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POLITICA E CRISI. Licenziamenti più facili Sindacati contrari

lunedì 5 settembre 2011
Via libera dalla Commissione Bilancio del Senato alla manovra. Da martedì il decreto legge sarà esaminato dall'Aula, per poi passare alla Camera. Soddisfatti sia il governo che la maggioranza. Il presidente del Senato Renato Schifani «plaude» al lavoro fatto dalla Commissione. «I tempi - ha sottolineato - sono stati rispettati con grande sforzo e sono certo che lo stesso avverrà per i lavori dell'Assemblea». Il sottosegretario all'Economia Antonio Gentile parla di «clima di responsabilità» e di manovra «migliorata e rafforzata nei saldi». Il relatore e presidente della Commissione Bilancio, Antonio Azzolini, rileva che «la finanza pubblica italiana ne è uscita rafforzata». Dal Pdl il presidente dei senatori Maurizio Gasparri evidenzia il «rispetto dei tempi» da parte dei senatori mentre il vicepresidente, Gaetano Quagliariello, fa notare come il Senato «non abbia stravolto ma migliorato» la manovra. Critico invece il Pd. Il presidente del gruppo a Palazzo Madama, Anna Finocchiaro, rileva che «la pressione esercitata sul governo e sulla maggioranza ha permesso di ridurre qualche danno» ma «resta comunque una manovra sbagliata». Ieri, nonostante il giorno festivo, la Commissione Bilancio ha lavorato ininterrottamente per tutta la giornata. L'obiettivo era arrivare al via libera in giornata, anche perché la preoccupazione, secondo quanto trapelato, era quella di chiudere la manovra prima dell'apertura dei mercati asiatici (Tokyo).Martedì il decreto approderà in Aula e ci sarà tempo fino a sabato per l'ok definitivo. Poi la palla passerà alla Camera. Per quanto riguarda il passaggio in Aula a Palazzo Madama, ancora sono in tanti, dal segretario del Pdl Angelino Alfano al ministro degli Esteri Franco Frattini, ad escludere il ricorso alla fiducia. Possibilista invece il ministro dello sviluppo economico Paolo Romani: «Se la fiducia è necessaria - afferma - come sempre può essere messa. È una decisione che verrà presa in settimana». In ogni caso, allo stato delle cose non si può dire una parola definitiva: dipenderà infatti, è quanto trapela al Senato, dal numero degli emendamenti che arriveranno. Se l'opposizione ha visto passare in questi giorni diversi emendamenti presentati - primo tra tutti quello sulla cosiddetta spending review di Enrico Morando del Pd, che aveva subito ricevuto la "benedizione" dello stesso ministro dell'Economia Giulio Tremonti - resta l'insoddisfazione per una manovra che, secondo Finocchiaro, fa pensare che «il governo, troppo preso dai litigi interni, si sia dimenticato dell'Italia». Il testo arriva ora in Aula con diverse novità. A partire dall'articolo 8, con le modifiche votate proprio ieri, che consentono a contratti aziendali e territoriali di derogare a leggi e contratti nazionali. Anche sulla delicata questione del licenziamento, ovvero dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. La Commissione si è incagliata nel pomeriggio sulla questione delle banche di credito cooperativo. Lega e Pdl avevano presentato un emendamento-fotocopia per esentare gli istituti dalla stretta sulle coop. Ma la norma, secondo quanto si apprende, non aveva sufficiente copertura e alla fine gli emendamenti sono stati ritirati. Via libera infine con qualche modifica al pacchetto fiscale firmato dal ministro Tremonti. Salta in particolare l'obbligo di indicare il nome della banca sulla dichiarazione dei redditi: una modifica criticata da Giovanni Legnini del Pd che vi vede una "mezza marcia indietro" nella lotta all'evasione. Inoltre i controlli del Fisco sui conti correnti bancari potranno scattare anche in via preventiva e non solo in caso di accertamento. I