e (come ricorda una lapide davanti all’ingresso) Karol Wojyjla, oltre allo stesso presidente polacco Andrzej Duda.
Sono concetti che assumono un rilevo particolare in Polonia, una nazione in cui la «lezione» dovrebbe esser stata «digerita», in quanto la Ue è nata solo «una volta finiti i regimi nazista e stalinista, con il ricongiungimento di Europa occidentale ed Europa centro-orientale», realizzando così la visione profetica dell’ex arcivescovo di Cracovia salito al soglio pontificio, che «coniò lo slogan “dall’Unione di Lublino all’Unione Europea”, rappresentazione plastica di quel “ritorno all’Europa” che la Polonia seppe realizzare nel percorso che accompagnò l’ingresso a pieno titolo nelle istituzioni comunitarie».
Un concetto che esprimeva in pieno «il carattere dell’identità polacca dopo il lungo viaggio attraverso il dominio comunista sovietico e le sofferenze e la lotta del popolo polacco per riunirsi al destino degli altri popoli europei. I diritti della persona calpestati dal regime comunista trovavano così la loro casa».
Mattarella si rivolge a un popolo che conserva vivo il ricordo di quell’oppressione e non a caso oggi la Polonia è in prima fila nel sostegno a Kiev. «Nessuno può restare indifferente di fronte alla brutale aggressione della Federazione Russa contro l'Ucraina», e a «crimini frutto di una rinnovata esasperazione nazionalistica», premette. Ma, «l'unità di intenti è un bene primario», rimarca.
La Polonia ha cercato in questi mesi un rapporto stretto con Usa e Gran Bretagna. E Mattarella ricorda che per «proporsi di salvaguardare la pace» è necessario «respingere la tentazione della frammentazione della solidarietà fra Paesi liberi». Perché «sicurezza europea e sicurezza euroatlantica sono concetti indivisibili». Bene quindi che Nato e Ue siano schierate dalla stessa parte, ma una Ue divisa e subalterna non riuscirebbe a fare il suo “mestiere” di «deterrenza» per la pace: «Sarebbe del tutto inadeguato pensare a un'Europa frutto della affannosa rincorsa ad affrontare problemi dettati da altri, in un quadro internazionale deciso da altri», avverte Mattarella. Che ricorda le sottovalutazioni dell’invasione nazista della Polonia: «“Morire per Danzica?” ci si interrogava in Europa alla vigilia della seconda guerra mondiale».
E oggi, sostiene, non va commesso lo stesso errore con l’Ucraina. «L’Europa – ricorda - nasce come grande progetto di pace», ma oggi c’è bisogno di una difesa comune. «Del resto, le stesse somme destinate al rafforzamento della difesa dai singoli Paesi della Ue (che superano, insieme, di gran lunga quelle di eventuali competitori), se messe a fattor comune diverrebbero un volano ineguagliabile», e questo andrebbe a beneficio anche dell’efficacia della Nato. Ma sarebbe una «contraddizione» puntare a una unione militare «senza saper superare le timidezze di chi esita ad avanzare sulla strada dell’integrazione. L’una non può esistere senza l’altra», conclude Mattarella con chiaro riferimento alle politiche dell’asse di Visegrad, di cui la Polonia è una delle nazioni capofila.
Poi visita, con la figlia Laura e il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli, il museo dell’ateneo. Gli spiegano che esso nacque sul modello italiano delle università di Bologna e Padova: «Collegamento intellettuale interessante», commenta. In serata, prima di far rientro domani sera a Roma, Mattarella si è trasferito a Bratislava, dove alla base aerea di Malacky-Kuchyna, sita nella capitale della Slovacchia e, accolto dal generale Francesco Paolo Figliuolo, capo del Comando operativo Interforze, ha visitato il contingente italiano task group Samp-T, impegnato, nel contesto del conflitto ucraino, nel rafforzamento della difesa del fianco est dell'Alleanza.