India. «Si chiude il caso marò: 1,1 milioni di euro alle famiglie dei pescatori»
I fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone a New Delhi il 6 febbraio 2014
Un accordo finanziario, u
n risarcimento versato ai familiari delle vittime e al proprietario del peschereccio su cui lavoravano porrà fine alla contesa internazionale sui due fucilieri di Marina italiani che dal 2012 ha coinvolto Roma e New Delhi con momenti anche di tensione.
La Corte suprema dell’India ha infatti accolto la decisione finale dello scorso luglio della Corte arbitrale internazionale dell’Aja, che ha stabilito che i due fucilieri di Marina dovessero essere processati in Italia perché godevano al momento dei fatti della «immunità funzionale», ma anche l’obbligo per l’Italia di risarcire la perdita di vite umane e i danni materiali e morali inflitti agli altri membri dell’equipaggio. Conseguentemente, le nostre autorità avevano avanzato la proposta di indennizzo accolta ieri dai giudici a New Delhi.
Secondo le informazioni diffuse dall’agenzia Asia News, l’Alta Corte ha stabilito che la vicenda sarà definitivamente chiusa dopo il versamento da parte dello stato italiano di 1,12 milioni di euro (100 milioni di rupie indiane) che si aggiungerà ai 245mila euro già versati in passato per una conciliazione poi impugnata dalle autorità indiane. Sempre come riferisce Asia News, le famiglie dei pescatori uccisi riceveranno 40 milioni di rupie ciascuna, gli altri 20 milioni andranno al proprietario del St. Antony, Freddy Bosco, pure ferito.
La vicenda che ha visto coinvolti i due marò, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, a bordo della nave cisterna italiana Enrica Lexie in funzione di scorta anti-pirateria, ha avuto origine il 15 febbraio 2012 al largo delle coste dello stato meridionale indiano del Kerala, quando i militari, ritenendo imminente un’aggressione, spararono contro un peschereccio locale colpendo due pescatori a bordo, Ajeesh Pink e Valentine Jelastine. Fermati dopo l’attracco della nave nel porto di Kochi, per essi cominciò una lunga trafila giudiziaria con un ruolo significativo di pressioni politiche, incertezza di competenze giudiziarie, limitazione delle libertà personali in India e successivamente un contenzioso, a tratti anche aspro, tra Italia e India sulla giurisdizione mancando un precedente a cui riferirsi. Dal 2016 entrambi i marò sono in Italia in attesa di una definizione della loro situazione.
Nei confronti di Latorre e Girone dal 2012 la Procura di Roma ha aperto un procedimento per omicidio volontario affidato al sostituto procuratore Erminio Amelio. Al fine di procedere ad una definizione del fascicolo, i magistrati stanno analizzando gli atti inviati dalla Corte arbitrale internazionale che ha affidato il giudizio al nostro Paese.