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IL PAESE ALLA PROVA. La Bce promuove la manovra «Misure da applicare subito»

  giovedì 8 settembre 2011
Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge costituzionale per l'introduzione del principio del pareggio di bilancio nella Costituzione. "Non sarà solo un criterio contabile ma un principio ad altissima intensità politica e civile" ha commentato il ministro dell'Economia Giulio Tremonti.Via libera anche al testo che prevede la soppressione delle Province. Intanto la manovra, incassato il sì del Senato, approderà lunedì alla Camera. Il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto ha annunciato che il governo chiederà un altro voto di fiducia per "blindare" il testo.La manovra ha convinto la Bce, che però esorta a fare in fretta. Le misure adottate "confermano una cosa che era molto importante per il consiglio direttivo, e cioè un primo impegno del governo italiano" ha detto il presidente Jean-Claude Trichet, citando un "recente dialogo con il presidente della Repubblica su quanto decisivo sia l'impegno e la realizzazione" delle decisioni prese. "La messa in pratica è di estrema importanza" ha sottolineato.Trichet ha aggiunto che è "fondamentale" che le misure di risanamento fiscale annunciate dai governi europei siano "anticipate" il più possibile e "messe in pratica integralmente".SENATO APPROVA LA MANOVRAPrimo sì per la manovra correttiva dei conti. Ieri sera il Senato – con 165 voti a favore, 141 no e tre astensioni (che valgono voto contrario) – ha dato il via libera al maxiemendamento in cui sono contenute le misure limate, cambiate e a volte riscritte da cima a fondo fino a ieri dalla maggioranza. Per un totale ormai di 54,2 miliardi di correzione del deficit (con un rafforzamento di ulteriori 4,4), in modo da raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013.La decisione parlamentare giunge proprio alla vigilia della riunione della Bce che dovrà decidere sull’acquisto di nuovi titoli di Stato italiani. Circostanza evocata dagli esponenti di governo - come il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi - che hanno difeso la scelta di porre la fiducia numero 49 del Berlusconi-quater. Una fiducia «contro l’Italia», tuona Rosy Bindi (Pd). Ma governo e maggioranza invocano ora un’accelerazione per arrivare a chiudere la partita entro sabato. Senza modifiche ulteriori per evitare un terza lettura a Palazzo Madama. E soprattutto con un occhio alla riapertura dei mercati di lunedì. Rimangono sulle proprie posizioni, negative, le forze di minoranza. Con il Pd che chiede, al contrario di Pdl e Lega, un esame degli emendamenti, sia pur ridotti di numero, in Commissione Bilancio. Decisiva sarebbe la maggioranza di tre quarti della capigruppo. Oppure l’onere della non facile decisione sui tempi della discussione spetterebbe al presidente della Camera Gianfranco Fini.Intanto ieri nell’aula del Senato - in un clima teso, ma certo non incandescente come fuori dal palazzo, dove scoppiano tafferugli - le posizioni non arretrano di un millimetro. Prima dell’inizio delle dichiarazioni di voto arriva anche il responsabile numero uno del provvedimento, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Alla fine chi si aspetta uno scossone da parte di esponenti della maggioranza che hanno chiesto un passo indietro al premier per dare spazio a un governo di larghe intese - come ha fatto ieri dalle colonne di Repubblica Giuseppe Pisanu - resta deluso. Anche lui dice sì. Mentre fra i tre astenuti c’è il senatore a vita Emilio Colombo, per il quale allo stesso modo «l’attuale composizione del governo dovrebbe lasciare il posto ad una coesione più ampia».A risultato messo nel carniere esulta, invece, il capogruppo del Pdl Maurizio Gasparri: «Le cifre della manovra indicata dal governo mi sembrano robuste: abbiamo fatto il nostro dovere». Nella discussione in aula che ha preceduto il voto, nessuna sorpresa. Annunciano un sì convinto Lega, Pdl e Coesione nazionale-Io Sud-Forza del Sud. Con il presidente di quest’ultimo gruppo Pasquale Viespoli che fa mea culpa sul fatto che le numerose modifiche a cui il testo è stato sottoposto hanno generato «disorientamento». Ma alla fine la manovra è stata «rafforzata» e ha «maggiore credibilità» per quanto riguarda il raggiungimento degli obiettivi di bilancio. Polemico con il Pd il capogruppo del Carroccio Federico Bricolo, che - rivolgendosi ad Anna Finocchiaro e Pier Luigi Bersani, con riferimento allo sciopero della Cgil di martedì - ha detto perentorio che «i problemi del Paese non si cambiano cantando "Bella ciao" dal palco». Poi si è fatto portavoce del malessere del Nord che «paga colpe non sue», perché «non ci troveremo in questa situazione se le altre regioni si fossero comportate come noi». Parole accompagnate da mugugni dai banchi avversari. Dai quali sono arrivati gli strali di Francesco Rutelli, leader di Alleanza per l’Italia («si è conclusa la stagione del governo del meno tasse per tutti») e di Gianpiero D’Alia dell’Udc, che accusa la manovra di «colpire violentemente i cittadini italiani». Veste i panni del medico il numero uno dei senatori dipietristi, Felice Belisario. Ed emette la sua diagnosi: «Volete curare con l’aspirina un malato nella tenda ad ossigeno».Cita Mino Martinazzoli (che a sua volta citava Kierkegaard) il vice del gruppo Pd, Luigi Zanda. E a sentire il nome del politico bresciano appena scomparso per una volta l’applauso è bipartisan. La frase è quella celebre del cuoco di bordo che prende il comando della nave. Per cui da quel momento non si sa più qual è la rotta, ma che cosa si mangerà il giorno dopo. «Il timone è in mano al cuoco di bordo: senatori, cacciamo il cuoco!», la conclusione di Zanda. Sulla questione dell’articolo 8 (contratti aziendali), infine, Zanda attacca Sacconi per le «gravi lesioni» allo Statuto dei lavoratori. Quello statuto che Belisario, brandendone una copia, ha imputato al governo di voler «ignominiosamente ferire».Gianni Santamaria