Attualità

La Manovra. Allarme conti. La partita di Meloni tra Roma e Bruxelles

Arturo Celletti lunedì 4 settembre 2023

Meloni a Monza stringe la mano al pilota Ferrari Sainz

Immagine uno. Giorgia Meloni arriva all'autodromo di Monza. Sorride. Stringe mani. Poi sembra quasi azzardare un parallelo tra il suo governo e le Ferrari che non riescono ancora a prendere il volo. «La situazione è complessa da maneggiare ma insomma, il tempio della velocità diventa per noi anche fonte di ispirazione perchè abbiamo bisogno di correre di più per far correre di più questa nazione». Immagine due. Giancarlo Giorgetti, il ministro dell'Economia, è a Cernobbio al Forum Ambrosetti. Si parla di economia. Di finanza. Di crescita. E con il suo solito crudo realismo ammette le difficoltà: i soldi non ci sono, o almeno sono molto meno di quelli che servirebbero. E allora servono serietà, rigore e chiarezza sulle priorità che sono e restano sostegno alle famiglie e lotta all'inflazione.

Non è un quadro facile. Non è facile la partita sulla tassa ai profitti delle banche con cui presto inizierà in Parlamento il braccio di ferro con Forza Italia. E non è facile la partita con Bruxelles sul Pnrr: oggi il ministro Raffaele Fitto vola a Bruxelles dove è atteso da Celine Gauer, il capo della task force europea Recovery per un complicatissimo confronto sulla proposta di revisione presentata dall'Italia. E poi - per dirla con Giorgetti - pesa la zavorra del superbonus. Ecco le parole del ministro dell'Economia: «A pensarci mi viene il mal di pancia, ingessa la politica economica, non lasciando margine ad altri interventi». L'estate è finita e ora comincia la partita vera. Giorgia Meloni conosce bene le insidie. Sa che in una fase così delicata serve «responsabilità». Sa che la sfida del "suo" governo è confermare l'immagine di affidabilità sul piano internazionale. E questo anche a costo di pagare un prezzo sul piano del consenso. Meloni pensa al superamento del Reddito e del Superbonus senza nessun pentimento. Oggi c'è solo la necessità di tagliare il costo del lavoro e dunque di aumentare il potere d'acquisto delle famiglie. Il ministro Lollobrigida ribadisce la Linea e chiosa: «Gli interventi a beneficio elettorale vengono dopo. Meglio piantare un seme in un campo ben arato che raccogliere tutto subito e poi aspettare la carestia».

C'è un calendario chiaro. Entro il 15 ottobre, l'esecutivo dovrà inviare a Bruxelles il Documento programmatico di Bilancio (la griglia con la sintesi degli interventi che saranno poi inseriti nella legge di bilancio). Entro il 20 ottobre (anche se non e' un termine perentorio, visto che in passato è stato spesso "sforato") il governo deve licenziare in Consiglio dei ministri e poi trasmettere alle Camere il disegno di legge di Bilancio vero e proprio. Cinquanta giorni decisivi. E carichi di incognite. Una la indica Fitto lanciando l'allarme sul Patto di Stabilità: «Se non si trova un accordo sul nuovo modello il rischio è che da gennaio 2024 tornino in vigore le vecchie regole e le conseguenze sarebbero complesse».