Quirinale. Mattarella agli esuli istriani e dalmati: «Mi occuperò dei vostri problemi»
Il presidente Mattarella ha incontrato ieri al Quirinale gli esuli istriani e dalmati
«Tenevo molto a incontrarvi, poiché non mi è stato possibile partecipare di persona alle celebrazioni per il Giorno del Ricordo, e desidero dirvi che quello che fate è prezioso per il futuro del Paese e di questa Europa senza più confini. La tragedia immane delle Foibe e dell’esodo giuliano dalmata fa parte della nostra storia nazionale e io mi farò carico affinché al più presto si sciolgano i nodi che attualmente immobilizzano le vostre attività, fondamentali per il Paese e proiettate a una prospettiva di pace». Con queste parole ieri mattina il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha accolto al Quirinale una delegazione di rappresentanti delle associazioni istriane, fiumane e dalmate, che portavano alla sua attenzione una situazione divenuta ormai insostenibile, dal tavolo governo/associazioni riunitosi una sola volta due anni fa e poi svanito nel nulla, ai contributi dovuti per legge ma fermi da anni a causa di meri intoppi burocratici. «Siamo qui in rappresentanza di 220mila aderenti sul territorio nazionale - ha esordito Antonio Ballarin, presidente di Federesuli, presentando a Mattarella le cinque principali associazioni dell’universo giuliano dalmata convocate -. Siamo grati per questo incontro, avere le massime istituzioni al nostro fianco ci tutela dal rigurgito di negazionismi che dopo 70 anni creano fratture ideologiche senza senso, e soprattutto ci permette di chiudere questioni che mettono a rischio la nostra stessa sopravvivenza».
Già lo scorso 10 febbraio, nel Giorno del Ricordo celebrato a Montecitorio, «la presidente della Camera Laura Boldrini ha fortemente auspicato la riapertura del tavolo tra il governo e le associazioni - ha ricordato Ballarin - e il ministro Anna Finocchiaro e il segretario generale della Presidenza del Consiglio Paolo Aquilanti hanno promesso che saremo a breve convocati». Un’urgenza ben illustrata - presente Avvenire - dai rappresentanti dei giuliani dalmati, a lungo ascoltati da un Mattarella attento e partecipe. Giuseppe De Vergottini (Coordinamento Adriatico) ha riassunto i due punti salienti: «Del tavolo fanno parte i ministeri degli Esteri e dei Beni culturali, oltre alla presidenza del Consiglio, e a loro chiediamo la ripresa dei lavori. Mentre l’erogazione dei contributi che finanziano le nostre attività secondo la legge 72 del 2001 è ferma perché il funzionario che deve solo completare pratiche di progetti già approvati da anni, non mette la firma, spaventato da preoccupazioni di responsabilità personali. Paradossalmente chiediamo solo l’attuazione delle leggi, siamo grati alla Repubblica di averle varate, ma poi vanno osservate».
Il «certamente sì» di Mattarella ha rasserenato gli animi: «Fino a oggi abbiamo investito le nostre risorse personali, ma non ce la facciamo più. Dopo decenni i nostri periodici chiudono, non andando più a raggiungere le case degli esuli in Italia ma anche in Australia o nelle Americhe, dove li ha portati l’esodo. Sono l’unico legame identitario, senza il quale si perdono le nuove leve e ogni contatto con radici secolari», hanno sottolineato Lucio Sidari, Guido Brazzoduro e Toni Concina, dei Liberi Comuni di Pola, Fiume e Zara. A rischio sono tutte le attività culturali e didattiche, e quindi la salvaguardia proprio della memoria storica tutelata dalla legge che nel 2004 istituì il Giorno del Ricordo. Emanuele Braico, presidente delle Comunità istriane e vicepresidente dell’Università Popolare di Trieste, ha fatto presente il ruolo di «tenere i rapporti con gli italiani che rimasero nelle terre divenute jugoslave: in Slovenia e Croazia le pietre parlano italiano, non nel segno del revanscismo ma di una cultura che è fratellanza». «La legge 72 ci permette di renderci utili allo Stato», ha concluso Renzo Codarin (Anvgd), «nei rapporti pacifici con sloveni e croati siamo parte attiva …». Ne è ben conscio Mattarella, per il quale «avete un grande merito, la nuova Europa della pace e delle relazioni passa anche attraverso le vostre azioni. A ottobre a Gorizia, dove ho posto una corona per le vittime delle Foibe, ho constatato come le minoranze - italiana in Slovenia e slovena in Italia - siano le avanguardie di una civiltà straordinaria, che non cancella il passato ma lo utilizza per costruire un nuovo domani. Io mi farò carico dei vostri problemi: le vostre aspirazioni sono i nostri progetti comuni».