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POLITICA ECONOMICA. Manovra, Napolitano firma decreto Attesa pubblicazione in «Gazzetta»

lunedì 31 maggio 2010
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha emanato oggi il decreto legge recante «misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica». Lo annuncia una nota del Quirinale spiegando che si tratta del testo definitivo trasmesso ieri sera dalla presidenza del Consiglio dei ministri. Ora è attesa la pubblicazione in Gazzetta ufficiale che determina l'effettiva entrata in vigore del decreto. Il testo andrà poi all'esame del Parlamento che ha 60 giorni per convertirlo in legge. Sarebbe stata stralciata la lista dei 232 enti, fondazioni e istituti culturali da tagliare. Nel provvedimento ci sarebbe comunque una riduzione delle spese per il settore affidata però alla valutazione del Ministro dei Beni culturali. Intanto il presidente dell'Anm, Luca Palamara, ha annunciato che i magistrati sono «pronti allo sciopero», dopo la conferma dei tagli inseriti nella manovra.UNA PRASSI INEDITACon una inedita prassi, il premier Silvio Berlusconi ha atteso tutta la giornata di ieri che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano esaminasse il testo della manovra economica e avanzasse le sue osservazioni che sono poi sono state accettate integralmente dal governo. Dopo il colloquio di sabato scorso tra Berlusconi e Napolitano al Qurinale, è toccato al sottosegretario Gianni Letta svolgere il ruolo di "mediatore" tra Palazzo Chigi e la presidenza della Repubblica per l'intera giornata di ieri.Il testo della manovra sarà quindi pronto oggi per la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Secondo le indiscrezioni, il capo dello Stato avrebbe sollevato il problema del taglio dei fondi agli enti culturali e ai comitati preposti a indire le celebrazioni dell'anno prossimo che ricorderanno i 150 anni dell'unità d'Italia. Il presidente Napolitano, pur ricordando che spetta solo all'esecutivo decidere contenuto e indirizzi della manovra, avrebbe anche sollevato questioni di carattere giuridico. Dopo il confronto tra Palazzo Chigi e Quirinale, la firma di Napolitano per l'emanazione del decreto non è solo un atto formale. Il presidente del Consiglio ha infatti ricercato la massima collaborazione con il presidente della Repubblica, anche se sono passati alcuni giorni dalle decisioni assunte nell'ultima riunione del Consiglio dei ministri che aveva licenziato il testo della manovra.Berlusconi, per evitare che tutto il peso della manovra gravi sulle proprie spalle e su quelle dell'esecutivo, vorrebbe che lo stesso dialogo avuto con Napolitano si ripetesse in Parlamento con l'allargamento dei confini della propria maggioranza almeno all'Udc. Il premier è infatti preoccupato per l'andamento dei sondaggi che vedrebbero calare il consenso nei confronti di governo e presidente del Consiglio.Bisognerà attendere il testo definitivo della manovra per capire su quali punti ha pesato l'opinione del capo dello Stato. Nel fine settimana si è vociferato sulla possibilità che il tema del taglio delle Province potesse essere collocato in un disegno di legge apposito e fosse rivisto il meccanismo di rateizzazione delle buonuscite dei lavoratori pubblici. È probabile che il presidente della Repubblica abbia posto anche la questione del taglio ai salari deigiudici, dopo aver ricevuto una lettera dall'Associazione nazionale magistrati nella quale si afferma di essere disposti a sacrifici «purchè nel quadro di una manovra che sia rispettosa dei principi di equità e proporzionalità».Sandro Bondi, ministro dei Beni culturali, si lamenta intanto per non essere stato coinvolto nella decisione dei criteri inerenti al taglio dei fondi per gli enti culturali (sarebbero 232 tra fondazioni e associazioni): «Il Centro sperimentale di cinematografia, la Triennale di Milano e il Vittoriale non possono in nessun modo essere considerati lussi».Il finiano Italo Bocchino sottolinea che qualcosa non funziona nei meccanismi di decisione nel Pdl: «Da un lato è impensabile tagliare risorse al bene più prezioso del nostro Paese, dall'altro è grave che il coordinatore del primo partito della maggioranza, nonchè ministro, non fosse stato avvertito e consultato. Siamo dinanzi all'ennesima prova della necessità di una maggiore collegialità nelle scelte politiche del Pdl».A difendere l'insieme della manovra ci pensa invece il ministro dell'Economia Giulio Tremonti chedefinisce "non congiunturali" le scelte operate dal governo.Resta critica la posizione del Pd. Il segretario Pierluigi Bersani dichiara: «È l'impianto della manovra che non va, che bombarda i redditi medio-bassi e gli investimenti ma non risolve il problema dei conti pubblici. Il Pd lavorerà in Parlamento, se non mettono la fiducia, per evitare i guai maggiori».Maurizio Zipponi, responsabile dei problemi del lavoro dell'Idv, annuncia: «Il 12 giugno parteciperemo con grande convinzione alla mobilitazione indetta dalla Cgil e saremo anche a quelle successive. L'Idv si augura che tutta l'opposizione, a partire dal Pd, sia a fianco dei lavoratori che si mobilitano».L'Udc attende di conoscere il contenuto ufficiale della manovra prima di esprimere un giudizio definitivo. Pier Ferdinando Casini, nei giorni scorsi, aveva dichiarato: «Se la manovra non contiene elementi innovativi, non possiamo avallarla in Parlamento».