Attualità

La storia. Maria, 99 anni d’amore per un figlio paralizzato

Daniela Scherrer lunedì 16 febbraio 2015
«Alberto è tutta la mia vita, dal giorno in cui è venuto al mondo settantuno anni fa. Ho passato momenti difficili, ma mai una volta ho pensato di ricoverarlo in un istituto. Sono sua madre e con questo credo di avere detto tutto». E mentre la mamma parla, Alberto la osserva abbozzando un sorriso. Fatica molto ad esprimersi, ma capisce tutto. È costretto all’immobilità dalla nascita per una lesione ai tendini dovuta al forcipe con cui è stato estratto durante un parto problematico. Sa di essere molto fortunato, perché ha una madre speciale.Maria Anzaldi ha novantanove anni, a settembre raggiungerà la terza cifra. Chiusa nel suo piccolo appartamento di una palazzina alla periferia di Pavia, in via Solari, ha consacrato tutta la sua vita al figlio, con una dedizione totale. Fino al 1983 ha condiviso la cura del figlio con il marito Angelo, da trent’anni prosegue da sola nel cammino al fianco di Alberto, sorretta da una grande fede. «A vegliare su di noi c’è la Madonna della Cava», molto venerata nella sua terra d’origine, la Sicilia. Maria e Angelo, nativi di Marsala, erano una delle tante famiglie emigrate al Nord in cerca di fortuna nella prima metà del Ventesimo secolo. E poi c’è anche la devozione per la Madonna di Lourdes. Al solo pronunciarne il nome gli occhi di Alberto si velano di commozione. Al santuario ha compiuto quarantadue pellegrinaggi. «Però a volte dovrebbe comportarsi meglio – commenta mamma Maria –, si arrabbia facilmente e allora gli scappa qualche parolaccia. Per questo lo sgrido e, quando si calma, si scusa riempiendomi di carezze e baci».Nel guardarli è immediato cogliere la forza di un cordone ombelicale che ancora oggi, dopo 71 anni, lega indissolubilmente il figlio a sua madre. Poche parole, tanti sguardi. E quando ad Alberto non escono le parole interviene la mamma a completare la frase. Lei che ha già capito dagli occhi ciò di cui il figlio ha bisogno. Ancora oggi Maria si mette ai fornelli ogni giorno, spesso prepara le specialità siciliane per il figlio: la caponata e il matarocco e quei grandi vasi di cetrioli sottaceto che fanno bella mostra di sé in cucina. È lucidissima di mente, dalla dialettica notevole, carattere forte e tanti anni passati a rimboccarsi le maniche cercando di non dipendere mai da nessuno. La sveglia puntata alla mattina presto, la colazione insieme, poi la piccola spesa quotidiana e nel pomeriggio la televisione accesa per seguire "Geo&Geo" su Rai3 – «perché Alberto ama molto i documentari sugli animali» – e poi "L’eredità", sempre sulla Rai, perché a Maria piace tenere allenata la mente con i quiz televisivi e anche perché, in quella palazzina un po’ antica, i canali privati si vedono col contagocce. «Ma a noi va bene così», sorride lei. La sera è il momento del Rosario.«Chissà se riuscirò a spegnere le candeline dei cento anni?» si chiede Maria e la domanda nasconde la preoccupazione di una madre. Non certo per lei, che ha già ampiamente guadagnato il Paradiso con la sua vita terrena, bensì per il futuro del figlio. «Per fortuna ho incontrato sul mio cammino persone d’oro – sorride – e questo mi dà la certezza che, quando non ci sarò più io, Alberto non verrà mai lasciato solo». Già lo scorso novembre, quando una caduta in casa e la frattura di più costole l’hanno costretta in ospedale, ha sperimentato la solidarietà silenziosa e sincera. C’è Maria Riviezzi, l’amica che ogni giorno le fa compagnia per qualche ora. C’è Andrea Albergati, neurologo e sindaco di Pavia dal 1996 al 2005, che da più di vent’anni è vicino alla famiglia sia professionalmente che umanamente e che nel 2003, con indosso la fascia tricolore, volle premiare Maria con il titolo di “supermamma”. E c’è il parroco don Gabriele Pelosi, che porta l’Eucarestia a casa ed è sempre molto atteso: perché «il bacino sulla guancia del don» è il regalo più bello per questa mamma d’oro.