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Migranti. La direttiva del Viminale non ferma la Mare Jonio: missione per salvare vite

Ilaria Solaini, a bordo della nave Mare Jonio martedì 16 aprile 2019

La nave Mare Jonio (dai social di Mediterranea)

La nave Mare Jonio ha lasciato il porto di Marsala per la sua quinta missione, la seconda del 2019: 12 ore di navigazione intense per raggiungere l'isola di Lampedusa, prima di riprendere la propria missione nella cosiddetta Sar Libica: salvare vite umane in un lembo di mare abbandonato a se stesso, dove al momento non possono operare altre navi di soccorso.

Già ferme le navi di Open Arms e la Sea Watch 3, dopo i 10 giorni bloccati senza un porto, anche la nave Alan Kurdi di Sea-Eye resterà fuori gioco per un problema di manutenzione, mentre l'equipaggio è appena sbarcato a Tunisi. E mentre il Mediterraneo centrale si svuota sempre di più delle navi umanitarie, sono state avvistate alcune navi da guerra: lo ha riferito la Cnn facendo sapere che due navi da guerra turche hanno raggiunto il limite delle acque territoriali al largo di Tripoli e Misurata nella parte occidentale della Libia.

In questo mare di disperazione e di rimpalli politici, Mediterranea non si è fermata, e non lo ha fatto nemmeno di fronte alla discussa direttiva del Viminale contro le navi delle Ong, definita una direttiva "ad navem" dal capomissione Beppe Caccia: in mare aperto, però delle notizie arrivano soltanto echi lontani, e a distanza di ore: l'equipaggio - guidato dal nuovo comandante Massimiliano Napolitano - sembra non risentirne affatto e dopo la tappa strategica a Lampedusa, divenuta il quartier generale di Mediterranea, con l'immancabile saluto di don Carmelo ai soccorritori, la nave Mare Jonio ha proseguito la sua missione, nella cosiddetta area Sar della Libia per proseguire con pattugliamenti ed eventuali salvataggi.

Se sui tradizionali canali di trasmissione dai navtext ai segnali radio non è più possibile fare affidamento, quel che è certo per ora è che in questi primi giorni di missione la nave Mare Jonio dovrà fare a meno anche della collaborazione e del supporto aereo di Colibrì e Moonbird, i due aeroplani della società civile.

Entrambi sono fuori gioco: il velivolo di Pilotes Volontaires è bloccato per questioni burocratiche, mentre il piccolo aeroplano della Sea Watch è fermo per manutenzioni. Entrambi potrebbero tornare a sorvolare l'area della cosiddetta Sar libica soltanto dopo Pasqua, nel frattempo Mediterranea dovrà cavarsela con le proprie forze: peraltro con le condizioni climatiche in miglioramento almeno fino a giovedì, e la sempre più caotica situazione in Libia, è probabile che possano esserci partenze da Zuara e Sabratha.

Arrivata alla quinta missione in mare Mediterranea, che in ogni modo rivendica il suo status non di Ong, ma di piattaforma della società civile, ha raffinato i protocolli di soccorso; e un nuovo sistema radar tecnologicamente più avanzato ha permesso alla Mare Jonio di operare meglio nei pattugliamenti, individuando a 7 miglia di distanza il gommone poi soccorso lo scorso 18 marzo.

Anche lo staff è cresciuto e ha acquisito esperienza e know how, anche grazie all'arrivo tra i soccorritori volontari tra cui Francesco Malingri, navigatore di lungo corso con all’attivo due giri del mondo in crociera (il primo fatto a 13 anni in famiglia) e molte traversate oceaniche (di cui 9 in Atlantico), ma anche mediaman a bordo del trimarano Maserati Multi70 con il noto velista Giovanni Soldini. E il greco Iasonas Apostolopoulos che dopo aver salvato centinaia di vite nel Mar Egeo, durante la crisi del 2015, nel 2016 si è imbarcato a bordo della nave Acquarius di Sos Mediterranee e MSF, prima di approdare nel 2019 a Mediterranea, in una rotta personale e umana sempre a fianco dei rifugiati e dei loro diritti.