Una donna con un bambino piccolo, in
attesa del secondo, e che si occupa da sempre di lavoro: "un
segnale importante in un Paese nel quale si firmano dimissioni
in bianco". Così Matteo Renzi aveva commentato la decisione di
affidare a Marianna Madia la responsabilità del settore lavoro
nella segreteria del Pd. E oggi conferma questa fiducia
affidandole però la guida di un ministero senza portafoglio,
quello della Semplificazione e della pubblica amministrazione.
Nata nel 1980, giovanissima (ma non il ministro più giovane
nella storia della Repubblica, primato che appartiene ad Enrico
Letta, appena trentaduenne la prima volta che fu nominato),
liceo francese e laurea in Scienze politiche a Roma con una tesi
in economia del lavoro, Madia ha collaborato con l'Arel,
l'Agenzia di ricerche e legislazione fondata da Nino Andreatta,
ed è entrata in Parlamento a soli 28 anni, nel 2008, sotto l'ala
di Walter Veltroni. L'allora leader del Pd decise infatti di
presentarla come capolista nel collegio Lazio1 inaugurando così
la sua carriera politica e la sua presenza alla Camera,
confermata nel 2013 dopo aver ottenuto circa 5.000 preferenze
alle primarie del Pd. Impegnata fin dall'inizio sui temi del
lavoro, ha curato il volume "Un welfare anziano. Invecchiamento
della popolazione o ringiovanimento sociale?" e ha pubblicato
nel 2011 "Precari. Storie di un'Italia che lavora" con la
prefazione di Susanna Camusso.
Quello dei precari è del resto un problema storico della
pubblica amministrazione e sarà quindi, insieme al rinnovo del
contratto di settore inevitabilmente una delle sfide che Madia
si troverà ad affrontare. Come quella della semplificazione, di
cui il ministero prende non a caso il nome. Nonostante gli
sforzi dei passati governi nella direzione di uno snellimento
burocratico, il rapporto con cittadini e imprese resta infatti
una delle noti dolenti della pubblica amministrazione italiana.
Resta inoltre tutta da scrivere l'ampia pagina della spending
review alla quale sta lavorando il commissario Carlo Cottarelli
e che avrà nel nuovo ministro un necessario interlocutore. Auto
blu a parte, il taglio della spesa non può infatti che passare
per ministeri, uffici, enti locali, partecipate che della
pubblica amministrazione sono parte integrante.