Il monito. Un mese fa il crollo del ponte. Mattarella: Genova attende scelte concrete
Mattarella abbraccia una parente delle vittime del crollo di ponte Morandi
Erano le 11.36 di una giornata piovosa, quando un tratto del viadotto autostradale Morandi a Genova venne giù sbriciolandosi e provocando la morte di 43 persone su autovetture e camion, o sotto la struttura. A un mese dal disastro, il capoluogo ligure ricorda il terribile giorno e celebra la forza di una città che non si arrende e vuole andare avanti. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella chiede «scelte concrete», all'insegna di tempi rapidi, con assoluta trasparenza e il massimo della competenza, sollecitando un impegno di tutti, sia pubblico che privato, perché «ricostruire è un dovere».
«Genova non attende auguri o rassicurazioni ma la concretezza delle scelte e dei comportamenti», sollecita il capo dello Stato in un intervento sulla Stampa e sul Secolo XIX, che a un mese dal disastro dedicano alla città una copertina speciale. Genova - scrive Mattarella - «è stata colpita da una tragedia inaccettabile», ma l'immagine che la città ha dato di sé, «in quei giorni di lutto e di smarrimento non è stata soltanto di profondo dolore, ma anche di grande solidarietà e di forza d'animo»: «Una città colpita duramente, negli affetti, nella memoria, nella funzionalità, nella sua stessa essenza di metropoli dinamica e moderna, aperta al mondo e al futuro, è stata capace di non cadere nella disperazione». «Quella stessa solidarietà, alta, responsabile, coraggiosa, disinteressata, che ha caratterizzato i genovesi e i soccorritori», afferma, è «la chiave di volta per superare la condizione che si è creata».
«Serve un impegno collettivo, nazionale e locale, pubblico e privato», aggiunge, «ricostruire è un dovere. Ritrovare la normalità, una speranza che va resa concreta. Bisogna farlo in tempi rapidi, con assoluta trasparenza, con il massimo di competenza. Con unità di intenti e visione lungimirante. Partendo dal ricordo delle vittime, dai bisogni primari di quei cittadini che hanno perso tutto. E accompagnando via via la ripartenza con provvedimenti che sostengano l'impegno dei cittadini, delle imprese, del mondo del commercio e dell'economia».
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La città ricorda tra silenzio, commozione e preghiera
Genova tutta si è stretta, in lacrime, ma orgogliosa, nel ricordo delle sue 43 vittime, sepolte dalle macerie del Ponte Morandi, esattamente un mese fa. Un crollo che il sindaco, Marco Bucci, interpretando la disperazione di tutti, definisce il "Ground Zero" della città. E in effetti, una cittadinanza intera s'è ritrovata nel luogo simbolo delle grandi manifestazioni, Piazza De Ferrari, per
ricordare chi non c'è più, per rendere omaggio ai tantissimi soccorritori e soprattutto per chiedere presto alle istituzioni
il nuovo ponte, simbolo di rinascita di una città ferita nel profondo ma per nulla rassegnata, pronta a risorgere più forte
di prima.
Una commemorazione non formale, fortemente sentita, come dimostra il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, intervenuto
sulle colonne del giornale della città, Il Secolo XIX, per ricordare a tutta Italia che "ricostruire è un dovere" e che Genova attende "concretezze nelle scelte". In piazza, dopo le testimonianze degli sfollati, dei vigili del fuoco, anche il premier Giuseppe Conte, accolto da applausi e qualche grido, non di contestazione, semmai di stimolo ad andare più spedito nelle procedure della ricostruzione. Il premier, all'indomani di un controverso Consiglio dei Ministri, mostra alla Piazza genovese il testo del decreto, promette l'imminente nomina del commissario straordinario. Ma soprattutto assicura che tornerà a Genova per l'inaugurazione del nuovo ponte. Anche lui adotta lo slogan della serata, assicurando che questo governo "ha Genova nel cuore".
Anche Giovanni Toti, applauditissimo, assicura che Genova avrà il suo ponte, "costi quel che costi". "Lo meritano - insiste il governatore azzurro - le 43 vittime, lo meritano le centinaia di migliaia di genovesi che ci credono. Ricostruiremo un ponte bellissimo e ci passeremo sopra insieme perché sarà un risultato di tutti". Anche il sindaco Bucci morde il freno: "Vogliamo fare velocemente e ritornare sul ponte a ottobre o novembre del prossimo anno".
Ma al di là della politica, oggi è stata la giornata dell'emozione, del dolore ma anche dell'identità genovese. A condurre la serata, con tempi di rara umanità e spontaneità, è stato l'attore Tullio Solenghi. Il suo lungo elenco delle vittime, chiamate nome per nome, accompagnato da qualche dettaglio semplice ma prezioso per ognuna di loro, ha scosso profondamente la piazza.
Prima in silenzio, poi applaudendo con pudore, tutti i genovesi hanno salutato questa piccola "Spoon River", con la gola strozzata in un pianto senza fine. Ogni genovese ha riconosciuto ancora una volta, in ciascuna vittima, una madre, un padre, un bambino che poteva essere il proprio. Poi lo scoppio in un pianto collettivo quando il popolarismo attore Tullio Solenghi ha ricordato la vittima più piccola, Samuele, appena otto anni, scomparso abbracciando il suo pallone di spider man. "Sono sicuro che giocherò nel cielo con i cherubini".
Una identificazione di massa che ha unito tutti, nel dolore, ma anche nella solidarietà e nella voglia di rinascere. "La nostra città è chiamata La Superba. Dopo questo mese eccezionale dovremmo chiamarla l'Orgogliosa", ha concluso Solenghi con gli occhi gonfi i lacrime. Dolore ma anche speranza. Storie di morte, ma anche di vita. Un altro popolare attore genovese, Andrea Bizzarri, ha sollevato la Piazza raccontando la storia di Erik, un bambino nato proprio sul ponte Morandi, l'anno scorso, a bordo della macchina del padre, alle 5 di mattina, mentre cercava di raggiungere l'ospedale.
Alle 19, infine, il vescovo Anselmi ha celebrato una Messa in suffragio delle vittime nella cattedrale di San Lorenzo.
L'INTERVENTO DI BAGNASCO DALLA POLONIA (di Mimmo Muolo)