Attualità

Manovra. I conti del Pil non tornano. Tajani a Giorgetti: niente nuove tasse

Roberta d'Angelo venerdì 4 ottobre 2024

Brutta sorpresa per i conti italiani. Il giorno dopo le dichiarazioni del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che hanno scatenato l’allarme dei mercati e le perplessità della maggioranza, arriva la doccia fredda dell’Istat, con un ribasso della stima del Pil del secondo trimestre dello 0,4 per cento rispetto a quella diffusa il 2 settembre, quando la variazione era stata stimata allo 0,6 per cento. Una situazione che si complica, dopo il cauto ottimismo mostrato solo un mese fa dalla premier Giorgia Meloni e dal titolare del Mef quando la stima era calcolata all’1 per cento e definita «a portata».

La situazione difficile, con una crescita inferiore alle previsioni e dunque con meno entrate, però non si risolverà con nuove imposte, assicura Antonio Tajani, che smentisce il collega leghista. Anche perché sempre l’Istat ha calcolato il peso del fisco rispetto al Pil del 41,3 per cento (vale a dire in aumento di 0,7 punti rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). «Siamo contrarissimi a imporre nuove tasse. Ci sono state alcune cattive interpretazioni di alcune parole dette ieri» da Giorgetti, secondo il vicepremier di FI, ma «finché saremo noi al governo non ci saranno nuove tasse per gli italiani», dice a margine dell'assemblea di Confindustria di Bari.

E però sul tavolo resta il nodo delle accise, che dovrebbe prevedere - più che un aumento - un allineamento tra diesel e benzina. Non certo una misura indifferente. Secondo i calcoli dell’associazione di categoria, l’Unem, «nell’ipotesi estrema» di una equiparazione, l’effetto dell’aumento dei prezzi sarebbe di 70 euro l’anno a famiglia.

Ma non è facile comprendere dalla raffica di dichiarazioni come si orienterà il governo una volta al tavolo con i numeri alla mano. Da lunedì sul Piano strutturale di bilancio inizieranno le audizioni in Parlamento. Martedì sarà la volta del ministro dell’Economia, atteso nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato. E certamente non è facile per il centrodestra, arrivato al governo con la promessa di alleggerire la pressione fiscale, restare nei parametri europei di rientro del debito e insieme far fronte alle tante emergenze, prima tra tutte quella della sanità.

Stando al ministro della Salute Orazio Schillaci, «Giorgetti sta cercando le risorse per una finanziaria utile al Paese» e di certo, aggiunge, ci sarà un ampio capitolo dedicato alla sanità. Tra le misure indicate dallo stesso ministro al collega del Mef, la flat tax «al 15 per cento delle indennità di specificità, per dare ulteriore ossigeno alle buste paga» dei medici. Tra le ipotesi circolate in questi giorni, poi, il maxi-aumento di 5 euro al pacchetto delle sigarette, come chiesto dagli oncologi.

La sottosegretaria all’Economia Lucia Albano, invece, spiega che sarà chiesto «il concorso di tutti quelli che ne hanno le possibilità», vale a dire le «grandi imprese, per esempio quelle dell’e-commerce o quelle con sede all’estero» che fanno utili in Italia, per le quali sussistono «forme di elusione». Le ipotesi sono tante, tra queste un’addizionale Ires per le imprese, tra lo 0,5 e l’1 per cento. «Noi le tasse le vogliamo abbassare ai redditi inferiori a 35mila euro e far pagare chi come assicurazioni e banche hanno guadagnato miliardi», ripete il leader della Lega Matteo Salvini. La soluzione, secondo il capogruppo di FI a Palazzo Madama Maurizio Gasparri potrebbe essere nelle «tecnicalità che potrebbero riguardare banche o, ad esempio, aziende come l’Enel che guadagnano tantissimo». Queste potrebbero «giocare di sponda con il governo, investendo in settori chiave con benefici» per tutto il Paese.

Tante incertezze ancora, insomma. E tante le preoccupazioni delle categorie e degli Enti locali. Mentre le opposizioni stanno in allerta. Dal governo «in tutti i modi hanno cercato di zittire Giorgetti - commenta Elly Schlein -, che aveva finalmente gettato la maschera sulla manovra lacrime e sangue», ma i sacrifici, dice la segretaria del Pd, « sono già previsti nel Piano strutturale di bilancio, e andranno a colpire direttamente chi possiede un'auto diesel e il settore dei trasporti. Mentre tagliano sul trasporto pubblico locale e non investono in mobilità sostenibile». Perciò, chiede alla premier,, «per una volta sia chiara con il Paese, ci metta la faccia ora come l'aveva messa in quel video dal benzinaio nel 2019, in cui addirittura prometteva un azzeramento delle accise sui carburanti, e ammetta che era solo propaganda».