Governo. Duello tra Di Maio-Salvini sul dl fisco, oggi il vertice maggioranza e Cdm
Se non fosse che a rischiare è il popolo italiano (e i suoi risparmi), la situazione potrebbe addirittura apparire comica. Dopo il caso "manina" lanciato da Luigi Di Maio sul testo del dl fiscale modificato prima dell'invio al Quirinale (dove non è mai arrivato perché bloccato in extremis dal premier Giuseppe Conte), si allarga sempre di più la frattura all'interno del governo. Sia M5s e Lega dicono che l'esecutivo durerà cinque anni, ma la resa dei conti dovrebbe avvenire nel faccia a faccia che i due vicepremier avranno domani mattina prima del Consiglio dei ministro chiarificatorio che il capo del governo ha convocato per le 13.
Ieri Di Maio chiedeva un chiarimento politico, più che nel merito con all'alleato di governo, ma dalle colonne de La Stampa il segretario della Lega Matteo Salvini non cede e ribadisce la sua versione: «Lui sapeva tutto del condono. Non facciamo tranelli, il decreto è quello». Anche se poi lancia segnali distensivi aggiungendo un un'altra intervista che «non c'è una crisi all'orizzonte», ma sottolineando che «se cambiamo la pace fiscale si crea un precedente pericoloso». Ma poi, cambiando versione rispetto a ieri sul Cdm bis dice: «Se serve ci sarò. Domani volo a Roma per risolvere i problemi. Basta litigi». E, al pomeriggio, aggiunge: il governo non salta, «non faccio un regalo al Pd». Tuttavia il messaggio per i grillini è altrettanto chiaro: «Patti chiari e amicizia lunga. Basta manine». Anche il ministro Danilo Toninelli conferma che «Salvini e Di Maio si vedranno e risolveremo tutto. Il governo è compatto».
Anche il presidente della Camera, Roberto Fico, dopo alcune dichiarazioni piccate in replica a Salvini che gli chiedeva di fare il presidente di Montecitorio e stare al suo posto, cerca di smorzare i toni: «Il Paese deve stare tranquillo perché queste discussioni rientrano nelle normali interlocuzioni di maggioranze e governi che hanno vari tipi di appoggio».
Nel pomeriggio a tentare la conciliazione definitiva ci pensa Luigi Di Maio precisando che il Movimento 5 Stelle «non vuole il
condono, se non lo vuole neanche la Lega il problema è risolto». In più aggiunge: «Il governo deve andare avanti con il massimo della forza, più forte di prima». Ma quando su Facebook interviene ancora Salvini che non vuole passare per scemo e che lunedì nel Cdm Conte dettava Di Maio verbalizzava, il vicepremier pentastellato ribatte: «Da bugiardo non voglio passare e anche per
questo quando mi si dice che ero distratto io non ci sto».
La situazione sui mercati, Moody's taglia il rating
Nel frattempo però i litigi interno non fanno bene allo spread, con la situazione che è sempre più delicata per il mercato del debito italiano, con lo spread che percorre quasi 20 punti base dalla precedente chiusura, spingendosi fino ad oltre 340 da 325 di ieri sera e raggiungendo i massimi dal 2013. E parallelamente la Borsa di Milano scende sotto l'asticella dei 19.000 punti e arriva a perdere l'1,5%. Il braccio di ferro tra Roma e Bruxelles e le liti nella maggioranza di governo sulla manovra proseguono senza sosta, così la giornata inevitabilmente si fa incandescente per le piazze azionarie europee, che viaggiano in rosso, anche per colpa di Wall Street, che ieri ha chiuso di nuovo in calo.
D'altra parte il clima dentro la maggioranza M5s-Lega in vista del Cdm , a cui Matteo Salvini sembra ora deciso a partecipare, alterna toni duri e dichiarazioni più distensive: è un tira e molla, che si riflette sull'andamento del mercato. Intanto, mentre Bruxelles ci consegna una lettera che, pur non essendo né un diktat né una bocciatura, contiene moniti pesanti nei confronti dell'Italia, il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, batte i pugni sul tavolo e ci chiede di cambiare la manovra, perché, spiega, ci sono regole comuni e se l'Italia le viola mette in pericolo se stessa e gli altri. E avverte: «L'Ue non vuole prendersi questo rischio per conto dell'Italia».
E in serata arriva, a borse chiuse, arriva la notizia che Moody's ha tagliato il rating all'Italia, seppure di poco, a causa del deficit eccessivo. Roma è stata declassata a BAA3.