LE MISURE. Marcia indietro, Monti «grazia» i farmacisti
Saracinesche della farmacie che fanno su e giù. Come il capitolo sulle liberalizzazioni della manovra. La possibilità di far vendere i prodotti di fascia C (automedicazione con ricetta) anche nella parafarmacie e nei supermercati aveva fatto scendere sul piede di guerra Federfarma, l’associazione dei 18mila esercenti privati del settore. Ora c’è la marcia indietro, sia pur parziale del governo.L’esecutivo tecnico, dunque, cede proprio in un campo in cui - avendo come guida un ex commissario europeo alla concorrenza, coadiuvato nella veste di sottosegretario alla presidenza del Consiglio da un ex presidente di Authority del settore - ci si aspettava che procedesse a passo di carica. Ma tant’è. Nella notte tra mercoledì e giovedì - grazie a un emendamento dell’esecutivo, approvato nella Commissioni Finanze e Bilancio di Montecitorio - nel testo della manovra si prevede ora che possano essere venduti fuori dalle farmacie i farmaci «senza ricetta medica».
A stabilirne l’elenco sarà il ministero della Salute, sentita l’Aifa (l’agenzia di vigilanza del settore) «entro 120 giorni» dall’entrata in vigore della legge. Un passaggio delicato e complesso, perché si dovrà tenere conto non solo del fattore economico (i farmaci a totale carico del cittadino pesano per tre miliardi) ma anche delle implicazioni medico-scientifiche. Si allarga anche la tipologia di farmaci esclusi dalla liberalizzazione, che comprenderà quelli «del sistema endocrino» e quelli iniettabili. Mentre, secondo le prime ipotesi, potrebbero rientrare nella categoria Sop (Senza obbligo di prescrizione) alcuni prodotti dermatologici e anti infiammatori (non quelli con ricetta non ripetibile, però).La misura sulla liberalizzazione, comunque, abbassa anche la soglia di abitanti oltre la quale si può procedere, passando dai 15mila originari a 12.500, fatte salve le zone rurali. In attesa di verificare se l’emendamento del governo sui farmaci di fascia C sarà confermato dall’aula, Federfarma rimanda, perciò, la decisione su eventuali iniziative di protesta. L’approccio che emerge dall’emendamento costituisce, secondo l’organizzazione, «un cambiamento nel modo di affrontare le tematiche collegate al farmaco che le farmacie stanno valutando con grande attenzione».
Insomma, è tregua. Su un versante. Dall’altro fioccano, invece, le accuse al governo di aver ceduto alle lobbies (non solo dell’industria farmaceutica, ma anche dei tassisti). Che arrivano dal mondo politico. Ma anche dalle associazioni dei consumatori e da quelli che sarebbero stati i maggiori beneficiari dell’apertura: parafarmacie («il governo ha abdicato alle pressioni della casta») e grande distribuzione («liberalizzazione fasulla»).«Sulle liberalizzazioni ci saranno sempre interventi», ha assicurato il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, rispondendo alle critiche su quella che è stata vista come una marcia indietro del governo. Su una misura che lui stesso difende, perché «era fatta bene». «Per una cosa fatta in una settimana - ha detto parlando delle misure di apertura del mercato - abbiamo toccato molti capitoli». Il ministro ieri ha anche annunciato un tavolo di confronto sulla situazione critica del settore farmaceutico, incassando l’apprezzamento del presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi: «Fa davvero piacere» sentirglielo dire.