Il riconoscimento. Il maresciallo Cortile tra i “Giusti delle Nazioni” allo Yad Vascem
Il maresciallo maggiore della Regia Guardia di Finanza Luigi Cortile
16 ottobre 1943, una data tragica per gli ebrei romani e non solo. Un giorno drammatico, di rastrellamenti, di paura e di strazio per vie delle catture e delle deportazioni compiute dai nazisti. Erano le 5.30 quando il quartiere ebraico della Capitale venne messo a ferro a fuoco. Una storia che il colonnello Gerardo Severino, direttore del Museo Storico della Guardia di Finanza, ormai prossimo a lasciare tale incarico dopo una brillante carriera operativa che lo ha visto fra l’altro impegnato anche presso il Tribunale di Palermo alle dirette dipendenze del giudice Giovanni Falcone, conosce a fondo, soprattutto sul fronte dei finanzieri che salvarono gli ebrei dall’8 settembre 1943 fino alla fine della Guerra di Liberazione.
Tra questi il maresciallo maggiore della Guardia di Finanza Luigi Cortile, Medaglia d'Oro al Merito Civile della Repubblica Italiana che assieme alla signora Nella Molinari, sarà insignito della prestigiosissima Medaglia di "Giusto tra le Nazioni". “Il maresciallo Cortile è uno degli angeli del bene che aiutò centinaia di ebrei, profughi, rifugiati politici fuggire in Svizzera – spiega Severino – per la sua attività umanitaria è stato decorato anche perché ha sacrificato la sua vita per gli altri, essendo morto di stenti e sevizie presso il campo di sterminio di Melk-Mauthausen. L’azione del maresciallo Cortile si svolse nei pressi della località di frontiera di Clivio, in provincia di Varese, dove corre tuttora il confine con la Svizzera – sottolinea il colonnello -. Insieme alla signora Nella Molinari che ho proposto, nel maggio 2016, per questa prestigiosa medaglia, facevano parte della cellula clandestina O.S.C.A.R. guidata dal sacerdote don Gilberto Pozzi, parroco di Clivio. Una figura eccezionale che mise a rischio la propria vita pur di salvarla agli altri e che lo stesso cardinale Carlo Maria Martini, da Arcivescovo di Milano, gli conferì il riconoscimento per la sua attività di ribelle per amore”. Una “resistenza senz’armi” quella dei tre angeli del bene a cui oggi ancora di più si riconosce il valore inserendo Cortile e Molinari tra i “Giusti delle Nazioni” allo Yad Vascem di Gerusalemme.
Un tratto delle rete posta lungo il confine nei pressi di Clivio - Foto Museo storico della Guardia di Finanza
Una vita, quella del maresciallo della Guardia di Finanza Luigi Cortile che potrebbe essere un film e che invece è realmente accaduta. Una storia di amicizia e di amore verso gli ultimi, gli indifesi e i perseguitati che accadde sullo sfondo della firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943 quando per l’Italia inizia la guerra di Liberazione. Due lunghi anni di conflitto e di resistenza in una penisola divisa in due che vedeva al sud l’avanzata degli Alleati anglo-americani e al nord la presenza della Repubblica Sociale Italiana ancora alleata con Adolf Hitler.
Il campo di concentramento di Melk - Archivio
E’ in questo contesto storico che molti uomini lavorano clandestinamente, a rischio di essere scoperti e uccisi, per salvare centinaia di vite umane dalla prigionia e dalla deportazione. Tra questi il parroco di Clivio, don Gilberto Pozzi, il maresciallo Cortile e la signora Molinari, tre “buoni samaritani” che diedero impulso alla cellula O.S.C.A.R. acronimo di Organizzazione Scout Collocamento Assistenza Ricercati favorendo l’espatrio clandestino in Svizzera di ex prigionieri, dissidenti e naturalmente ebrei. Le loro operazioni erano collegate all’azione delle “Aquile Randagie”, un movimento scout segreto nato e vissuto durante il periodo del ventennio fascista. Era stata una norma, la n. 5 del 9 gennaio 1927, una delle cosiddette “Leggi Fascistissime”, ad aver decretato lo scioglimento dei reparti scout nei centri inferiori a ventimila abitanti con l’obbligo di inserire l’acronimo ONB (Opera Nazionale Balilla). Ma l’attività umanitaria della Chiesa e delle organizzazioni associative ad essa collegate non si fermò.
Cortile, Molinari e don Pozzi rischiavano la vita e con essi decine di sacerdoti, partigiani e gente comune. Un’azione di cui era a conoscenza l’allora arcivescovo di Milano, cardinale Alfredo Ildefonso Schuster.
“L’opera umanitaria di don Gilberto, della signora Nella, che in quegli anni era anche in attesa di un figlio, e del maresciallo Cortile fu ostacolata dai fascisti tanto che don Pozzi venne catturato e imprigionato nel carcere di San Vittore a Milano. Uscì grazie all’intervento del cardinale Shuster – aggiunge Severino - il maresciallo Cortile morì purtroppo nel campo di concentramento di Mauthausen-Melk. La signora Nella Marazzi-Molinari si spense anni dopo nel 1987. Nel 2006 l’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano conferì la Medaglia d’Oro al Merito Civile al maresciallo Cortile”. E da allora l’instancabile lavoro del colonnello Severino tra archivi, documenti, testimonianze e ricerche non si è mai fermato. Promosso ufficiale per meriti eccezionali nel 2003 ha prestato a lungo servizio presso il Gruppo d’Investigazione sulla Criminalità Organizzata (GICO) di Roma ed autore di numerosi libri, saggi ed articoli. Tra questi proprio “Il buon doganiere di Clivio” dedicato al maresciallo Luigi Cortile e “Il contrabbandiere di Cristo”, la biografia di don Gilberto Pozzi.
“Sapere che il maresciallo maggiore Luigi Cortile sarà tra i giusti delle nazioni – commenta il colonnello Severino – mi onora molto non tanto per il lavoro compiuto da me e dal nucleo di finanzieri che mi ha collaborato nelle ricerche nell’adempimento del nostro servizio, ma soprattutto per aver riportato alla luce le loro storie, per fare memoria, affinché i ragazzi e i giovani possano ripercorrere le vicende di questi eroi del bene pensando che orrori terribili contro l’umanità possono ancora accadere”.