Comuni potranno pubblicare online le dichiarazioni dei redditi, ma per categorie di soggetti, senza dunque una identificazione esplicita del contribuente. Infine la norma sul carcere per i super evasori (oltre 3 milioni di euro) non sarà retroattiva.CAMUSSO, SU ART.8 PRONTO RICORSO A CONSULTA Sull'articolo 8 della manovra è pronto il ricorso alla Consulta. Lo afferma Susanna Camusso, segretario della Cgil - intervistata da la Repubblica - a ventiquattro ore dallo sciopero indetto per protestare contro una manovra di «profondissima iniquità», e in particolare proprio contro l'art.8, relativo alla «facilità» di licenziamento, che violerebbe l'accordo tra le parti sociali a cui si rivolge (Cisl, Uil, e Confindustria) affinché scelgano. «Ci sono evidenti profili di incostituzionalità - prosegue Camusso - Ricorreremo alla Corte Costituzionale appena possibile» e tuteleremo «i lavoratori i cui diritti dovessereo esser messi in discussione da quella legge. Poi apriremo un conflitto in tutte le aziende e i territori», con scioperi dove si tenterà di applicarla. Il nostro sciopero di domani ha già salvato le pensioni, la tredicesima degli statali e le festività civili. «Mai nella storia della Repubblica - prosegue Camusso - ci sono stati un governo e un ministro del Lavoro che avessero come scopo quello di abolire il contratto nazionale, lo Statuto dei lavoratori, i diritti dei lavoratori. È una vicenda che contrasteremo con tutti i mezzi». Continueremo, aggiunge il segretario della Cgil, «a chiedere lo stralcio quando la discussione arriverà nell'Aula del Senato. Per noi è una norma inapplicabile». Ma «d'altra parte un governo animato da uno spirito di vendetta non può fare scelte positive per il Paese».BONANNI: PROVVEDIMENTO INOPPORTUNO«Mi sembra inopportuno che si sia entrati in questa materia». Così il leader della Cisl RaffaeleBonanni, in un'intervista a Il Messaggero commenta la misura sui licenziamenti introdotta nella manovra.«Quale sindacato darebbe il proprio assenso a un piano di licenziamenti?» è la domanda retorica che pone Bonanni. In ogni caso, «si fa troppo allarmismo», sottolinea. «Il testo emendato è meglio di quello originario» osserva, spiegando che «ora anche gli accordi aziendali devono prevedere la vidimazione da parte dei grandi sindacati nazionali legittimati dalle leggi e dagli accordi interconfederali». Bonanni si è poi soffermato sul caso di Pomigliano. «Quella vicenda - conclude - ha fatto da apripista, è stato un accordo importante».BERSANI: CHIEDEREMO LO STRALCIOPier Luigi Bersani ha duramente criticato la modifica dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori introdotta nella manovra economica in Senato e confermato che domani sarà al corteo della Cgil di Roma. «Certo che ci sarò, ci saremo con tutti quelli che criticano questa manovra», ha detto il segretario del Pd arrivando alla manifestazione di protesta degli enti locali contro la manovra. «È un governo di irresponsabili - ha aggiunto -  non ho altra definizione». «Con tutti i problemi che ci sono, per un puntiglio ideologico e una micragneria politica, si vuol mettere un solco tra le forze sociali - ha insistito - è da irresponsabili».«Chiederemo alla Camera lo stralcio di questo articolo - ha preannunciato -, come Pd siamo disponibili a una discussione per eventuali modifiche dell'articolo della manovra che veda l'accordo di tutti. Vedremo nei prossimi giorni quali sono le condizioni per un incontro, come Pd, con le parti sociali». «Credo si percepisca, visto dall'Italia e da fuori, che è assurdo andare a rompere il meccanismo dell'accordo del 28 giugno che poteva e potrebbe invece portare ad una nuova fioritura della concertazione, per la ripresa della crescita - ha concluso -, come si fa a buttarlo via».