I soldi «qualche volta potevano servire anche per la droga, oltre che per le prestazioni sessuali». L’ammissione è di Piero Marrazzo, l’ex-governatore della Regione Lazio, il quale ieri è stato nuovamente ascoltato dai pm romani che indagano sulla vicenda in cui è rimasto coinvolto. Convocato come «persona informata dei fatti», l’esponente del Pd si è presentato negli uffici giudiziari di Piazza Adriana accompagnato dalla moglie Roberta Serdoz e dall’avvocato Luca Petrucci, che proprio Marrazzo nominò, quattro anni fa, presidente dell’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale (Ater) del Comune di Roma. In tre ore di deposizione, l’ex-presidente della Regione ha dunque ammesso «l’uso personale» di cocaina. Ma ha negato di «essersi sentito ricattato » dai quattro carabinieri che fecero irruzione, il 3 luglio scorso, nell’appartamento di via Gradoli 96 dove si stava intrattenendo con un transessuale brasiliano noto come Natalie. «Io non mi sono accorto che si stava girando un video», ha dichiarato ai magistrati, «per me quella fu una rapina». I quattro carabinieri, poi arrestati dai loro colleghi del Ros, gli sottrassero 5mila euro in contanti: «Avevo quei soldi con me – ha precisato ieri Marrazzo – ma il compenso pattuito con il transessuale era di mille euro». Agli inquirenti, l’ex-governatore ha assicurato di non aver notato la presenza nell’appartamento di Gianguarino Cafasso, lo spacciatore morto a settembre per un arresto cardiaco che fu attribuito a un’o- verdose ma che adesso gli inquirenti starebbero valutando sotto una luce diversa. Cafasso, secondo la ricostruzione investigativa, avrebbe tentato di piazzare il video con Marrazzo in compagnia di Natalie, anche contattando Max Scarfone, il 'paparazzo' che fotografò Silvio Sircana, all’epoca in cui era portavoce del governo Prodi, a colloquio con un transessuale lungo una strada. L’ex-uomo politico ha affermato quindi di «non essere mai stato ricattato » dai carabinieri infedeli (anche se, quando è venuto a conoscenza dell’esistenza del filmato, avrebbe cercato di comprarlo e toglierlo dal ' mercato') e di aver «sempre agito nell’interesse esclusivo dei cittadini» laziali. Al termine del colloquio con i magistrati, Marrazzo si è allontanato senza rilasciare dichiarazioni. « Il mio assistito chiede di rispettare il dolore della famiglia, di sua moglie e delle sue tre figlie, di cui due minorenni – ha detto l’avvocato Petrucci –. Non è più un uomo pubblico e da oggi solo il silenzio può proteggere i suoi cari». Dopo aver sentito l’ex-presidente del Lazio, i pubblici ministeri Rodolfo Sabelli e Giancarlo Capaldo hanno lasciato gli uffici di Piazza Adriana e sono tornati in Procura, a piazzale Clodio, per interrogare come testimone un altro transessuale, conosciuto come Brenda, che avrebbe avuto rapporti con Marrazzo. La sua deposizione era attesa per chiarire se è vero, come ha raccontato ad alcuni giornalisti nei giorni scorsi, che esiste una seconda versione del video, più lunga di quella che era stata proposta ad alcuni giornali per l’acquisto. Ma Brenda non ha fornito certezze nemmeno sul fatto di avere incontrato Marrazzo personalmente. Per oggi i pm hanno in agenda gli interrogatori di tre dei quattro carabinieri arrestati (Luciano Simeone, Carlo Tagliente e Nicola Testini), che però sarebbero intenzionati di non rispondere alle domande. Gli inquirenti vorrebbero sentire anche il quinto carabiniere coinvolto, Donato D’Autilia, indagato per ricettazione.